Confcommercio boccia il piano per la ex camiceria Leva
Le criticità evidenziate sono molte: dall'aumento delle superfici dedicate al commercio ai flussi di traffico, dalla concorrenza insostenibile per i negozi storici alla destinazione degli oneri di compensazione
Confcommercio Ascom Varese boccia il progetto di riqualificazione immobiliare dell’area ex camiceria Leva, presentato dall’amministrazione comunale. Si tratta di un giudizio perentorio, nella piena convinzione che se approvato quel piano «porterebbe a uno stravolgimento del tessuto urbano attuale e a uno squilibrio irrimediabile nel tessuto economico commerciale, del terziario e dei servizi del territorio».
Le criticità evidenziate da Ascom sono molte, ma è l’eccessivo incremento di superfici destinate a commercio, terziario e servizi a preoccupare di più i commercianti per le conseguenze che produrrebbe a cascata su più fronti. «L’attuale proposta di PII in variante al Pgt (piano di governo del territorio) vigente – scrive in una nota il vicepresidente Antonio Besacchi – invece che orientarsi su destinazioni d’uso che non entrino in collisione con il tessuto economico circostante, prevede un consistente incremento delle superfici dedicate a commercio, terziario e servizi, creando così un grande polo attrattivo, antagonista del centro storico e di via Fermi, in un periodo dove consumi e capacità di spesa delle famiglie sono ai minimi storici. A fronte di una superficie totale dell’insediamento di circa 39.000 metri quadrati catastali, più di 10.000 mq sarebbero destinati a questi settori imprenditoriali, creando nel territorio di riferimento un evidente esubero di offerta di natura prettamente commerciale».
Una destinazione come quella prevista dal piano, secondo Ascom, avrebbe un impatto negativo sul turismo, in particolare il progetto di co-housing in antitesi con le strutture ricettive del territorio e in una posizione logistica privilegiata rispetto al Centro comune di ricerca (Jrc). Inoltre, si sottolinea il rischio che un insediamento di tali dimensioni possa fallire provocando un impoverimento generale del tessuto economico circostante.
«Il centro storico e la via Enrico Fermi – continua la nota stampa – subirebbero un’improvvisa accelerazione del processo di desertificazione, purtroppo già in corso da qualche anno, a causa della perdita generale di competitività del paese e della grave crisi dei consumi interni. Ci sarebbero anche scompensi nella pianificazione commerciale del territorio con l’incognita che nascerà nei locali lasciati liberi dalla media distribuzione che si dovrebbe trasferire nel nuovo insediamento, con il rischio che si vada a insediare un nuovo grande marchio di catena».
La lista delle criticità comprende anche la diminuzione di valore degli edifici esistenti, la destinazione degli oneri compensativi che non verranno utilizzati per la riqualificazione del centro storico, fino ai flussi di traffico calcolati nella stagione autunnale e non nel periodo primavera-estate dove ci sono i picchi maggiori generati dal turismo.
«Per questi motivi- conclude Besacchi – chiediamo all’amministrazione comunale di Ispra di riesaminare la progettualità dell’intero comparto dal punto di vista funzionale e dimensionale, mettendo al primo posto per importanza la salvaguardia del tessuto economico esistente, perché, nonostante le difficoltà del momento, risponde ancora pienamente alle esigenze della cittadinanza e continua a svolgere quelle fondamentali funzioni di aggregazione sociale e di presidio del territorio che caratterizzano la storia della nostre comunità, nonché di tutelare la vocazione turistica di Ispra».
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