Consorzio Fiori del Lago Maggiore: aziende familiari a rischio di chiusura
La crisi sta vanificando la lieve ripresa del mercato, dopo anni di caduta libera che avevano fatto crollare il fatturato
La crisi da coronavirus provocherà la chiusura di molte aziende a conduzione familiare che vivono di produzione e commercio al dettaglio. “Sono 60 delle 120 associate al Consorzio Fiori Tipici del Lago Maggiore -informa il direttore Lorenzo Bizioli -. Non siamo in grado di quantificare al momento quante cesseranno l’attività. Chiuderanno man mano che i titolari arriveranno all’età della pensione non avendo più mercato né potendo contare sul passaggio generazionale. Le sole in grado di sopravvivere sono quelle in prossimità dei cimiteri grazie alla clientela locale “.
Le 60 aziende di maggiori dimensioni che impiegano 150 addetti pagheranno il calo di vendite del 70 per cento stimato dal Consorzio. “Sta andando in fumo -spiega Bizioli- la produzione di piante acidofile avviata tre anni fa, tanto è il tempo necessario prima che possano essere messe in commercio. E le vendite non vanno oltre maggio. Siamo già in ritardo, se va bene riusciremo a smaltire solo il 30 per cento”.
La crisi sta vanificando la lieve ripresa del mercato, dopo anni di caduta libera che avevano fatto crollare il fatturato da 25 milioni ai 13 del 2019. La vendita delle camelie è calata del milione e 200 mila esemplari degli anni migliori a 800 mila. Dal 2018 però le ordinazioni dal nord Europa hanno fatto registrare un aumento, sia pure contenuto, confermato lo scorso anno. Sembrava l’inizio dell’uscita dal tunnel imboccato con la crisi finanziaria del 2008.
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