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I soldati italiani nei lager nazisti, una mostra alla Casa della Resistenza

I soldati italiani nei lager nazisti, una mostra alla Casa della Resistenza

VERBANIA – Venerdì 8 settembre, 74mo anniversario della proclamazione dell’armistizio di Badoglio, Casa della Resistenza e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte promuovono l’iniziativa dedicata agli Internati militari italiani (IMI) con l’inaugurazione della mostra "Tra più fuochi, la storia degli Internati Militari Italiani, 1943-1945".
La mostra è liberamente tratta dal catalogo dell’omonima esposizione permanente dedicata realizzata nell’ex-lager di Niederschöneweide a Berlino.  

A completare l’evento è l’incontro con la professoressa Pietra De Blasi, figlia di un ex internato. De Blasi è autrice del libro “Scorze di patate“, storia-inchiesta sulla seconda guerra mondiale attraverso il resoconto biografico del padre Giuseppe e dello zio Andrea,  prigionieri in Germania dal 1943 al 1945.

La mostra è un resoconto in immagini e documenti di quei giorni drammatici che seguirono l’8 settembre, quando l’esercito italiano, lasciato senza ordini, si dissolse mentre i nazisti , violando ogni regola non vollero qualificare quei soldati allo sbando come “prigionieri di guerra” per sottrarli ad ogni controllo e all’assistenza degli organi internazionali previsti dalla Convenzione di Ginevra.

Tra i 600.000 e i 650.000 militari furono, in quanto internati, deportati in Germania e nella Polonia occupata. Molti di essi dovettero sottostare al lavoro coatto nell industria di guerra, nelle miniere, nel settore agricolo. Tra i 50.000 e i 60.000 soldati perirono durante la prigionia.
La sorte degli internati militari italiani risultò in balia delle decisioni tedesche. Se da una parte venne espressa la ferma volontà da parte tedesca di punire duramente il loro “tradimento” tramite lo sfruttamento della loro forza lavoro nell'“economia della guerra totale”, dall altra vennero effettuati numerosi tentativi di reclutamento dei prigionieri da parte delle organizzazioni sia tedesche, nonché del regime mussoliniano in Italia settentrionale in vista della comune “vittoria finale”. Gli internati militari vennero dunque messi davanti alla scelta, se continuare a combattere a fianco dei tedeschi o rimanere nella prigionia.
All ́ interno dei lager gli italiani vennero spesso visti come alleati del nemico e trattati con astio e diffidenza dagli altri prigionieri e lavoratori coatti. Anche successivamente alla liberazione e al loro rientro in patria, gli ex- internati militari italiani non godettero delle dovute attenzioni. Dal dopoguerra in poi, per lungo tempo, la società non li considerò come vittime di guerra, mentre la Germania, dal canto suo, fino ad oggi non accetta ancora di pagare loro i risarcimenti.

 

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Pubblicato il 07 Settembre 2017
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