Parco del Ticino paralizzato, si dimette il cda
Davanti ai sindaci, nella giornata del 29 giugno, il presidente Beltrami e i consiglieri hanno ufficializzato l'intenzione di dimettersi. Entro l'estate va trovata una soluzione
È uno dei più grandi parchi di Lombardia, uno dei maggiori in Italia, con tanto di riserve Mab dell’Unesco. Ma il Parco del Ticino, ora, rischia di rimanere senza una guida.
Paralizzato da mesi di polemica incrociata tra i consiglieri del cda e il presidente Gian Pietro Beltrami. Che venerdì 29 giugno hanno gettato la spugna, ufficializzando davanti ai sindaci dei quarantasette Comuni l’intenzione di dimettersi, «il prossimo 27 luglio» spiega Claudio Montagnoli, sindaco di Arsago Seprio, presente all’assemblea.
Già annunciate con una lettera in cui i consiglieri (escluso Fabrizio Fracassi) “prendono atto della situazione che, negli ultimi mesi, si è venuta a creare all’interno dello stesso organo e della mancanza di fiducia reciproca tra presidente e maggioranza dei consiglieri che aveva determinato discussioni interne e pubbliche”. Un conflitto strisciante, che avrebbe il suo cuore nel nodo delle infrastrutture che – da sempre, da quando il Parco è nato – rappresentano un nodo problematico per far convivere tutela dell’ambiente ed esigenze della modernità.
Tra le altre, la superstrada Vigevano-Malpensa (prolungamento dell’attuale 336, approvata dal Cipe negli ultimi giorni del governo Gentiloni) e i piani di espansione di Malpensa. «Sono solo alcuni degli interventi che hanno visto un atteggiamento favorevole del presidente» ha spiegato alla Provincia Pavese il consigliere Luigi Duse, d’area Pd. Che ricorda ad esempio che Beltrami «aveva detto “sì” alla Vigevano – Malpensa, per poi uniformarsi al parere negativo del Consiglio. Senza dimenticare che, nell’ultimo periodo, si è anche assistito ad atti di scavalco». Non è però uno scontro tra centrodestra e centrosinistra: l’intenzione di dimettersi, come detto, è stata però condivisa oltre che da Duse anche dai consiglieri di altra area politica, come Beatrice Bassi (Forza Italia) e Maddalena Gibelli (anche lei Pd come Duse) e, alla fine, dallo stesso Beltrami (nominato in origine in quota Udc). Anche in assemblea è stato spiegato che lo scontro è legato ormai agli attriti reciproci e alla mancanza di fiducia.
Il Cda – va detto – ha una storia quanto mai lunga. Perché, eletto nel 2012 e in scadenza nel 2017, è stato prorogato in attesa della Legge di riforma regionale dei parchi. Di fronte agli attriti, i consiglieri avevano in parte tenuto duro, ma ora non accetterebbero l’ulteriore proroga nel tempo, visto che Regione Lombardia prevede almeno uno-due anni per completare il percorso.
E dunque: dimissioni, a fine luglio. Con l’impegno poi dei sindaci a cercare un nuovo accordo entro il 21 settembre, per scongiurare il commissariamento del Parco.
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