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“Hai sulla fronte le insegne del giusto”. Il sacrificio per la libertà di Mario Greppi

Figlio di Antonio, che sarà primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, e di Bianca Mazzoni, morì il 23 agosto del 1944, dopo essere stato ferito a morte dalle Brigate Nere fasciste

Mario Greppi

È l’ultima volta che ti sento scender le scale appena fa giorno. Ti accompagno col cuore sospeso. Sospeso alla mia speranza pur viva… E la sera non torni: sarà per domani“. Racchiudono tutta l’apprensione che solo una madre può provare le parole, scelte con cura e “senza pretesa di lavoro letterario”, da Bianca Mazzoni, la mamma di Mario Greppi partigiano di soli 24 anni, ferito a morte a Milano dai proiettili dei soldati fascisti il 21 agosto del 1944.

Quelle drammatiche ore segnarono per sempre l’esistenza dei Greppi, una famiglia dove l’antifascismo e i valori di libertà e democrazia erano pane quotidiano.

Come ricordato dalla nipote Bianca Dal Molin (autrice, tra altri testi, del libro “Dieci vite in una sola“, L’Orinitorinco Edizioni), la morte di Mario, fu uno spartiacque nella loro vita, vissuta tra il capoluogo lombardo e il Lago Maggiore, ad Angera. Fu un dolore insanabile per la madre Bianca e il padre, Antonio Greppi, socialista e antifascista, che divenne il primo sindaco di Milano dopo la Liberazione. Greppi padre, in quel periodo si trovava in esilio in Svizzera e seppe delle morte del figlio da un amico sacerdote che portò la notizia oltre confine, soltanto a funerali avvenuti.

Mario Greppi

I fatti di Milano non furono immediatamente ricostruiti con precisione, ma grazie al racconto di alcuni testimoni oculari sono oggi ben noti. “So Mario – scriverà la madre ripercorrendo il suo dolore -: ho veduto sul volto di chi ti stava d’attorno. L’orrore del tuo calvario”.

Il racconto delle ultime ore di quel giovanissimo partigiano si può ora rileggere anche su Facebook grazie al progetto Ossola ’44, la pagina curata dal giornalista di VareseNews, Roberto Morandi che ricostruisce, giorno dopo giorno i fatti salienti della lotta di Resistenza, vissuta con tenacia e coraggio, in questo angolo d’Italia. A proposito di Greppi si legge:

“Sera del 20 agosto 1944: Mario Greppi scende dai monti dell’Ossola e arriva ad Angera, cittadina sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, dove incontra la madre Bianca Mazzoni e le sorelle, Enrica e Maddalena. Figlio di Antonio Greppi che sarà primo sindaco di Milano dopo la Liberazione, Mario ha 24 anni e si è sottratto alla leva della Rsi con convinzione: combatte ora nella 8a Brigata Matteotti, nome di battaglia Eugenio (per il suo amore per Eugenio Montale, di cui, ricorda la nipote Bianca, conosceva moltissimi versi a memoria, ndr). Dopo la notte ad Angera dovrà raggiungere la città per tenere i contatti con i patrioti milanesi. 

Dopo la notte passata ad Angera, a metà strada tra l’Ossola e Milano, alla mattina del 21 agosto 1944 Mario Greppi arriva in città portando documenti clandestini da consegnare.
In piazza Piola, proprio mentre sta per consegnare i documenti, viene catturato dai repubblichini.

I fascisti cercano di usarlo come esca per catturare altri patrioti e, per questo, lo portano in piazzale Baracca, alla periferia opposta della città. Il giovane Greppi tenta di fuggire su un tram, viene colpito e ferito gravemente: morirà due giorni dopo, il 23 agosto 1944.

Suo padre, Antonio Greppi, lo saprà a fine agosto e – rientrato dalla Svizzera dove si era rifugiato – prenderà il posto del figlio nella 8° Brigata Matteotti in Val d’Ossola”.

Mario Greppi
La tomba di famiglia al cimitero di Angera

Hai sulla fronte le insegne del giusto” scriverà ancora la madre Bianca rivivendo il momento in cui vide il figlio senza vita. Per molti anni in Casa Greppi, a coprire quel dolore inconsolabile, calò il triste silenzio sugli avvenimenti che riguardavano l’assassinio di Mario.

Ma non fu certo dimenticato. Ad Angera, sulle rive del Lago Maggiore, il ricordo di ciò che avvenne non è racchiuso soltanto nel portone di Casa Greppi. A Mario Greppi, dopo la Liberazione, fu dedicata la via che attraversa il centro storico, in un certo senso un nome impresso nel cuore della cittadina.

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it
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Pubblicato il 22 Agosto 2019
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