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Imminente la riapertura dei bocciodromi, riunioni a raffica in Lombardia

Il presidente federale Giunio De Sanctis ha consultato in videoconferenza i comitati provinciali. Probabile la ripresa delle gare individuali, più difficile per le coppie, certamente escluse le terne

Bocce varie

I tam-tam stavano conquistando lentamente le pianure e le colline, l’aria circostante era sempre più impregnata dai suoni. I nativi americani, seduti a semicerchio intorno al fuoco nella notte incombente, avevano iniziato a percuotere i loro tamburi ritmicamente, accompagnando con nenie languide e malinconiche i movimenti cadenzati del capo, quasi che ogni suono e ogni gesto avessero un significato recondito da trasmettere.
Le percussioni stavano salendo di tono, stavano conquistando gli astanti, coinvolti dal crescendo, sempre più forti, sempre più inebrianti, sempre più ipnotiche … Sì da Roma erano assordanti le voci della riapertura: di che cosa, se è lecito chiederselo?
«Ma lu el lég no el giornàl?» diceva il signor Luigi con aria scandalizzata, guardando l’attonito interlocutore, e riprendendo, questa volta in italiano anche se con uno spiccato accento lombardo: «Ma non ha sentito che la settimana prossima inizia la fase due anche per lo sport, che si riaprono le palestre, le piscine, i centri sportivi, insomma tutto. Si riprende».
Indubbiamente aveva ragione e i tam-tam erano arrivati molto prima alla Federazione Italiana Bocce, che si era precipitata, con notevole efficienza, ad organizzare una serie di riunioni, tanto per rimanere in tema con i nativi americani sopra spiati, a tambur battente, al fine di tastare il cosiddetto polso – niente di medico per carità, evitiamo di percorrere sentieri ormai opprimenti – alle Società Lombarde sulla fine della chiusura delle attività sportive.
Quindi il 7 maggio la consulta, presieduta dal commissario Moreno Volpi, che ha coinvolto tutti i presidenti e i delegati del comitato lombardo, poi, a cascata, l’11 le società dei comitati di Brescia, Lecco, Mantova e provincia di Pavia, il 13 le società dei Comitati di Como, Milano e Monza/Brianza e infine il 14 le società dei comitati di Bergamo, Cremona, Sondrio e Varese, sempre con l’autorevole presenza del presidente federale Giunio De Sanctis.
Riunioni – “Udite, udite, accorrete, accorrete, è fantastico, affascinante, incredibile!” – in video conferenza, gestita e realizzata perfettamente, grazie al segretario Alessandro Bianchi e ai suoi collaboratori che hanno permesso di accedere ad un mezzo moderno, efficiente e tutto sommato di grande comodità, non dispendioso e atto a permettere che persone tranquillamente assise nelle proprie case potessero dialogare e confrontarsi.
Che cosa è emerso da questa pletora d’incontri che ha coinvolto alcune centinaia di dirigenti delle bocce? Un elemento sopra tutti: la volontà di riprendere, di far risorgere un mondo che era stato rinchiuso nelle tenebre, come tutto il pianeta sport, durante questi mesi, dal 24 febbraio in poi.
Il presidente ha scaricato alcune tonnellate d’ottimismo, ha elencato quelli che potrebbero essere i canoni e i limiti entro i quali, per un tempo ora indefinito, dovranno muoversi le bocce. Se per il volo e la petanque dovrebbero esistere margini operativi più ampi dato che queste specialità si svolgono prevalentemente all’aperto, diversa sarà la situazione per la raffa, che si pratica in gran parte in bocciodromi al coperto. Anche se ad oggi nulla si sa di preciso, i protocolli cui adeguarsi non dovrebbero essere molto diversi rispetto a quelli delle palestre o degli sport che hanno luogo all’interno di ambienti chiusi, per cui De Sanctis ha ventilato l’impossibilità di ripartire in modo completo.
Probabile la ripresa delle competizioni individuali, più difficile per le coppie, certamente escluse le terne, il tutto dopo aver soddisfatto l’obbligo di rivedere e adeguare le strutture ai protocolli. Qualora le norme di sicurezza fossero molto rigide non è fuori logica temere, come del resto ipotizzato dalle palestre che hanno parlato di una percentuale del 30% non in grado di adeguarsi, che alcuni bocciodromi non potranno rimettersi in moto a carattere immediato, anche per le responsabilità legali che investiranno pesantemente i presidenti di società.
In pratica intorno al totem al centro dei tam tam è deflagrata l’enorme passione dei dirigenti, ma, contemporaneamente, nessuno ha voluto trasferirsi in Africa per imitare il famoso struzzo che immerge la testa nella sabbia per non vedere – anche se è una leggenda: non la immerge, ma la avvicina al suolo per mimetizzarsi e assomigliare ad un cespuglio -.
C’è solo da sperare che le norme imposte non siano orientate, come già accaduto per altri settori, in un’unica direzione e soprattutto si eviti di ripresentare situazioni caotiche e discrezionali di problematica interpretazione. Lo sport delle bocce vuole risorgere e riprendere a correre, a lanciare il suo messaggio sociale, e diciamolo forte e chiaro: è insostituibile, la nostra società ne ha un disperato bisogno e non potrà rinunciarvi, né ora, né mai!

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Pubblicato il 16 Maggio 2020
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