Acqua più calda di un grado, così rischiano le trote del Verbano
La falda che alimenta l’incubatoio non è più fredda come un tempo: serve un refrigeratore per far nascere pesci sani. Il Comune promette subito 2500 euro. Ma servono altri soldi
Un grado centigrado, da 11 a 12. Un valore impercettibile per l’uomo. Ma determinante per la crescita degli avannotti di trota, i pesciolini che diventano esemplari anche di diversi chilogrammi una volta immessi nelle acque del Verbano e che alimentano i sogni dei pescatori, alla ricerca del pesce gigante (ne sono state pescate anche di oltre 10 chili).
E di un grado si è alzala la temperatura della sorgente che alimenta l’incubatoio di Maccagno, nella parte alta del paese da dove sgorga acqua purissima dalla montagna dal 1988 utilizzata da Antonio Catenazzi e dai volontari di questa struttura nata con l’obiettivo di preservare l’identità genetica della grande trota marmorata proveniente dal Toce, colonizzatrice nelle ere passate del Lago Maggiore e dei suoi affluenti. È così da secoli. Ma una dozzina di pescatori e naturalisti, un aiutino alla natura da molti anni lo vogliono dare, immettendo centinaia di migliaia di avannotti nel lago, e fornendone tantissimi anche ai vicini di casa del Canton Ticino.
Tutto bene, quindi?
«Sì, fino a due anni a questa parte riuscivamo a garantire l’operatività della nostra struttura. Ma dopo il passaggio di competenze tra enti, dalla Regione non è arrivato un soldo da due anni a questa parte, a fronte dei 10 mila euro che la Provincia assicurava ogni anno per mantenere l’incubatoio dove aiutiamo la continuità biologica alle specie ittiche del Verbano», spiega Antonio Catenazzi, fondatore, trent’anni fa, di questa realtà.
Il problema è e rimane quel grado in più dell’acqua, prodotto dal riscaldamento globale e che si riflette anche nella falda protetta dalla montagna.
«Almeno il 50% della “spremitura” annuale delle uova avviene tra il 7 e l’8 di novembre (la spremitura è l’operazione meccanica – con le mani – che fa uscire le uova dal ventre della femmina ndr). Ma negli ultimi anni abbiamo notato qualcosa negli avannotti: da un 5% fisiologico di perdita, siamo passati al 20%, poi al 30, sfiorando il 40% di individui nati con problemi e malformati. Ho contattato diversi scienziati e abbiamo fatto dei rilievi sull’acqua. E abbiamo scoperto che si era innalzata di un grado. Dodici gradi vanno bene per le trote iridee (provenienti dall’America, sono colorate e vengono chiamate “arcobaleno” ndr) ma non per le nostre marmorate o fario, che soffrono con temperature così elevate. Con acqua a 11° a 22-23 giorni comparivano gli occhi nell’uovo, adesso li vedi già a 18 giorni: l’embrione però non si è ancora formato e tanti avannotti nascono deformi o muoiono subito».
Quindi è necessario acquistare un refrigeratore capace di abbattere la temperatura dell’acqua e assicurare una crescita corretta dei piccoli di trota.
Per ovviare a questo inconveniente, e in mancanza del macchinario, vengono prodotti più avannotti per compensare la perdita dovuta all’acqua troppo calda.
Ma questo ha un costo: costa sfamare i “riproduttori” (pesci adulti), costano le reti, costano le speciali mangiatoie che assicurano il rilascio del mangime ai nuovi nati, costano i disinfettanti.
Tutto per assicurare quel miracolo della natura che ogni anno vede la nascita di 200 mila avannotti di marmorata, 200 mila di fario, più del triplo di uova di trota lacustre (di più perché vengono mandate in Canton Ticino).
Quando arriva la stagione per immettere i pesci, poi, altri volontari – i pescatori della zona – vanno all’incubatoio con speciali contenitori dotati di ossigenatori e rilasciano nei torrenti del Luinese i piccoli, che così assicurano continuità alle specie autoctone, garantendo e preservando il patrimonio della biodiversità: i guardapesca segnano i loro nomi su speciali schede così ogni anno si sa dove e quanti pesci vengono rilasciati.
«Ma tutto questo lavoro rischia di andare perso se non arrivano i soldi», conclude Catenazzi, annunciando di aver ricevuto proprio questa mattina, martedì 6 febbraio, la promessa dal sindaco Fabio Passera di ricevere dal Comune di Maccagno con Pino e Veddasca un aiuto per le spese correnti e di gestione.
«Occorre più impegno dalla Regione, o anche da organi sovra comunali, come Comunità Montana che si facciano promotori politici di questa battaglia», dice il sindaco.
Arriveranno dal Comune 2.500 euro.
Una boccata d’ossigeno per l’incubatoio. Le trote del Lago Maggiore ringraziano. E aspettano.
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