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Il balzo dell’idrovolante e l’inutile tentativo di fermare Hitler

Ottant'anni fa a Stresa i principali leader s'incontrarono per frenare le ambizioni della Germania nazista. Mussolini - che cinque anni dopo sarebbe entrato in guerra a fianco del fuhrer - arrivò su lago passando dall'aeroporto di Lonate Pozzolo, poi proseguì con un idrovolante Siai Marchetti da Sesto Calende

Sesto Calende

Sono passati esattamente ottant’anni, da quei giorni d’aprile del 1935. Stresa, sul Lago Maggiore, fu testimone dell’ultimo tentativo di fermare diplomaticamente l’avanzata della Germania hitleriana. Il palazzo Borromeo sull’Isola Bella ospitò infatti l’incontro tra i principali leader europei:  il ministro degli esteri Pierre Laval rappresentava la Republique di Francia, il primo ministro laburista Ramsay Macdonald faceva gli interessi del Regno Unito, mentre Benito Mussolini era “padrone di casa”.

Come già Rapallo nel decennio precedente, anche Stresa vide il suo nome finire sulle prime pagine dei giornali, anche internazionali. In Italia fu una occasione propagandistica eccezionale per il regime fascista, che celebrava le sue velleità di potenza europea, destinate a infrangersi nell’isolamento già nel 1936-37, dopo l’aggressione all’Etiopia.

Le cronache di allora, tutte celebrative del ruolo del cavalier Benito Mussolini, raccontano anche del viaggio aereo del dittatore, che – prima di Stresa – toccò molti luoghi significativi della provincia di Varese: «Il Duce, pilotando un trimotore terrestre, è partito alle ore 8.50 dal campo di Ronco (Forlì)» scriveva La Stampa. Mussolini atterrò all’aeroporto militare di Lonate Pozzolo, che D’Annunzio aveva battezzato “Campo della Promessa”. Oggi le tracce dell’aeroporto sono quasi scomparse: si trovava tra Lonate e Castano, molti reperti sono oggi esposti nel “museo all’aperto” di via Gaggio (nella foto si riconoscono per esempio i fasci littòri in cemento).

«Giunto alle ore 10.15 al campo di Lonate Pozzolo, ove era atteso dalle autorità militari e civili, il Duce ha passato in rivista la Quarta Brigata da Bombardamento, schierata con i propri apparecchi. Il Duce quindi si è recato in automobile a Sesto Calende, ove ha visitato gli stabilimenti della Società Idrovolanti Savoia, accolto con vivissimo entusiasmo dalle maestranze che lavorano al completo con 2400 unità. Dopo aver ispezionato l’aeroporto militare, il Duce pilotando un idro-trimotore, si è diretto a Stresa ove ha ammarato alle ore 12». Il trimotore era un  Savoia Marchetti S66 (nella foto di apertura dell’articolo, davanti alla Rocca d’Angera): la Siai-Marchetti festeggia quest’anno 100 anni di attività.

(l’articolo continua dopo il video, cinegiornale Pathè Gazette)

L’incontro viene ricordato come Conferenza di Stresa o Fronte di Stresa: due definizioni che tradiscono l’ambiguità su cui si mosse quell’ultimo tentativo, tra un confronto diplomatico che isolava la Germania e una vaga alleanza mai concretizzatasi. Nel 1936 il fascismo ruppe con le «demo-plutocrazie» imbarcandosi nella guerra d’aggressione contro l’Etiopia e rimediando le prime sanzioni economiche dalla Società delle Nazioni.

Nel 1940 Benito Mussolini trascinò l’Italia in guerra a fianco di Hitler e il decennale di Stresa vide le città italiane del 1945 devastate dai bombardamenti degli Alleati. E due dei tre protagonisti di quei giorni di Stresa finirono travolti dal destino del nazifascismo: non solo Mussolini fucilato a Giulino di Mezzegra, ma anche Pierre Laval finì a ottobre del 1945 di fronte ad un plotone di esecuzione, per le sue responsabilità di primo piano nel governo collaborazionionista di Vichy. A Stresa voleva fermare Hitler, ma tra 1940 e ’45 fu uno dei più attivi nel cooperare con i nazisti.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 15 Aprile 2015
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