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SEL: “Perché diciamo nonostante tutto di votare sI al referendum sulla fusione”

Così il circolo di Sinistra economia e Libertà del circolo Luino-Maccagno

Riceviamo e pubblichiamo

Perché diciamo nonostante tutto di votare SI al referendum sulla fusione
Abbiamo perso un’ennesima opportunità, l’Amministrazione Comunale ha convocato un assemblea a senso unico senza coinvolgere le minoranze.
Si insiste nel gestire il palazzo come se fosse una casa uni-famigliare e non un condominio abitato da persone diverse che hanno il diritto di partecipare al quel che si crede un buon mantenimento dello stabile.
Questo gruppo di maggioranza tratta l’Amministrazione come se fosse una cosa propria, non comprende che quando si tratta di argomenti soggetti a referendum deve comportarsi in modo paritario e non discriminante. Quando una Amministrazione, in questo caso, decide formalmente di muoversi non può comportarsi come farebbe un qualsiasi gruppo d’opinione, partito o lista civica, ovvero di parte, ma deve rappresentare tutti i cittadini e dunque usare il massimo rispetto e coinvolgimento: organizzativo e di pensiero.
Oltre a questo atteggiamento, poco consono alle teorie democratiche, in quella serata, in cui era effettivamente difficile, data l’omogenea qualità dei relatori, intervenire, senza dover uscire dal dibattito blindato che “imponeva” solo domande dirette e non articolate asserzioni, si è continuato a comunicare in modo strumentale un’immagine distorta e preoccupante: le fusioni servono a risparmiare soldi pubblici!
È proprio questo che preoccupa SEL.
Questo modo di pensare e di far credere è pericoloso perché considera superficialmente gli interlocutori e la realtà delle cose; le guarda solo dal punto di vista dei costi di gestione amministrativa, dove non escludiamo si possano fare delle ottimizzazioni, nascondendo, però, che tale decisione andrà inevitabilmente, a meno di tenere gli occhi chiusi a discapito della qualità della vita, a produrre una condizione di complessità da cui nasceranno, dato la nuova percezione del solo limite geografico amministrativo, diversi e articolati livelli di bisogno. Richieste che, oltre a determinare una diversa visione qualitativa dei servizi (trasporti pubblici, mobilità lenta, servizi alla persona, pianificazione e gestione ambientale solo per citarne qualcuno), potrebbero, qualora non soddisfatte, creare condizioni di serio disagio.
La nostra preoccupazione nasce dunque da quattro preoccupanti domande:
Ci troviamo di fronte a politici al governo della città che non conoscono le dinamiche socio-culturali che influenzano e determinano i processi di civilizzazione?
Ci troviamo di fronte a politici inconsapevoli che fanno fatica a non capire che al cambiamento delle complessità territoriali dell’Ente amministrativo non sono più adatte le solite ricette e dunque non sarà sufficiente pensare di fare la sommatoria banale dei servizi esistenti?
Ci troviamo di fronte a politici incapaci di elaborare una nuova ed alternativa visione di governo della città meglio adatta allo scopo di raggiungere obiettivi maggiormente condivisi e dunque sostenibili non solo economicamente?
Ci troviamo di fronte a politici che pensano di continuare a far ignorare questa complessità alla cittadinanza in modo da evitarne la responsabilizzazione per tenerla volutamente lontana dagli ambiti decisionali?
La nostra convinzione è quella di credere possibile che una fusione possa aiutarci, diventando un vero percorso d’opportunità, solamente quando questo cammino lo si predispone in modo da rivedere e ridiscutere senza pregiudizi tutti i paradigmi culturali ed economici che sino ad oggi hanno minato il sentimento di fiducia nella politica istituzionale.
Sinistra ecologia libertà chiede nonostante tutto di votare SI al referendum, ma con un però.
Chiede da subito, prima di andare al voto referendario che si intervenga e l’Amministrazione “firmi”, con le parti interessate, un impegno formale a preparare una dettagliata agenda pubblica da seguire subito dopo il voto, qualunque esso sia.
L’agenda servirà per definire un chiaro percorso di discussione e di approfondimento al fine di arrivare, serenamente, ad approvare nel limite del possibile un condiviso strumento statutario che troviamo, perlomeno, scorretto che si possa definire al chiuso nelle stanze e a colpi di maggioranza.
Nello statuto si dovranno ritrovare sostanziali cambiamenti di rotta comportamentale; dovrà essere scritto riferendosi alla realizzazione di quelle strategie, precedentemente individuate, di coesione territoriale, e soprattutto l’istituzionalizzazione di quegli strumenti collettivi che garantiscono il coinvolgimento e la partecipazione di quelle realtà sensibili con meno forza e dunque meno possibilità di essere rappresentate politicamente,.
Dunque è un SI che potrà diventare, per responsabilità, un secco NO se ci dovessimo trovare in carenza di fiducia verso questa maggioranza; confidiamo in un reale segnale di cambiamento in modo che tutti possano sperimentare questa evolutiva condizione con il massimo coinvolgimento e la serenità necessaria.

Antonio Azzarito 

Pubblicato il 21 Ottobre 2013
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