Paola Bonzi, fondatrice del Cav (Centro aiuto alla vita) Mangiagalli le chiama le «mamme amiche». Dalla fondazione del centro ad oggi negli anni ne ha aiutate quasi sedicimila. Bianca Gibelli, medico e volontaria in Eritrea parla invece dei «suoi piccoli», i bambini «destinati a essere orfani», nati dalle madri militari o malate di Aids. Il prossimo di queste donne ha volti diversi e diverse sono anche le loro età, le storie e le provenienze. In comune, invece, hanno l’incontro con persone che, per poco o radicalmente, hanno cambiato la loro vita. Persone che hanno deciso di spendere del tempo per aiutare gli altri con dedizione e gratuitamente.

Al volontariato, in tutte le sue forme e in particolare a quello rivolto ai bambini, è stata dedicata la giornata di domenica 11 maggio, organizzata dall’Associazione Cucire per Amore all’ex istiuto Virgo Potens di Angera. Al centro dell’iniziativa un incontro al quale hanno partecipato, oltre a Paola Bonzi e Bianca Gibelli, anche il giornalista Gianluigi Nuzzi e la dottoressa Mara Fasola che ha presentato il progetto di solidarietà realizzato grazie al lavoro di medici come Magda Bonini e Giorgio Gadiva e che ha portato alla fondazione dell’ospedale di Wolisso in Etiopia. 

Storie a confronto di grandi progetti costruiti sull’impegno e non solo: «Dalla mia esperienza – ha spiegato Paola Bonzi, da pochi mesi premiata con l’Ambrogino d’Oro – ho imparato che la volontà da sola non basta così come non basta la professionalità. Il volontariato è un’attività complessa che deve partire dall’ascolto. Chi si rivolge a noi deve avere innanzi tutto la possibilità di raccontarsi. Chi ascolta lo deve fare con professionalità senza farsi travolgere dalle emozioni. Siamo dei pilastri dove chi è in difficoltà si può aggrappare».