No alla burocrazia della sicurezza. Le imprese sapranno difendere la salute
Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, interviene sulla Fase 2: «Oggi vogliamo certezze, vogliamo capire quali provvedimenti dovremo assumere dal giorno della riapertura»
Ripartire bene, ripartire sicuri, ripartire informati, senza penalizzare la piccola e media impresa, i suoi tanti occupati e le rispettive famiglie: gli imprenditori in queste ore si aggrappano come possono a ogni indiscrezione, presunta certezza, voce beneinformata che possa dar loro le rassicurazioni che, in questa fase, mancano. E l’assenza di certezze è un fardello duro da portare per chi, dall’11 marzo, è costretto a convivere con un lockdown molto esteso che peserà come un macigno sui deboli bilanci di questo terribile inizio d’anno.
Le imprese di Confartigianato hanno sin dall’inizio della pandemia risposto con spirito di servizio e grande sacrificio alle decisioni prese dal Governo e Regione e hanno posto la salute di tutti i cittadini prima di ogni interesse economico. «Ma oggi vogliamo certezze, vogliamo capire quali provvedimenti dovremo assumere dal giorno della riapertura» dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese e imprenditore: «Abbiano apprezzato la sintesi e la chiarezza delle disposizione date dal Governo con il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” ma speriamo ci si fermi qui e non comincino a proliferare accordi, linee guida, check-list o altre disposizioni che non fanno altro che disorientare gli imprenditori e che rischiano di costringerli a porre più attenzione al carico burocratico che alla effettiva applicazione delle misure di sicurezza». Cosa, quest’ultima, che dovrebbe essere invece in cima alla lista delle priorità di tutti.
Il presidente è categorico: bisogna avere fiducia nelle imprese e nella loro capacità di contenere la diffusione del Covid-19, come ha dimostrato quel 40% circa di attività che ha continuato a operare nel periodo di lockdown. E come ha certificato il sacrificio fatto dal restante 60%, rimasto fermo nel massimo rispetto dalla salute pubblica. «Eppure – rileva Galli – assistiamo con preoccupazione a un accanimento ideologico contro l’impresa che non trova alcuna giustificazione statistica ed epidemiologica».
Ragionare numeri alla mano, e con grande lucidità, è dunque l’appello al legislatore, sia esso regionale che nazionale. «Le riaperture vanno concesse sulla base della capacità di garantire sicurezza, indipendentemente dalla filiera di appartenenza. Le filiere strategiche sono importanti, ma lo sono anche le piccole e medie imprese» è la sottolineatura del numero uno di via Milano che, per sintesi, ricorda: non è un timbro a garantire la sicurezza, né un codice Ateco, ma l’ordine, la chiarezza e la serietà di chi prende decisioni e di chi, sin da ora, si impegna a rispettarle. «Per i nostri imprenditori la sicurezza delle persone è un valore – riferisce Galli – Nelle nostre imprese lavorano insieme imprenditori e dipendenti. Sappiamo bene cosa significa il rispetto della salute, per questo chiediamo alla politica di prendere decisioni chiare e di rapida applicazione, limitando la burocrazia e ascoltando chi fa impresa ogni giorno».
Inoltre, si potrà ripartire solo se verranno erogati fondi adeguati a sostenere le operazioni di riconversione rese necessarie dall’emergenza Coronavirus. Persino la riqualificazione professionale, indispensabile per duplicare le competenze interne alle aziende e garantire una suddivisione per turni della produzione è una missione tutt’altro che semplice, specie per una piccola e media impresa e specie in un momento in cui i corsi in aula sono fermi.
L’altro capitolo si chiama liquidità ed è tutt’altro che risolto con le risorse messe a garanzia dal Governo in occasione del decreto 23 dell’8 aprile 2020 per facilitare l’accesso ai finanziamenti bancari da parte delle imprese: troppa lentezza rischia di non dare alle aziende la liquidità necessaria a riaccendere per tempo i motori dell’economia. Per ripartire le imprese chiedono anche serenità, quella che può dare un adeguato prolungamento degli ammortizzatori sociali (Fsba per l’artigianato), attualmente fermi a nove settimane.
Bene il prolungamento dei termini di pagamento ma nei prossimi mesi gli imprenditori vorrebbero evitare di ritrovarsi con i conti correnti prosciugati dalle scadenze fiscali. Perché non pensare a una dilazione di lungo periodo? Quello di cui hanno più urgenza oggi le imprese è recuperare la loro capacità produttiva e generare risorse per tutti, garantendo il lavoro ai propri collaboratori. Ogni incertezza, ogni inutile ritardo non farà che mandare in crisi gravemente le nostre comunità.
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