Severino, Bartali e il giorno di festa tricolore ad Angera
Dopo i lutti della guerra Antonio Greppi, sindaco di Milano, organizzò il primo campionato italiano. Tra ponti provvisori, pezzi di ricambio in premio, molta fatica: ciclismo povero simbolo della vita che riprendeva
La foto è stata scattata sul Lungolago di Angera il 16 settembre 1945: brillantina, maglie di lana, una felicità che sembra trasparire dagli occhi di tutti.
«Antonio Greppi, sindaco di Milano, si prodigò per organizzare, assieme alla federazione ciclistica italiana, una gara simbolo della ripartenza del ciclismo italiano, dopo la guerra» racconta Lorenzo Franzetti, giornalista, narratore, anima insieme alla moglie Alessandra Doridoni della Bottega del Romeo di Ispra. «Riuscì a fare organizzare il Campionato italiano, che volle intitolare al figlio Mario, grande appassionato di ciclismo, assassinato un anno prima».
«Il percorso della gara, la prima vera corsa ciclistica dopo il conflitto, aveva un forte significato simbolico, poiché con partenza da Milano e arrivo ad Angera (le due città di Mario), prevedeva anche di toccare, nella prima fase di gara, anche il luogo del martirio di Fondotoce».
«Alla gara – continua Franzetti – i corridori parteciparono quasi tutti da “indipendenti”, poiché le grandi squadre non erano ancora state ri-organizzate dopo la guerra: si erano accasati tutti per piccole società e si erano presentati al via con mezzi e abbigliamento realizzati praticamente in casa».
Quaranta atleti, in tutto. Si passava da Stresa, Meina, Gattico, nel finale dal Brinzio. E il passaggio tra Lombardia e Piemonte avveniva sul ponte di barche di Sesto Calende, che sostituiva provvisoriamente quello di ferro bombardato dagli Alleati.
«C’era anche Gino Bartali, al via quel giorno, e arrivò nei primi dieci: quel giorno, tuttavia, fu la grande festa di un corridore umile e generoso, Severino Canavesi di Gorla, che trionfò nella gara più importante della sua vita».
Un «umile operaio del pedale», lo definisce Franzetti: «La guerra gli aveva tolto i cinque anni più preziosi della sua carriera ciclistica: molti atleti di grande talento, oltre a lui, dopo essere emersi negli anni Trenta, non riuscirono a ottenere le glorie che meritavano, poiché lo sport si dovette interrompere per quattro/cinque anni». Quel giorno scattò per conquistare il traguardo volante di Gattico, vicino a Borgomanero: si vincevano due tubolari, due gomme di ricambio che erano preziose, in quei tempi di povertà. E di strade ancora bianche, dove si forava spesso per colpa dei chiodi che si staccavano dalle scarpe dei contadini.
Tutte le foto e la cronaca di quel giorno sul sito di Cyclemagazine
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