Tra le macerie della guerra, a caccia di sorrisi
Marco Rodari, conosciuto come il Claun Pimpa, è tornato in Iraq per portare sorrisi e risate tra i bambini. La sua è ormai una missione in una terra devastata da anni di tensioni e guerre
È tornato in Iraq, com’è ormai sua abitudine. D’estate nella striscia di Gaza e Natale a Bagdad. Non riesce a farne a meno: sa che quei bambini lo aspettano. L’accoglienza è sempre un tuffo al cuore: quei sorrisi, le risate, le urla e gli applausi sono la benzina del suo essere clow.
Anche quest’anno, Marco Rodari ha iniziato l’anno nella capitale irachena, calandosi nella sua quotidianità, una normalità fatta di paura e tensioni.
«La mia giornata a Bagdad parte subito il mattino presto, attorno alle 6, perché il traffico intenso della città impone di muoversi in fretta per poter arrivare nelle varie scuole dove provo a regalare un sorriso. Ci si sposta molto a fatica a Bagdad, un po’ per il traffico, un po’ per i continui controlli svolti dai militari e dalla polizia, che prova, spesso inutilmente, a mettere un freno agli attentati, che purtroppo sono ricominciati con l’anno nuovo. Terminato il mio giro nelle scuole e dopo qualche visita ad alcune famiglie, torno a casa e dal tardo pomeriggio in poi, come arriva la sera, non si può che restare a casa solitamente al buio».
La vita precaria di un paese che fatica a ritrovare la via della pace impone grossi sacrifici: «Il telefono fisso non funziona e i trasporti pubblici praticamente non esistono, ci si muove solo con le auto o al massimo con dei pulmini. Il cibo non manca ma è di scarsa qualità, qui tutto è di scarsa qualità. Anche l’elettricità è ormai quasi un lusso. Le diverse tipologie di guerra che si sono succedute qui a Bagdad dal 2003 non hanno più permesso ad esempio di svolgere un qualsivoglia tipo di manutenzione, di investimento e quindi tutto si logora, si rompe semplicemente con il passare del tempo».
« Ma come sempre si continua tutti ad andare avanti, forti del sorriso dei bimbi che non manca mai. Il momento di magia con loro è fantastico, perché in quello ci si dimentica tutti, bambini, maestri, poliziotti, militari, ed anche io, del contesto in cui viviamo, e Bagdad diventa una città normale».
Si vive come sospesi, con il senso di precarietà pur nella certezza che c’è bisogno di te e del tuo momento di svago: « In questi giorni, ricominciata l’offensiva in e verso Mosul, qui a Bagdad si respira un’aria di speranza per un ritorno alla pace o almeno ad una guerra “minore”. Ma devo aggiungere che ogni anno che passa il senso di precarietà aumenta. Tra poco mi sposterò nel nord dell’Iraq, ed è proprio vero che il lavoro, non mi manca. Direi purtroppo perché solitamente mi si chiede di intervenire nelle situazioni difficili e ogni anno aumentano. L’Iraq ne è un esempio, prima i problemi erano principalmente a Bagdad, ora è coinvolto tutto l’Iraq.
Ma come sempre si continua tutti ad andare avanti, forti del sorriso dei bimbi che non manca».
Il Claun riparte a caccia di sorrisi e di serenità. Con la speranza che domani sia migliore.
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