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Dieci domande ad Ats per capire come siamo messi

Abbiamo tutti bisogno di dati certi per capire qual è la situazione della diffusione dell'epidemia. L'istituzione responsabile è Ats e a questa rivolgiamo alcune domande per poter svolgere in modo serio il nostro lavoro

coronavirus

È tornato il rumore. Le città si ripopolano di persone. Sulle strade riprende un discreto traffico e si vedono sempre più persone in bicicletta o mentre corrono.  Sono tutti segnali evidenti dell’evoluzione della crisi. Si chiude la prima settimana della cosiddetta “fase 2”.

Il clima è cambiato in modo evidente. Con questo anche il modo di reagire delle persone. Ce ne rendiamo conto bene dai numeri del giornale, ma soprattutto dai commenti su Facebook. Una comunità con i nostri numeri è un campione reale di tutta la popolazione. Solo sulla fan page sono attive ogni giorno oltre 210mila persone. Si parla di miglia di commenti.

La “fase 2” sta generando reazioni diverse. Di quelle che negano dall’inizio la pandemia o che la minimizzano non ci siamo mai occupati e continueremo a farlo. Non c ‘è bisogno di perdere tempo a spiegarne il perché. Tutti gli altri si dividono in diverse “scuole di pensiero”.

C’è chi dice: “basta. Non ne possiamo più. Piantatela di fare terrorismo. Basta con questi numeri”. Quasi fosse colpa nostra l’esistenza dell’epidemia.

C’è un secondo gruppo infastidito dalle testimonianze e dal mettere in guardia sui rischi perché “è ora di tornare alla normalità altrimenti farà più morti l’economia che il virus”.

Poi c’è un terzo atteggiamento, più pacato e fermo: “vogliamo dati che ci facciano capire. Spiegateci come sta andando perché così non può funzionare”.

Lo avevamo detto nell’ultimo editoriale: riaprire così ricorda tanto la roulette russa, può andarci bene oppure no. L’attenzione e la responsabilità richiesta ai cittadini da sola può non bastare. Allora che si fa?

Intanto torniamo a chiedere dati certi. Lo avevamo fatto diverse settimane fa, ci torniamo su. I veri responsabili territoriali della nostra salute sono le ATS. Sono loro, anche per voce del presidente Fontana, a dover dare le risposte. Nel tempo hanno rilasciato una intervista, fatto un paio di comunicati e poi il silenzio assoluto.

Non funziona così. Non può funzionare. L’informazione è l’ingrediente principale perché le persone conoscano come vanno le cose e siano consapevoli. Ogni giorno continueremo a chiedere conto. Chiederemo i dati per poter fare analisi serie. Qui di seguito le domande. Dieci domande per iniziare a capire.

Le dieci domande

1) Quanti sono i tamponi fatti in provincia di Varese giorno per giorno dall’inizio della fase 2?

2) Quanti sono attualmente i pazienti Covid positivi?

3) Quanti sono in ospedale, quanti nelle strutture residenziali e quanti al proprio domicilio?

4) Quanti sono i nuovi contagi dall’inizio del mese di maggio?

5) Quante sono le persone messe in isolamento in tutta l’epidemia?

6) Quante persone sono seguite attualmente in isolamento fiduciario?

7) Come vengono monitorati i nuovi contagi?

8) Quanti sono i guariti?

9) Quanti accertati dal tampone e quanti presunti per fine periodo di quarantena?

10) Quanti sono usciti dagli ospedali con tampone negativo e quanti dal proprio domicilio?

Pubblicato il 08 Maggio 2020
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