Sono un calzolaio 2.0: uso la tecnologia in nome della tradizione
Mirko Merighi usa nuovi materiali un tempo preclusi all'artigiano, produce calzature su misura e si preoccupa della sostenibilità ambientale
Non tutte le successioni imprenditoriali sono uguali e soprattutto non tutte riescono allo stesso modo. Nel caso di Mirko Merighi, artigiano di Angera, un ruolo fondamentale è stato giocato da due fattori: la curiosità e il non voler disperdere il patrimonio di conoscenza di chi l’aveva preceduto. Così, dopo aver lavorato come elettricista industriale, ha deciso di rilevare l’attività di calzolaio del padre.
Mirko si definisce un calzolaio 2.0, nel senso che nel suo negozio accanto alle forme delle scarpe in legno, al martello a penna liscia, agli aghi e alla vecchia macchina da cucire, convivono nuovi materiali, un tempo preclusi all’artigiano, e nuovi strumenti di lavoro che aiutano a migliorare sia il processo produttivo che il prodotto. «Il calzolaio se vuole essere competitivo – spiega Mirko – deve stare al passo con i tempi. Quindi nelle riparazioni deve poter usare materiali che un tempo erano destinati solo all’industria. Mio padre utilizzava un solo tipo di colla e non avrebbe mai riparato una scarpa tecnica come può essere quella sportiva. Io lo faccio».
Nell’immaginario collettivo la figura del calzolaio è ancora quella dell’artigiano con il grembiule, seduto sullo sgabello, con davanti i pennelli immersi nel barattolo di colla e circondato da ritagli di cuoio e gomma sparsi per terra alla rinfusa a fargli da scenografia. Se si entra nel negozio di Mirko è più facile vederlo con in mano pistole termiche o alle prese con essiccatori e aspiratori di nuova generazione. «Le scarpe si rompono quando iniziano a essere comode – sottolinea il giovane imprenditore -. Quindi se c’è la possibilità di ripararle, il cliente è contento. Questo discorso è importante perché è collegato alla sostenibilità ambientale. In un mondo dove le materie prime sono limitate, occorre evitare lo spreco».
Per stare sul mercato bisogna saper diversificare l’offerta, per cui quando si entra nella bottega di Merighi si possono ordinare anche calzature fatte su misura. Si parla di una produzione limitata – d’altronde non potrebbe essere altrimenti – ma di grande pregio che ha avuto un certo successo. «Le sue infradito costano un pochettino – dice una cliente – ma sono uniche per eleganza e design. Sono pezzi d’autore».
Nel frattempo Mirko è diventato presidente del comitato commercianti “I love Angera” e vicepresidente nazionale di Calzolai 2.0 e ha messo a disposizione la sua energia innovativa proponendo alcuni corsi, come quello per imparare a realizzare un paio di ballerine, a cui hanno partecipato molte persone. «Imparare a fare qualcosa è un desiderio molto trasversale – conclude Mirko – che coinvolge giovani e adulti e realizzare questa calzatura è un primo passo per avvicinarsi all’arte del calzolaio. Noi abbiamo fatto di più perché con le “ballerine di Angera“, rosse e blu, abbiamo unito due tradizioni: quella dell’artigiano e quella della nostra città».
(Nella foto: Merighi nella sua bottega ad Angera)
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