Le ceneri di Carlo Suzzi, il “Quarantatré”, accanto ai resti dei fucilati a Fondotoce
Le ceneri di Carlo Suzzi, il “Quarantatré”, accanto ai resti dei fucilati a Fondotoce
VERBANIA – Le ceneri di Carlo Suzzi, nome di battaglia “Quarantatrè”, fra qualche giorno verranno tumulate nel cimitero di Pallanza, accanto a quelle dei caduti dell’Eccidio di Fondotoce. Il commiato ufficiale della città dalla quale era emigrato in Thailandia negli anni ’70 è avvenuto alla Casa della Resistenza, a pochi metri da dove avrebbe dovuto morire, non ancora 18enne, 73 anni fa. Non accadde, ha sottolineato Irene Magistrini, presidente dell’associazione Casa della Resistenza, “per un piccolo miracolo, perché il destino gli aveva assegnato il compito di testimoniare quel che accadde quel giorno. Cosa che lui ha fatto, nella sua lunga vita, sia dal vivo che in interviste fra le quali quella che conserviamo nella nostra galleria della memoria”. “Ricordo – ha raccontato Magistrini – i 43 sfilare sul lungolago di Pallanza. Ero piccolina ma l’immagine mi si fissò nella memoria e non è senza significato se sono qui insieme a voi, così numerosi. E non è senza significato se in tanti, dopo più di 70 anni, vengono qui ogni 20 giugno per riflettere e meditare. Suzzi torna per sempre a Verbania ma, in realtà, non se n’era mai andato. Anche dopo essersi trasferito in Thailandia, fino ai primi anni ’90, veniva tutti gli anni per anniversario e parlava davanti al muro eretto in memoria dei suoi compagni. Poi ha sempre mandato un messaggio”.
A portare l’urna con le ceneri di Suzzi nella sala intitolata al primo presidente dell’associazione, Vittorio Beltrami, è stata la figlia Luisa alla testa di un piccolo corteo guidato, oltre che da lei, dagli zii, Carla e Renato. Al loro ingresso, dalla sala quasi gremita, s’è levato un applauso. “Ringrazio a nome della città – ha salutato i presenti il sindaco, Silvia Marchionini – per essere qui così numerosi, nonostante sia appena passato il ferragosto, a questa cerimonia laica in memoria di un uomo che ha fatto la storia, insieme ai suoi compagni, e che ci ha dato una lezione che non dobbiamo dimenticare”. Poi sono intervenuti Arialdo Catenazzi, presidente della sezione Anpi di Verbania, e Claudio Perazzi, che divise con Suzzi l’ultimo periodo della guerra di Liberazione, nelle file della divisione Valdossola, nei cui ranghi era rientrato dopo essere miracolosamente scampato. Un segno del destino, confermato anche dallo stralcio dell’intervista a Suzzi proiettato a fine commemorazione conservato nella Galleria della Memoria. “Continuavano a sparare – racconta Suzzi all’intervistatore – per assicurarsi che nessuno sopravvivesse per raccontarlo. Poi fecero venire la popolazione per mostrar loro la fine dei “Ribelli, banditi!”. Io stavo fermo aspettando che tutto finisse. Quando m’accorsi che s’avvicinavano dei civili, feci capire d’essere vivo. ‘Silenzio!”, mi dissero. Poi una voce maschile: ‘ Se è ancora vivo cerchiamo di salvarlo!’”.
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