Truffa del pellet, il sito è ancora online. “Chiediamo il sequestro”
I clienti hanno pagato ma a distanza di settimane i bancali non sono stati consegnati. Si muove anche un'associazione di consumatori
Sequestro e oscuramento del sito internet. È la richiesta contenuta nell’esposto che l’associazione di consumatori Codici ha depositato alla Procura della Repubblica di Novara per la “truffa del pellet” emersa, anche quest’anno, anche in provincia di Varese.
Ce n’eravamo occupati per la sede di Angera, sul Lago Maggiore, dove l’azienda si era dileguata dopo aver incassato ordini di pellet pagati ma mai consegnati ai clienti.
La vicenda tocca però anche la provincia di Novara, per l’altra sede della società, nel piccolo paese di Pombia, nella valle del Ticino. Come in altri casi, il paradosso è che il sito web della società è ancora aperto e operativo «anche se la società ormai è latitante da alcuni mesi» dic dichiara Ivano Giacomelli di Codici, la società che ha presentato la richiesta di sequestro del sito. «C’è dunque il rischio di prosecuzione del reato e per questo motivo abbiamo chiesto alla Procura di predisporre il sequestro e l’oscuramento del portale web. Auspichiamo che la magistratura faccia luce su questa vicenda, perché ci sono dei cittadini raggirati che devono essere risarciti».
Ad Angera la società era anche subentrata ad una storica rivendita, che aveva una sua credibilità e che si è ritrovata a fronteggiare i clienti che hanno pagato e ancora aspettano il pellet.
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