“L’esempio di Luigi resterà in tutti noi”
Il ricordo dell'ex sindaco Caielli ai funerali di Besozzi: "Ho imparato molto da lui, da quello che ha fatto e da quello che era"
Si sono svolti ieri a Sesto Calende i funerali di Luigi Besozzi. L’ex sindaco di Sesto Calende, Roberto Caielli, ha voluto ricordarlo con queste parole
Oggi non vogliamo raccontare solo ciò che Luigi ha fatto nella sua vita, così impegnata e piena di significato. Vogliamo raccontare anche e soprattutto CHI ERA LUIGI.
Non basterebbe tutta la giornata anche solo a ricordare la scelta della Resistenza, la scelta che ha certamente segnato tutta la sua vita, ma che non racchiude tutta la sua vita perché è stata solo il primo capitolo di un viaggio che Luigi ha percorso per molti anni con tutta la comunità sestese.
Certo si può anche fare un riassunto, dicendo che è stato attivista antifascista in Siai e poi partigiano in Valdossola e poi sindaco del nostro Comune in tre periodi diversi: negli anni ’50, negli anni’70 e negli anni’90 per poi ritirarsi tranquillo nella sua casa di San Giorgio.
Ma a raccontarla tutta è più lunga: Primo Levi diceva in una pagina di SE NON ORA QUANDO? che La resistenza (la vita) non può certo stare chiusa nei libri, né tantomeno nei discorsi. Ma diceva anche che quanto voi avete imparato nelle paludi e nel bosco non deve andare perduto
E Luigi non lo aveva perduto nemmeno dopo tanti anni se è vero che nei suoi ricordi c’erano sempre i suoi compagni e amici che se n’erano andati prima di lui, a partire dal Goliardo Tilferi che ci ha lasciato anche lui in un giorno speciale, nella notte di capodanno del 2000.
Verrebbe da dire che sono persone che appartengono ad un’epoca passata, e tanti hanno scritto di Luigi, come Valeria e come Pietro un uomo con dei veri valori che oggi non si trovano più.
Eppure se sono proprio uomini così che oggi ci colpiscono e ci parlano di più di tanti personaggi famosi di cui presto ci saremo scordati forse è perché non appatergono solo al passato e forse quei valori e quelle storie hanno ancora qualcosa darci. Valori di libertà, di giustizia e di uguaglianza che una volta si identificavano in parole che oggi non si usano più, ma qui nel ricordo di Luigi non possono non essere dette, come le parole socialismo e comunismo.
E certo c’è da riflettere (e Luigi lo fece con sincerità e sofferenza) sull’esperienza del comunismo, che ha prodotto un bilancio tragico quando è diventato potere, mettendo a dura prova gli ideali in cui si era creduto (e Luigi, da persona sincera quale era lo aveva capito bene, anche prima che arrivassero le sconfitte definitive della storia.
Eppure quell’ideale ha conquistato dignità e diritti per milioni di persone.E da qui viene il paradosso per cui si può avere un cattivo ricordo del comunismo, ma anche avere, specie qui in Italia, una buona memoria di tanti comunisti come Luigi Besozzi.
E che sia una buona memoria non sono io a dirlo, parte in causa che ha condiviso con lui le sue scelte, ma sono tutti coloro che lo hanno conosciuto anche non condividendo la sua ideologia, come per esempio il nostro don Franco che ieri mi ha raccontato i suoi ricordi e i suoi sentimenti nel pensare agli incontro con Luigi in un dialogo che ha descritto come ‘maturo e di grande rispetto per il ruolo della chiesa.
Un rapporto che ha definito bello, ma anche ricco, perché era un uomo riservato ma che diceva sempre Molto anche con poche parole. Don Franco ha ricordato la sua ospitalità quando passava per le benedizioni di Natale e mi ha manifestato i suoi sentimenti di profonda stima che mi ha incaricato di portare qui a questo incontro di commiato.
In una delle ultime chiacchierate con Luigi gli ho ricordato la famosa saga di Peppone e Don Camillo – che sapevo a lui piaceva molto – per parlare anche di don Madonnini, che ebbe un ruolo importante nei giorni della liberazione e che fu il Parroco di quando fu Sindaco. gli chiesi se si sentiva come in Peppone e don Camillo…
Mi rispose con una risata e mi disse “io… lasciamo stare… ma Don Madonnini lui è stato davvero bravo, ci aveva dato il suo ufficio dove ci potevamo incontrare per le nostre attività clandestine.
Questo era Luigi, una persona che non metteva mai IO davanti. Eppure è stato primo cittadino per ben tre volte in periodi distanti e diversi.
Non posso raccontare la sua prima più lunga esperienza, quella degli anni ’50, ma ho vissuto al suo fianco la seconda e la terza e, come ho scritto, allora egli è stato per me come un padre in molti sensi.
Da lui ho imparato il lato concreto della politica, la disponibilità, la fatica, la tolleranza, il rispetto e il senso della misura e del limite della propria parte che non si deve mai credere superiore: così leggevo il suo rapporto di stima profonda con Sandro Carletto il capo della parte “avversa” ma mai nemica.
E forse se un ragazzo di neanche 20 venne scelto per far parte della giunta comunale, nonostante venisse da una famiglia ‘che non è dei nostri’ il Luigi qualche … colpa ce l’ha avuta…
Fu in quegli anni che il nostro Comune divenne riferimento per tutto il territorio su molti temi:
nella scuola (con la ricerca ostinata e infine appagata di essere sede di scuola superiore),
nella cultura (con la crescita della biblioteca e del museo)
nel sociale con l’apertura del Nido, del primo ufficio ufficio sociale, nei rapporti con l’
nell’ambiente con il primo progetto di depuratore
nel modo di fare amministrazione con partecipazione, con il giornale comunale, le consulte, le assemblee.
Tutto questo non poteva farlo un uomo solo. Luigi, questo il suo grande merito, sapeva collaborare e valorizzare il contributo di tutti. Renato Montalbetti, capogruppo del PCI, Emilio Vagliani guida e animatore delle politiche culturali e scolastiche, Sergio Pizzini assessore alla Pubblica Istruzione potranno dirci qualcosa di quegli anni con Luigi. Come Federico potrà dire della terza esperienza di Sindaco nel 1990 in “staffetta” con Franco Ceffa.
Ci sarebbero ancora molte cose da dire, anche per riannodare la vicenda di Luigi, e di suo fratello Mario, figli di vetrai e di contadini con la vicenda del secolo breve: bisognerebbe raccontare la storia di sesto, della sua cultura democratica e socialista che attraversa tutto il ‘900 con la vetreria e le sue maestranze protagoniste di vicende in cui si intrecciano le vicende sindacali, quelle politiche e quelle civiche.
Ma ci sono il libri in biblioteca per farlo.
E ci sarebbe da parlare del Luigi che abbiamo conosciuto da vicino, nel quotidiano, quando si andava a mangiare le acciughe a casa sua a mezzanotte dopo la Giunta, o si andava a funghi nell’Ossola e in val Vigezzo, dove non mancavano mai i suoi racconti pieni di ironia e privi di qualunque retorica o vanagloria.
E ci sarebbe naturalmente il marito, il padre, il nonno di cui ci ha parlato Mariacarla che sono una parte NON MENO importante di ciò che Luigi E’ STATO.
Concludo questa mia riflessione con un abbraccio a Giorgio e Bruno e ai loro cari che possono essere orgogliosi di ciò che il papà ha loro lasciato, ricordando più che quanto Luigi ha fatto, ciò che Luigi è stato e riamane: una bella persona.
Cosa che in questi giorni molti hanno ripetuto e che io ho imparato dalle parole che da giovane impegnato in politica mi ripeteva la nonna Pina: “Roberto, ti guarda al Luigi, che tuch ga gover ben, impara dal Luigi”
Beh, cercheremo ancora di farlo.
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