Morire di corruzione: Ambrogio Mauri, vittima di tangentopoli
All'Isis Dalla Chiesa, gli studenti hanno parlato di legalità e giustizia. È intervenuta Roberta Mauri, figlia dell'imprenditore che si tolse la vita, stritolato dalle logiche del sistema clientelare
Venerdì scorso, 27 febbraio presso l’Istituto superiore “Dalla Chiesa” di Sesto Calende, si è svolta la Conferenza “Morire di corruzione: la storia di Ambrogio Mauri raccontata dalla figlia” nell’ambito del Progetto “A scuola di valori”.
Un video commovente che ha raccontato la vita dell’imprenditore Ambrogio Mauri, elaborato dagli studenti, le parole di Chiara Putaturo, relatrice di Transparency International Italia (nata nel 1996per fare analisi statistiche sui fenomeni della corruzione e del crimine organizzato, ma anche di sensibilizzare alla cultura della legalità nelle scuole) e la preziosa testimonianza della figlia Roberta Mauri, hanno portato alla luce la storia umana e professionale di Ambrogio Mauri, imprenditore che si rifiutò di subire la logica perversa della “tangente”, ma non solo. È stata riportata alla luce l’importanza dell’onestà e della legalità. Tutto intervallato dall’esecuzione di musiche suonate al pianoforte e al violino.
«Come è stato organizzato l’incontro mi ha lasciata senza parole, è la prima volta che avviene con questa modalità» ha affermato Roberta Mauri in apertura della propria testimonianza, apprezzando la grande sensibilità che “tocca il cuore”, mostrata nei confronti della storia del padre e del tema della corruzione. Ha portato la testimonianza diretta dell’operato del padre leggendo delle frasi estratte dal discorso che l’imprenditore pronunciò il 30 giugno del 1983, presso la Villa Reale di Monza. Il discorso dà l’idea del suo essere propositivo, positivo e orgoglioso del proprio lavoro e risulta di una “modernità straordinaria”.
Tanti i racconti di vita e tanti gli insegnamenti che la testimonianza della figlia di Ambrogio Mauri ha lasciato a tutti i presenti in sala, ammirabile la scelta di condividere con i presenti momenti intimi del rapporto con il padre e di come cambiò la vita per lei e la famiglia dopo quel 21 aprile 1997, giorno in cui Ambrogio Mauri decise di “scendere dal treno della vita”.
«Non dobbiamo aspettarci che il cambiamento cada giù dall’alto. Il vero cambiamento deve partire dal basso» ha concluso Roberta Mauri, ricordando i nomi di coloro che, pur non facendo notizia, non hanno rinunciato alla lotta contro la corruzione. Tra i nomi menzionati,Simone Farina, oggi allenatore di ragazzini in Inghilterra; Rafael Rossi, torinese, che non autorizzò la vendita di un’attrezzatura perché sospettava ci fosse una tangente; Fausto Simoni,ingegnere dell’Enav, soprannominato “Mr No”, che dichiarò che « non cedere alle pressioni di chi mi offriva tangenti è stato naturale, ovvio direi, perché non saprei lavorare diversamente da come faccio abitualmente,cioè onestamente ».
Roberta, ha ricordato l’iniziativa “Riparte il futuro”(di Don Luigi Ciotti, condotta da Libera e Gruppo Abele, dedicata ad Ambrogio Mauri), petizione per ottenere trasparenza ed impegno contro la corruzione. Petizione che, ad oggi, ha raggiunto 830000 firme, poche se si considerano i 60milioni di abitanti in Italia.
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