Si è spento il partigiano Vladimiro Mira D’Ercole
Aveva 96 anni. Il ricordo: "Nella sua semplicità e onestà intellettuale di lavoratore è entrato a far parte della storia del territorio"
Si è spento all’età di 96 anni il partigiano Vladimiro Mira D’Ercole. Ne dà notizia la sezione Anpi di Angera e Taino che lo ricorda come “un altro uomo che nella sua semplicità e onestà intellettuale di lavoratore è entrato a far parte della storia del nostro territorio”.
“Vogliamo ricordarlo – prosegue l’Anpi – con le sue parole estratte da l’ultimo incontro che abbiamo avuto con Miro, in preparazione del capitolo a lui dedicato sull’ultimo numero de ”Il Fiore Meraviglioso 10” quando orgogliosamente ricordava il 25 Aprile del 1945 a Taino e dove amava ricordare che “a Taino in quei giorni comandavamo noi”:
Io durante la guerra di Liberazione ero comandante della piazzaforte militare del posto, per conto della 121° Brigata Walter Marcobi con cui eravamo in collegamento costante. Le armi le avevamo nascoste, appese in precedenza a delle piante, eravamo qui in centro a Taino, siamo saliti a Monzeglio (Frazione di Taino) e le abbiamo recuperate. Alla polveriera (Montecatini) c’era una donna che preparava il cibo per i partigiani, era la moglie del “Bandito”. Siamo scesi alla Montecatini, lì c’erano le guardie che curavano le casermette, quando siamo arrivati gli abbiamo detto subito di arrendersi e li abbiamo disarmati; all’interno delle ville della Montecatini c’erano due mitraglie che siamo riusciti a prendere, anche se c’era un’altra guardia. Poi siamo andati al cimitero di Taino e abbiamo puntato le mitraglie sulla villa Serbelloni, perché dentro c’erano i tedeschi e cercavamo di farli arrendere, però non ne vollero sapere. Così venne un gruppo da Angera guidato dal direttore della industria della Soara (Magnesia), con lui i tedeschi accettarono di parlare perché non era un comunista, ne garibaldino, con noi si rifiutavano di trattare, alla fine si arresero e la Croce Rossa della Montecatini li caricò e li portò a Novara al campo di concentramento dove li stavano ammassando. Di noi, una pattuglia partì per Milano e il resto rimase qua a tenere in mano il paese, io ero tra questi che sono rimasti a Taino. Noi avevamo dei prigionieri e il paese lo comandavamo noi, Taino era insorta ed era nostra in quei giorni. Poi la mitraglia che avevamo messo al cimitero l’abbiamo spostata ad Angera in Bruschera (zona sul lago) per puntarla contro la colonna di tedeschi (Stamm) in ritirata verso Novara da Baveno, sulla sponda Piemontese del lago Maggiore.
Il mio nome era Vladimiro ma il tribunale fascista me lo cambiò e mi misero Pietro perché Vladimiro era un nome da sovversivo, poi dopo il 25 Aprile me lo ripresi. Io fui condannato a due anni di galera perché sorpreso a fare propaganda sovversiva in favore della Spagna, contro Franco, mi avevano preso, era il 1936, avevo diciassette anni, mi processarono e mi condannarono; non potevo lavorare più; poi i fascisti iniziarono ad accanirsi anche su mio padre Carlo Mira D’Ercole, “il capeta”, che fu l’ultimo sindaco prima del fascismo e il primo dopo la Liberazione.
Nella sua semplicità Miro è stato per noi dell’Anpi una figura di primo piano come riferimento storico e come personaggio protagonista di quei giorni che portarono alla cacciata dei Nazifascisti dal nostro territorio e alla Liberazione di Taino”.
I funerali avranno luogo lunedì 1 agosto 2016 alle ore 10.30 nella Chiesa Parrocchiale di Taino.
Dopo la cerimonia la salma proseguirà per il Tempio Crematorio di Varese.
(Foto: 1945, partigiani tainesi, Archivio Luciano Besozzi)
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