Musica folk e solidarietà con Giò DeSfàa e i Fiö de la Serva
Il gruppo ha le sonorità tipiche popolari e si è costruito un nutrito gruppo di fan. Il loro leader ci ha rilasciato un'interessante intervista tra musica e solidarietà
Giò DeSfàa viene da Luino, canta e scrive musica folk, da quattro anni è accompagnato nel suo percorso musicale dai Fiö de la Serva di Rancio Valcuvia. Le loro canzoni hanno sonorità tipiche popolari con testi che parlano della vita di paese, di gendarmi e contrabbandieri, chi va lontano e chi ritorna, storie di figure irrequiete e particolari che vivono sentimenti spontanei e profondi. Qualche settimana fa abbiamo incontrato Gioele (Giò DeSfàa) e gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere di più la sua musica.
Giò, vorrei innanzitutto sapere da dove è nata la tua passione per la musica folk e il progetto con i Fiö de la Serva.
Inizialmente suonavo la tastiera e con un paio di mie amici avevamo l’intenzione di far nascere un’emittente radiofonica su internet, ascoltavo già musica di cantautori italiani e stranieri, ma un giorno ascoltai qualche pezzo dell’allora ancora non così famoso Davide Van De Sfroos, rimasi subito colpito dalla semplicità e dai testi che trattavano temi non tipici della musica pop che si sofferma molto di più su gioie e tristezze amorose. Volli provare a fare anche io qualche cosa di simile e presi in mano la chitarra. Successivamente “trovai” il mio gruppo in un’occasione particolare: portavo già in giro il mio mini repertorio fatto di quella musica che da poco avevo iniziato a suonare e, ad una festa in un paese vicino a Luino, venni in contatto con i Fiö de la Serva, suonavano anche loro il mio stesso genere e ci unimmo da li a poco.
Davide Van de Sfroos è stato il tuo primo ispiratore e la vostra musica si rifà al suo genere sia come sonorità sia come storie raccontate, ti abbiamo visto esibirti con i suoi musicisti e con lui stesso in occasione del suo tour teatrale, è stato il momento più importante per te? Come è nata quella collaborazione?
Davide sicuramente è stato il primo contatto con questo genere di musica e sicuramente la sua musica è una costante fonte di ispirazione soprattutto nel primo periodo. Ora a lui si accostano sonorità più rock ma Davide è stato il punto di partenza. Ho saputo che aveva sentito della nostra esistenza ed era felice della cosa, ci sono stati contatti minimi e la collaborazione durante il tour teatrale è nata un po’ per caso. Mi ha invitato ad una data e mi sono presentato non sapendo ancora bene cosa avrei fatto. Davide indicò a me e ai suoi musicisti la canzone “Pulenta e Galena Fregia”, ho iniziato a suonare e di li a poco me lo sono ritrovato vicino; ti dirò che alla fine della serata non ero completamente soddisfatto della cosa, pensavo che avrei potuto portare un mio pezzo, Davide stesso mi ha consigliato di puntare sempre sui nostri pezzi. Riflettendoci bene, però, il fatto che ho interpretato una delle sue canzoni più significative mi gratifica molto, è stata un’esperienza molto bella.
Quello è stato il momento più bello e sicuramente la vostra attività si basa sul divertimento e l’amore per la musica, fattore molto importante nelle vite di ognuno di voi pur non essendo ancora musicisti di professione, sai dirmi un momento di difficoltà che vi ha sorpreso?
Sicuramente quest’anno e l’estate appena trascorsa sono stati difficili, alcuni componenti dl gruppo e io stesso abbiamo avuto diversi impegni che ci hanno allontanato un po’ dalla nostra musica. Vi è stato un cambio alla batteria inaspettato e con date già programmate la perdita di un elemento così importante ha destabilizzato molto le cose; trovando un nuovo batterista siamo ripartiti e ci siamo rimessi a fare live e progetti per il futuro. Abbiamo anche avuto occasione di suonare con Silvio Centamore, batterista di Davide Van De Sfroos dal 2005 al 2009.
Partendo dal fatto che il palco sembra essere il vostro terreno ideale per far conoscere la vostra musica e sappiamo che avete già fatto date anche abbastanza distanti (Sardegna, Venezia, Valtellina), quando parli di progetti ti riferisci al primo album?
Certamente e non solo. L’intenzione è partire dalla nostra demo e da li creare il primo album o “spingerlo” per farci conoscere e riuscire a trovare spazio per una produzione ed una prima incisione; sappiamo bene che lo studio va affrontato frenando un po’ l’attività dal vivo e attualmente guardiamo in tutte e due le direzioni, promuovendo le date e cercarvando qualche contatto per la registrazione. Il fatto di fare concerti porta con se una lavoro di organizzazione per niente indifferente, curare il sito, il palco, la scenografia di questo e altro, alla fine però le gratificazioni di ogni serata ci appagano enormemente. Vi sono molti progetti e ancora tanto cose da fare, i prossimi mesi saranno impegnativi, la voglia è comunque tantissima.
In fine, la serata del 19 novembre vi vede nel casalingo Auditorium di Maccagno, come è stata organizzata?
L’idea di quella data parte da uno scopo benefico, alla fine dello spettacolo vi sarà la possibilità di fare una libera offerta per l’associazione Amici Nzong che l’anno prossimo si dedicherà alla costruzione di una scuola per l’infanzia nel villaggio di Nzong in Camerum; vi sarà la partecipazione di alcuni ospiti come il solista Alessandro Gregorini sotto etichetta con la Secret Record di Gavirate e il fisarmonicista Giovanni Bruno dei Trenincorsa. Offriremo solidarietà e musica (non solo folk) sperando che molta gente venga a sentirci e continui a seguirci in futuro.
La serata ha visto infatti un Auditorium pieno che ha contribuito attivamente al lato benefico dell’evento sostenendo con una libera offerta l’associazione Amici NZong; il pubblico, entusiasta per le “storie musicate” di Giò e dei i Fiö ha avuto modo di ascoltare oltre ai pezzi scritti dal gruppo anche una “Pulenta e Galena Fregia” interpretata in stile più rock e la “Balera” ,altro famoso pezzo di Van de Sfroos, nel quale ha suonato il virtuoso bassista dei Trenincorsa Ilario Longhi; sempre dei “Treni” è salito sul palco, come già preannunciato, il fisarmonicista Giovanni Bruno, che insieme ai Fiö ha presentato “Titanic” di De Gregori; da aggiungere in fine, l’esibizione di Alessandro Gregorini, dapprima insieme alla band al completo, poi in duetto con Giò in “I Tre Corsari” e successivamente da solista in “Liberami”, pezzo tratto dall’omonimo album d’esordio. Non è mancato un imprevisto a poche ore dell’inizio del concerto: la defezione del batterista dei Fiö per motivi di salute, la band ha dovuto trovare un sostituto in tempo utile per l’esibizione e la scelta è ricaduta sul validissimo “Pulce”, sempre dei Trenicorsa, sempre stile e ritmica folk. Così le due ore di concerto sono corse via tra racconti di amori e personaggi immaginari, circoli e contrabbandieri romantici, riflessioni sul passare del tempo e sull’ altruismo che è risultato essere, insieme alla musica, il grande protagonista di uno spettacolo coinvolgente e divertente.
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