Chiuso per sette giorni un bar covo di balordi
Sigilli in un esercizio pubblico del centro paese dove in passato sono avvenute risse, sparatorie e segnalazioni alle forze dell’ordine
“Abituale luogo di ritrovo di soggetti pregiudicati e con pendenze penali”. Tradotto: un covo di balordi. E per “disperderli” la questura di Varese ha deciso di chiudere la base dei ritrovi serali.
Il cimitero e il campo di calcio, il municipio e altre attività commerciali fanno da corollario a questo bar del centro, di cui le autorità non fanno nome ma che è facilmente rintracciabile ricordando le cronache degli anni passati.
Il clou è stata una sparatoria avvenuta tre anni fa e dove il padre del gestore rimase ferito in modo serio, e i tre assalitori arrestati. Poi una rissa nel 2014 tra più avventori, tutti pregiudicati. Di tanto in tanto la pattuglia dei carabinieri si ferma, chiede i documenti e si rende conto che le facce sono sempre le stesse, e fin qui non c’è problema. Quando poi si va a vedere precedenti e situazione con la giustizia, allora la cosa cambia.
Tanto da far decidere al questore di applicare l’articolo 100 del TULPS, la legge di pubblica sicurezza che così recita al suo primo comma: “oltre i casi indicati dalla legge, il questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini”.
Oltre a questa norma, già di per sé chiara, anche il Tar Lombardia con la sentenza n. 457/2011 autorizza il questore a prendere provvedimenti di questo genere “in quanto la frequentazione ambientale è da considerare come fonte di pericolo concreto ed attuale per la collettività”.
La decisione, presa ieri, avrà una durata di 7 giorni.
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