La lettera delle mamme ribelli: “Angera non si chiude, non si tocca, non si svende”
La lettera delle mamme in difesa dell'Ospedale Ondoli che è stata distribuita oggi durante la fiaccolata
E’ passato un mese da quando, qualcuno, dalla sua poltrona, ha deciso che ad Angera non si nasce più.
E’ passato un mese da quando noi mamme siamo state costrette a dire no, perché non è possibile accettare con rassegnazione una scelta vergognosa, imposta e calata dall’alto, dalla sera alla mattina. E’ passato un mese e abbiamo ricevuto solo tante belle promesse dai politici e un gestaccio, che, a quanto pare rientra tra le cose accettabili da un dirigente pubblico, pagato da noi tutti, per chiuderci due reparti ospedalieri importantissimi e insultarci perché abbiamo osato arrabbiarci.
Questo appello vuole essere un’esortazione ancora più accorata, una lettera aperta a tutti, ma con messaggi particolari, che vorremmo fossero davvero ascoltati, letti, compresi.
Alle istituzioni, ma in particolare alla Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, al Governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, all’Assessore al Welfare, Giulio Gallera mandiamo il messaggio più forte: a metà gennaio vi incontrate e, magari avrete già la risposta da darci, magari troverete anche il tempo per passarvi la palla e giocare con le responsabilità dell’uno o dell’altro. Eppure confidiamo ancora nella vostra coscienza, perché la storia delle mamme “ribelli”, che presidiano l’ospedale di Angera, è una storia di coscienza e di valori umani.
Fertility day, family day, siete bravi a raccontare favole alle famiglie. Un Punto nascite e un piccolo reparto di Pediatria, in un’area importante come questa, non li potete chiudere, se avete un minimo di coerenza con i vostri slogan. La vostra riforma addirittura mette al centro le persone, dite voi. Eppure, quella che chiamate riforma l’avete fatta cominciare da qui, da un dirigente maleducato, che ad Angera ha scelto di negare due servizi funzionanti a un territorio di oltre 13 comuni e a circa 50.000 persone. Le persone non sono al centro, come dicevate voi: sono all’ultimo posto. Nemmeno ascoltate, tanto meno informate.
Presidente Maroni, Assessore Gallera, Ministra Lorenzin: la vicenda di Angera, del piccolo ospedale Carlo Ondoli, troppo piccolo per avere potenti protezioni politiche, magari non rientra tra le vostre priorità. Anzi ne siamo certi: perché qui non vincono i numeri e le vostre statistiche, ma prevalgono le persone. Vi sembriamo troppo piccoli per interessarvi davvero. Eppure siamo qui a ricordarvi che siamo importanti anche noi.
La chiusura del Punto nascite di Angera è uno sfregio a migliaia di mamme che per generazioni hanno scelto o vorrebbero scegliere di far nascere i propri figli qui. Come avviene da sempre. Questa storia coinvolge anche un piccolo gruppo di persone, uomini e donne che svolgono il loro lavoro con amore. Dare alla luce un bambino è un gesto di umanità e che chiede soprattutto umanità, non le vostre fredde riforme. Un tempo c’erano le ostetriche che visitavano amorevolmente le case dei nostri nonni e delle nostre madri. Oggi le ostetriche, qui ad Angera, seguono le giovani mamme, quasi come sorelle, per mesi. La nostra normalità è fatta di valori umani che sfuggono ai burocrati, alle riforme dei potenti e a chi il rispetto per le persone lo affida solo agli slogan. Ma per una mamma significano moltissimo.
Persino medici potenti si sono scomodati a scrivere ai giornali, come se Angera fosse davvero uno scandalo: ebbene sì, certi potenti si scandalizzano se un piccolo reparto ospedaliero lavora bene. Troppo piccolo per i potenti. Qui di potente non abbiamo nessuno, solo la gente, gente per bene che si ritrova costretta a lottare per una causa sacrosanta: perché l’Ospedale di Angera, fin dall’inizio, è stato costruito dalla gente e per la gente, da persone per bene, dai cittadini. Ora i cittadini eccoli qui, molti rassegnati, altri arrabbiati come noi, perché costretti a pagare il conto doloroso di una sanità pubblica mal gestita altrove, da politici e manager.
La sanità, come l’avete gestita, è piena di sprechi e non funziona? Allora vi inventate una riforma che comincia col tagliare e negare servizi funzionanti, piccole eccellenze e realtà abituate a gestire al meglio le risorse, mettendoci professionalità e umanità. Non vi crediamo più, care istituzioni: ora ascoltate i cittadini e abbiate rispetto di noi!
A tutti i politici, invece, vogliamo chiedere di non sottrarsi alle proprie responsabilità: fino a poche settimane fa, eravate pronti a vendere l’ospedale di Angera, o almeno due reparti che ritenete insignificanti, magari per 30 denari. Poi siete venuti da noi, dalle mamme del presidio, ai confini dell’impero, a rassicurare. Noi vi inchiodiamo alle vostre responsabilità, alle tante promesse ancora disattese: smettetela con i giochi di potere sulla pelle della gente. Mettetevelo in testa: l’ospedale di Angera è fondamentale per un territorio vasto e importante. Non si chiude, non si tocca, non si svende.
Ai sindaci rivolgiamo il nostro ringraziamento, ma anche una riflessione profonda: vi hanno presentato la riforma sanitaria come una meraviglia, e poi vi hanno trattato come i potenti dell’economia trattano i piccoli mercanti. “I vostri cittadini ed elettori sono vecchi”, vi hanno detto mostrandovi le statistiche. Quindi, ai più giovani e alle famiglie togliamo pure i servizi. Segno dei tempi, per i nostri paesi che, a quanto pare, non sono paesi per giovani. Si cancellano i servizi, si perdono i valori. Dall’economia alla vita quotidiana prevalgono sempre più logiche che non contemplano l’attenzione alle persone, ma costringono sempre più le famiglie a cercare lavoro e servizi vitali fuori dal territorio, anche lontano.
Il vostro e nostro territorio ha bisogno di vita, ha bisogno di segnali concreti e importanti anche per le famiglie che vogliono continuare a vivere qui. Cosa state lasciando alle future generazioni? Due Reparti, come la Maternità e la Pediatria servono a un territorio che non può e non deve diventare un’area destinata a spegnersi e invecchiare. Devono essere un punto fermo, simbolo e segnale concreto allo stesso tempo, per chi scommette sul futuro, per chi sceglie di pensare anche alle giovani famiglie, famiglie che devono garantire la vita a queste zone, nei prossimi anni.
Alla tanta gente che solidarizza con noi, ma anche a chi sceglie di ignorarci o addirittura ci detesta, va il nostro abbraccio materno: le battaglie civili si fanno e si devono continuare a fare sempre e comunque, quando si calpestano i valori e l’umanità. Non si può rimanere a far Natale nei nostri salotti, quando, in un modo vergognoso, ci negano servizi fondamentali per la salute e il benessere dei nostri figli.
Quel dito medio alzato ridendo, non lo dimenticheremo. Un insulto di un manager, che non è un uomo. Quel dito medio, quel manager, l’ha alzato alle famiglie che hanno trascorso il Natale girando la provincia in cerca di un pediatra, di un Pronto Soccorso. Quel dito medio l’ha alzato nei confronti della bambina sballottata in ambulanza, ma che poteva tranquillamente essere curata qui. Quel dito medio l’ha alzato verso Nayma, Alice, Sabrina e verso le tante mamme che chiedono solo un po’ di umanità nel poter dare alla luce il proprio figlio. Quel dito medio l’ha alzato verso tutti noi, perché tanto la Sanità è un gioco di potere al di sopra dei cittadini.
Per tutto questo ha avuto e ha un senso ribellarsi ai manager e alla politica lontana dalla gente: i Reparti di Maternità e di Pediatria, ad Angera, devono riaprire. I valori umani, i princìpi, le persone, vengono prima di tutto. Questo territorio, poi, ha bisogno di un ospedale vivo: dal Pronto Soccorso alla Chirurgia, dalla Medicina ad altri servizi da salvaguardare e potenziare. Il Carlo Ondoli non può diventare la vittima sacrificale dei giochi di potere.
Un piccolo ospedale fornisce un grande servizio per il territorio e lo può fare anche bene: difenderlo è una battaglia di civiltà, riguarda tutti i cittadini, senza colori politici.
Bisogna andare avanti, aiutateci a difendere l’ospedale di Angera! Aiutateci a farci rispettare!
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