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Dalla casa di riposo Menotti-Bassani di Laveno: “Non ce la facciamo più. Abbiamo già 14 morti”

La situazione della Fondazione Menotti-Bassani è drammatica. C'è il reale rischio di una strage dalle proporzioni spaventose. I continui Sos lanciati non stanno sortendo effetti

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Ci stiamo battendo allo stremo delle forze per affrontare una situazione drammatica, ma da soli non possiamo farcela oltre”

Dalla Fondazione Menotti-Bassani arriva un altro grido di allarme. Sempre più spaventati della situazione per la diffusione del coronavirus fino a dover scrivere ai familiari e a tutti i collaboratori della casa di riposo. Sono già morte quattordici persone tra cui anche il novantenne cappellano don Giovanni Ferrè.

Il direttore della struttura che ospita duecento anziani non nasconde il dramma che si sta consumando dentro la casa di riposo. “La Fondazione – scrive Giovanni Bianchi – sta vivendo giorni sempre più difficili. Abbiamo bisogno di personale al più presto, in principal modo medico. I medici sono la parte più esposta, ed hanno risentito prima e più degli altri della situazione, così come infermieri e personale ASA”.

Da giorni era partita la richiesta, come quella di strumenti di protezione già dalla fine di febbraio. Le risposte sono state poche e insufficienti a far fronte all’emergenza.

“Gli appelli – prosegue Bianchi – sinora non hanno sortito alcun effetto; anche stamattina  abbiamo interloquito con il  Prefetto e confidiamo che le Istituzioni comprendano e si attivino perché la reale situazione non può tollerare ulteriore differimenti operativi o burocratici.

Il contesto più delicato ora è quella del 1° e 2° piano Bassani; sotto controllo è invece il livello generale del terzo piano, dove si era verificato il primo focolaio. Casi sono presenti anche negli altri nuclei e i soggetti interessati sono stati prontamente isolati. Le terapie farmacologiche sono state tutte impostate.

La situazione complessiva non sta migliorando; purtroppo se non avremo riscontro da parte delle Istituzioni, unici soggetti che allo stato attuale hanno la possibilità e l’autorità d’intervenire con sanitari di supporto,  la Fondazione da sola non potrà fare altro contro il virus. Non possiamo continuare così.

Una situazione che coinvolge tutti. In primis gli ospiti, ma con loro tutto il personale e i famigliari.

“Fatichiamo anche a tenere i contatti con i parenti; i medici sono sul campo per terapie e cure e sottrarli a questo sarebbe un ulteriore danno. Al di la delle accuse denigratorie e minacce personali che circolano sui social, siamo in prima linea per salvaguardare i nostri e Vostri cari h.24 e, credetemi, con la morte dentro; finché mi sarà fisicamente possibile non smetterò di combattere. Ci stiamo battendo allo stremo delle forze per affrontare una situazione drammatica, ma da soli non possiamo farcela oltre”.

Alla fine di marzo la situazione non era così drammatica e sembrava che la Menotti- Bassani se la potesse cavare. C’era stata da subito preoccupazione, soprattutto a causa di tanti soggetti del personale in malattia. Il direttore ha ricostruito i fatti dall’avvio della pandemia e cita le continue richieste inascoltate alle istituzioni e ad Ats in particolare. 

“Sin dal 24 febbraio – spiega Giovanni Bianchi – due persone della Fondazione sono state dedicate a tempo pieno al reperimento di mascherine e dispositivi perché si era compresa la loro assoluta necessità. La prima fornitura di queste fatte confezionare da noi, stante la totale assenza sul mercato e la mancanza di qualsivoglia indicazione da parte delle Istituzioni preposte, è avvenuta il 19 marzo. Fino a quella data solo rinvii sempre a date successive. I primi tamponi siamo riusciti ad effettuarli il giorno 3 aprile e ciò non per colpa della Fondazione che da tempo ne chiedeva l’attuazione”.

Siamo di fronte a una strage annunciata e ancora oggi al grido di allarme la risposta arriva da semplici elenchi di personale da ricercare. “Non ce la facciamo davvero più. Aiutateci!”

Pubblicato il 13 Aprile 2020
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