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Dai viadotti da mezzo chilometro ai ponticelli sui torrenti: il “database” dei ponti del Varesotto

Il Ministero delle Infrastrutture, da Roma, ha chiesto entro il 30 agosto le schede di tutti i ponti in carico a Comuni e Province. Sono centinaia e l'Anci, l'associazione dei Comuni, ha criticato i tempi stretti. Ecco come si sta procedendo al censimento

ponte cairate

C’è il viadotto  che scavalca una valle intera, ma poi ci sono anche i ponticelli sui torrenti, magari alti solo pochi metri. E poi i tantissimi ponti dell’autostrada, come quello di Genova. Quanti sono i ponti nel Varesotto? Un elenco esatto è ancora da definire e anche a questo serve la richiesta arrivata da Roma agli enti locali. Ai Comuni, che sono i maggiori proprietari e gestori di ponti. Certo: insieme alle ferrovie, alle Autostrade, ma anche ad Anas e alle Province.

Un elenco infinito e di ogni tipo. Alcuni ponti sono eclatanti, conosciuti, guardati già nei giorni scorsi con un filo di apprensione. C’è il “ponte di Cairate”, del 1955, 447 metri di viadotto che scavalcano l’intera valle Olona: il fiume, una ciclabile su una ex ferrovia, un paio di strade locali, i resti di due enormi cartiere. È l’opera più rilevante in carico all’ente Provincia: «Abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte del consigliere provinciale delegato Davide Tamborini che il manufatto non riporta alcun problema di staticità, sulla base dei dati dell’ultimo monitoraggio – ha spiegato nei giorni scorsi il sindaco Paolo Mazzuchelli – l’ultima grande ristrutturazione è stata fatta nel 2002 (qui l’articolo) e le manutenzioni ordinarie vengono fatte con regolarità». Rassicurazioni arrivate nel giro di pochi giorni dalla tragedia di Genova, a Cairate come altrove: un altro manufatto finito sotto la lente d’ingrandimento (qui l’articolo) è stato il ponte “di Oleggio”, vale a dire il ponte in ferro ottocentesco che collega le due sponde del Ticino, tra Lonate Pozzolo e Oleggio. Così come qualche discussione si è avuto su un altro ponte riconoscibile sul Ticino, il ponte “di Varallo” (che è integrato alla diga Enel, sotto Somma Lombardo), già al centro di limitazioni al traffico pesante per ridurre l’usura.

E gli altri, quanti sono? Prova a rispondere, appunto, il “censimento” chiesto dallo Stato, attraverso il Ministero delle Infrastrutture e il Provveditorato alle opere pubbliche. Che hanno chiesto ai Comuni e alle Province di fornire una scheda con i manufatti che gestiscono, lo stato ad oggi, con un elenco di priorità d’intervento. Interventi «che dovranno quindi essere rilevati, valutati e finanziati non certo attingendo ai bilanci dei Comuni che potranno solo assegnare il loro grado di priorità» ha ricordato nei giorni scorsi Virginio Brivio, il presidente di Anci Lombardia, l’associazione dei Comuni lombardi. La scadenza è stata fissata al 30 agosto: «Una ingente mole di valutazioni, perizie tecniche e indagini, Comune per Comune, ed è impensabile che questo lavoro serio e approfondito possa essere realizzato in tempi così brevi». Anzi, rischia di diventare controproducente: «Escludendo le opere pubbliche di più recente costruzione di cui si hanno informazioni tecniche dettagliate, per le rimanenti opere più datate, fare perizie tecniche affrettate è perdere un’occasione; senza contare che moltissimi piccoli comuni non hanno al loro interno professionalità e strumentazione adeguata per dare queste risposte».

Tanto più sul finire del mese di agosto, quando gli uffici tecnici dei Comuni sono ridotti all’osso, in alcuni casi anche con i dirigenti ancora in ferie (e magari un unico dirigente fa servizio anche in due o tre piccoli Comuni). Ovviamente le cose cambiano a seconda delle caratteristiche del Comune, dell’ampiezza del territorio, del livello di urbanizzazione, del rapporto con le infrastrutture “maggiori”. Per esempio il Comune di Cavaria con Premezzo – piccolo ma con territorio complesso – è attraversato dall’autostrada A8 ma nella sua competenza una passerella pedonale sull’autostrada A8 (ma non i ponti maggiori), ma anche un ponte sul torrente Arno e uno su una roggia locale.

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Il ponte che scavalca Statale e ferrovia del Sempione, alla periferia di Gallarate andando verso Somma

Anche le intersezioni con le ferrovie sono in condizioni diverse: i sottopassi fanno di solito parte dell’infrastruttura ferroviaria, mentre i ponti che scavalcano i binari (di solito successivi, spesso a sostituire sottopassi) sono comunali. Un esempio? A Saronno si è discusso del ponte di via Rezia, sulle Fnm, il cui stato lasciava qualche dubbio. A Gallarate i due ponti comunali più importanti sono proprio due viadotti realizzati negli anni Ottanta per scavalcare la ferrovia e la parallela strada del Sempione: quello “della Mornera” che scavalca la linea per Milano e lo scalo merci (1981, ultimo restauro 2015) e quello tra i quartieri di Ronchi e Crenna, di pochi anni successivo, che scavalca la linea per Domodossola. «È il tratto finale della Sp 26 che viene da Besnate» spiega l’ingegner Arcangelo Altieri, dirigente del Comune. «Queste due opere non presentano criticità, al di là di qualche fenomeno in superficie sono state sempre monitorate» assicura.

Nel predisporre la scheda per il Ministero Infrastrutture, il Comune di Gallarate ha fatto una scelta precisa, indicando come priorità i fondi per un’analisi di tutti i manufatti, piuttosto che per interventi su un singolo ponte. «Ci siamo concentrati sui costi dell’indagine visiva e con prove tecniche, per arrivare ad una valutazione complessiva» spiega ancora Altieri. Va notato che i ponti a Gallarate sono numerosi, quasi una trentina: sono in carico al Comune infatti anche tutti i vari ponticelli sul torrente Arno, «ponti con luci limitate (cioè “bassi”, ndr) e non interessati da traffico pesante», perché quasi tutti in centro città, salvo alcuni come quello vicino al casello a Cedrate.

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Il ponte sulle Fnm a Sacconago

A volte, appunto, sono i corsi d’acqua a fare la differenza, tra le città che sono attraversate da torrenti e quelle prive. A Busto Arsizio, ad esempio, il numero di ponti è limitato : c’è una parte dei famosi “cinque ponti” a Nord, il ponte sulle Fnm a Sacconago e poco altro. L’opera su cui più ci si è concentrati è il ponte di accesso alla Hupac, interessato da traffico pesante diretto appunto allo scalo intermodale (per questo sono state fatte anche prove di carico con chiusura notturna della superstrada sottostante). Anche a Busto, comunque, sono giorni febbrili, proprio perché bisogna rispondere alla richiesta del Ministero, che ha tempi rapidissimi. Con tutti i dubbi che appunto ha espresso l’Anci Lombardia, l’associazione dei Comuni.

C’è poi tutto il capitolo dei ponti in carico alle ferrovie (Fs e Fnm) e ad Autostrade. Opere grandi, come il ponte dell’A26 sul Ticino vicino a Golasecca o, più a monte lungo il fiume, quello ferro-stradale di Sesto, ricostruito nel Dopoguerra. Ma anche una miriade di ponti minori, come i tantissimi sull’autostrada A8, dove si lavorava già da un paio di anni, non per ragioni statiche ma a seguito dei limiti di resistenza all’urto delle sponde in caso d’incidente (ne parlavamo anche qui): in questo caso gli interventi sono coordinati tra Autostrade e Provincia, perché le competenze sono intrecciate.

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Le limitazioni sui ponti che scavalcano l’A8

Da ultimo, appunto la Provincia: i ponti e viadotti direttamente in carico a Villa Recalcati sono pochi, solo una decina. Ad esempio si può citare il ponte sulla SP1 a Gavirate-Bardello e quello a Gemonio sulla tratta di provinciale in Variante, realizzata pochi anni fa. Mentre tra i manufatti segnalati al ministero, oltre a quello di Cairate, ci sono i ponti di Laveno, Leggiuno e Cuasso al Monte, tutti risalenti agli anni Cinquanta.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 29 Agosto 2018
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