Open Day al CCR: mezzo secolo di ricerca, raccontato con il sorriso
In più di dodicimila hanno visitato i laboratori del centro di ricerca di Ispra. Tra giocattoli solari, ciclotroni e DNA di pomodoro
Sarà stato l’alto tasso di giovanissimi. Sarà stata l’organizzazione faraonica, con autobus navetta e mappe ad ogni angolo. Saranno state le lunghe file rumorose, di fronte ad attrazioni dai nomi supersonici: il "Ciclotrone", "Tecniche radar anticollisione", "Cosa vive sotto i nostri piedi?" o un minaccioso "Inondazioni, hai il coraggio di rischiare?". Quel che è certo è che oggi, sabato 16 maggio, all’open day del CCR di Ispra si aveva davvero l’impressione di stare in un parco giochi. Un parco giochi di quelli in cui manderesti i tuoi figli ogni giorno, perché l’attrazione principale qui è la scienza.
Da anni il centro di ricerca di Ispra, con i suoi open day, ha dimostrato un’invidiabile capacità di far amare a tutti questa ostica disciplina chiamata scienza. Per questa edizione, che celebra mezzo secolo di attività in Italia, si sono davvero superati. Non a caso, nonostante le collaudatissime preiscrizioni on-line, in breve tempo è stata superata la quota limite dei dodicimila iscritti. Tra questi anche moltissimi ragazzi delle scuole primarie e secondarie. Tra i quali forse, almeno nelle speranze dei direttori del centro, si stanno nascondendo gli scienziati del futuro.
Così, almeno per un giorno, il CCR ha perso la sua aura di luogo misterioso e proibito, mentre gli stessi ricercatori, non impauriti né dai visitatori né dalla eterogeneità delle loro conoscenze, accompagnavano tutti nei loro laboratori da veri padroni di casa, per svelare i segreti del loro quotidiano. Ambiente, nanotecnologie, energia solare, ecologia, chimica, fisica: al CCR si studia di tutto, e di tutto si è parlato.
Così, quasi per incanto, capiamo davvero cosa sia un acceleratore di particelle, scopriamo che la terra che calpestiamo non è tutta uguale e addirittura veniamo a sapere che in banalissime caprette possono nascondersi dei microchip (o meglio degli RFID, che nei prossimi anni l’UE renderà obbligatori per molti tipi di allevamento). Poi apriamo gli occhi e, con molta semplicità, le nanotecnologie non ci fanno più paura: sappiamo che al CCR qualcuno le controllerà per noi. Anzi, sappiamo anche come i ricercatori ci proteggeranno, provando ad utilizzare i loro stessi microscopi. Il tutto fino all’estremizzazione totale, dove uno scienziato ci spiega come estrarre il DNA… da un pomodoro, con un poco d’alcool e di sapone.
Perché nessuno può dirsi "non portato" alla scienza: la scienza è curiosità, una caratteristica che fa parte della natura stessa dell’uomo. E poi dobbiamo smetterla di essere incoscienti: dobbiamo interessarci di scienza e tecnologia, perché lì sta il nostro futuro. Per convincervene ripetete dieci volte questo facile mantra: "Efas, Elsa, Vela, Efas, Elsa, Vela". L’Efas è il settore del CCR in grado di prevedere fenomeni alluvionali: avevano previsto la piena del Po del 2009 con alcuni giorni di anticipo. L’Elsa studia le case antisismiche del futuro: con delle buone case, i terremoti in Italia farebbero meno morti. Vela, infine, misura quanto inquinano le auto, definendo le regole per i motori Euro3, Euro4 e così via.
Il CCR, come la scienza in generale, fa parte della nostra vita, perché prova a proteggerla. Chi era all’open day, oggi, l’ha capito con un sorriso.
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