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Visiere protettive realizzate con stampa 3D: il progetto di un giovane maker di Sesto Calende

Giovanni Trapella ha trasformato il proprio salotto di casa in un vero e proprio laboratorio per la produzione e l’assemblaggio di visiere protettive realizzate con stampanti 3D

Giovani Trapella

Innovazione e tecnologia per combattere l’emergenza coronavirus. Giovanni Trapella, giovane inventore e maker di Sesto Calende, ha trasformato il proprio salotto di casa in un laboratorio per la produzione e l’assemblaggio di visiere protettive, realizzate tramite l’utilizzo di stampanti 3D.

Fin dall’adolescenza Giovanni è un grande appassionato di tecnologia e di invenzioni, a tal punto che nel 2015, appena quindicenne, partecipò a Roma alla Maker Fair dove presentò il progetto “Arrow Jacket” mentre l’anno successivo, nel 2016, portò la mensola “Don’t forget me”.

«Avevo quattordici anni quando ho scoperto la stampante 3D al Faberlab di Varese rimanendone letteralmente folgorato – racconta Giovanni -. Per Natale mia madre mi regalò un primo kit e da quel momento mi sono tuffato a capofitto nel mondo delle invenzioni. Mi identifico sia nella figura dell’inventore sia in quella del maker – sottolinea Giovanni -. Questo perché non solo invento ma costruisco e produco ciò che mi viene in mente».

Ex studente, ma già docente di laboratorio per il CFP Ticino-Malpensa, istituto di Somma Lombardo che gli ha prestato un’ulteriore stampante, Giovanni è un ragazzo con il desiderio di tornare presto alla normalità e aprire al più presto il proprio negozio, un maker space, nella sua Sesto.

Quando l’emergenza Coronavirus è dilagata in tutt’Italia, Giovanni si è dunque visto obbligato a rimandare l’apertura del negozio anche se ciò non ha gli ha impedito di impiegare le proprie energie alla lotta contro il Covid-19. Seppur molto giovane anche lui è dunque sceso in campo, rimboccandosi le maniche e accogliendo la richiesta di aiuto proveniente da diverse strutture ospedaliere per realizzare le valvole di raccordo Charlotte e Dave. Queste valvole sono infatti necessarie per trasformare le maschere da snorkeling Easybreath della Decathlon in maschere respiratorie d’emergenza, presidi poi donati all’Ospedale di Circolo di Varese.

Per la realizzazione Giovanni ha preso spunto da un articolo di Prusa Research, relativo alla realizzazione di face shield. Tuttavia, non avendo trovato sul web nessun modello che lo convincesse del tutto, ha deciso di elaborare un suo progetto e rendere questo dispositivo di protezione più confortevole e individuale, cosa essenziale per alcune categorie di operatori.

Con la stampante 3D Giovanni ha iniziato quindi a realizzare i supporti necessari e, successivamente, a completare il dispositivo con schermo in pvc e fasce regolabili per posizionarlo sul capo. Una volta ultimati i primi quattordici supporti, il maker sestese li ha donati all’SOS dei Laghi di Travedona Monate.

«La maggior parte dei miei progetti – spiega Giovanni – sono progetti che io studio per utilità. Per essere seguito con cura, quest’ultimo in particolare richiede quasi venti ore al giorno. Magari dall’esterno non si ha questa percezione ma oltre alla programmazione delle stampanti, anche il montaggio richiede tanto tempo e per finire il lavoro bisogna anche pulire il pezzo, tagliare il plexiglass e, infine, montarlo».

In quest’ultimo e delicato periodo Giovanni lavora così senza tregua, impiegando gran parte delle proprie giornate a questo progetto. In particolare, quando la scorsa settimana un medico rianimatore dell’Ospedale Niguarda di Milano lo ha contattato perché in uno dei reparti di terapia intensiva Covid-19 stavano per esaurire le face shields in dotazione. La risposta non si è fatta attendere e, nelle ore successive alla richiesta, tutte le stampanti 3D a disposizione hanno letteralmente lavorato a pieno regime così che la mattina successiva, ultimata la fase di assemblaggio, il maker sestese si è recato personalmente a consegnarle in ospedale.

«Ricevere alcune fotografie in cui gli addetti al Reparto indossavano le face shields made in Sesto Calende, accompagnate da un messaggio di ringraziamento, mi ha ampiamente ripagato per il lavoro svolto – conclude Giovanni – La consapevolezza di aver fatto qualcosa di utile in questo particolare momento mi è di sprone per continuare. Ne donerò altre al CVA di Angera e ad alcuni medici di base che me le hanno richieste. Sto anche sviluppando soluzioni diverse per realizzare dispositivi di protezione per altri operatori impegnati nell’emergenza. Non è sempre stato facile reperire il materiale necessario e per questo motivo devo ringraziare la Polizia Locale di Sesto Calende e Antonio Corini di Golasecca, per il materiale tessile che mi ha donato».

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Pubblicato il 14 Aprile 2020
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