“In ospedale, polmoniti in numero anomalo già a gennaio”
Dopo il lavoro intenso dal primo paziente di Codogno, il professor Venturini, primario di radiologia al Circolo racconta l'organizzazione a sostegno del territorio con due percorsi in favore delle RSA e dei medici di base
Fotografie eloquenti, che davano l’esatta dimensione dell’aggressività virale ancora prima del risultato del tampone. La radiologia dell’ospedale di Varese diretta dal Professor Massimo Venturini ha avuto un ruolo importante nella gestione dell’emergenza Covid: le immagini ottenute dai tecnici e interpretate dai medici sono state spesso determinanti nell’individuare il grado di aggressione a cui il paziente arrivato in ospedale era sottoposto.
L’inizio dell’emergenza Covid con l’arrivo dei pazienti, innanzitutto dalle province più colpite, ha dato spiegazione a una serie di polmoniti interstiziali che avevano cominciato a riscontrare sin dall’inizio dell’anno: « Con il senno di poi ci siamo resi conto che quelle situazioni diventate emergenza Covid dal 20 febbraio scorso, le avevamo già viste. Si tratta di polmoniti che capita di vedere, per cui nessuno ci aveva badato più di tanto, nonostante il numero anomalo. Quello che abbiamo scoperto dopo era la pericolosità di questo virus che, in alcuni casi, comprometteva gravemente il parenchima del polmone».
È dal paziente 1 di Codogno, però, che anche per il personale diretto dal professor Venturini, arrivato alla Sette Laghi il primo novembre scorso, cambia la vita: « All’inizio eravamo impreparati. C’erano poche certezze e mano a mano che arrivavano nuove linee guida le adottavamo. È stato comunque faticoso definire percorsi protetti e permettere a tutti di operare in sicurezza».
All’interno dell’Ospedale si sono definiti percorsi Covid e altri “puliti” ben separati: « Oggi abbiamo strutturato il reparto e messo a punto procedure di assistenza che prevedono, oltre alla vestizione meticolosa degli operatori, anche sanificazioni di ambienti e strumentazioni. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di individuare una Tac dedicata tra le tre disponibili. Il nostro personale era chiamato nelle aree covid quando i ricoverati non erano in grado di scendere per esecuzione di Rx torace, ecografie e procedure interventistiche in casi particolari»
Sedici medici radiologi e 4 specializzandi dell’ultimo anno recentemente assunti nell’emergenza sia per Varese che per il territorio, 25 tra infermieri e ausiliari e 56 tecnici di radiologia hanno svolto il lavoro di sentinella anche al letto di chi lamentava altre patologie: « Inizialmente effettuavamo solo radiografie e TAC del torace senza contrasto. Poi è emersa l’esigenza di individuare precocemente l’insorgenza di embolie polmonari per cui abbiamo effettuato anche TAC con contrasto. Abbiamo anche fatto spesso ricorso all’ecografia dove, le ridotte distanze con il paziente, richiedevano protezioni maggiori».
Oltre alla diagnostica per immagini, il professor Venturini è specializzato nella radiologia interventistica: « È capitato di dover intervenire per sanguinamenti arteriosi: in quei casi siamo intervenuti in emergenza e mediante angiografie con materiale embolizzante abbiamo occluso l’arteria. Altre volte si è trattato di versamenti pleurici massivi e colecistiti in pazienti Covid intubati che non potevano essere operati. Abbiamo effettuato al letto del malato dei drenaggi pleurici e delle colecistostomie percutanee drenando la bile all’esterno in un sacchetto, in aggiunta alla terapia antibiotica».
Ora il personale della radiologia è coinvolto in due progetti a sostegno del territorio: « Su disposizione del direttore generale dott. Bonelli – spiega il professor Venturini – abbiamo costruito 2 percorsi. Uno è per le RSA con la possibilità che un nostro tecnico radiologo vada nella residenza per effettuare le radiografie dei malati anziani che poi vengono refertate dai medici in ospedale da remoto. Abbiamo poi un percorso a sostegno dell’assistenza a domicilio dei pazienti Covid su richiesta del medico di base. Specialisti ospedalieri come lo pneumologo e un infermiere possono andare in casa, per valutazione clinica ed ecografia toracica e, in caso di necessita’, coinvolgeranno un tecnico per effettuare la radiografia del torace nel caso questa sia dirimente per comprendere la presenza di una polmonite da Covid».
L’impegno dell’equipe di radiologia, quindi, si prepara ad allargare la sua operatività: « Tutto il gruppo sta lavorando con grande impegno. Nessun risultato sarebbe stato possibile senza il grande coinvolgimento dei medici, degli infermieri con la collaborazione della caposala infermieristica Cinzia Spinelli e dei tecnici coordinati da Sonia Cuman. Con la ripresa delle normali attività occorrerà rivedere anche i tempi che non potranno prescindere dalla sanificazione dei macchinari e dall’aerazione adeguata degli ambienti tra un paziente e l’altro. Ciò comporterà un maggior distanziamento degli appuntamenti che ci costringerà, temporaneamente, a rivedere le liste d’attesa ma anche il nostro modo di lavorare».
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