Il vescovo Renato: gli sguardi, le parole, il cuore
Il ricordo di monsignor Corti nella sentita lettera di due fedeli
Di seguito la bella e sentita lettera in ricordo di monsignor Renato Corti scritta da due fedeli.
Innumerevoli ricordi personali, diventati ormai tessuto concreto della nostra vita, si uniscono alle tante cose belle dette o scritte in questi giorni sul nostro carissimo vescovo Renato. E rendono ancor più intensa la nostalgia di lui, della sua presenza austera ma dolcemente paterna, ed anche di alcune espressioni ricorrenti nella sua predicazione che ci hanno guidato come bussola, specialmente nei momenti più delicati della nostra vita personale o dei cammini parrocchiali.
Ci piace unificare tutto questo intorno a tre suggestioni: gli sguardi, le parole, il cuore. Pur con tutti i nostri limiti, anche noi vogliamo fare un po’ come lui che, a conclusione dei suoi tantissimi incontri (nelle parrocchie, nei vicariati, nel consiglio pastorale diocesano, nelle numerose iniziative di formazione per i laici, ecc.) raccoglieva con gesti misurati i preziosissimi fogli su cui diligentemente aveva preso appunti. E, messe un po’ da parte le mitiche penne di diverso colore, come per incanto da una pluralità di idee, talora contraddittorie, con grande sapienza estraeva i nuclei portanti degli argomenti trattati e li sintetizzava in alcuni sostantivi o verbi da cui ricavava orientamenti e proposte di nuovi itinerari pastorali.
GLI SGUARDI. Con il suo sorriso timido che, però, manifestava una delicata accoglienza verso ogni persona, sapeva scorgere l’unicità di ciascuno e favoriva un clima di reciproco ascolto. Personalmente abbiamo fatto esperienza di come questo suo sguardo aiutasse a valorizzare i doni nascosti e riuscisse a percepire anche gli ostacoli che dentro di noi potevano frenarci. Ma il vescovo Renato si è anche tanto speso perché, come persone e come comunità, imparassimo a guardare. Guardare la realtà intorno a noi, nella sua complessità talvolta drammatica; guardare al di là del proprio orticello parrocchiale per diventare laici corresponsabili all’interno di una Chiesa che è madre. Ma tutti questi sguardi – lo abbiamo capito da lui – sono possibili a una condizione: guardare sempre verso l’alto e lasciarsi umilmente guardare da Colui che sta in alto.
LE PAROLE. Parole di un apostolo convinto e appassionato sono state le sue, parole sempre fresche perché ogni volta attinte alla sorgente e pronunciate, per grazia dello Spirito, in modo tale che ciascuno le sentisse dette proprio per lui.
Ci colpiva l’essenzialità dei suoi discorsi, eco dell’essenzialità della sua vita. E ci ha dato tanto quel suo ritornare più volte su alcune idee di fondo che poi, come laici, eravamo chiamati a rendere concrete nella famiglia, nel lavoro, nei luoghi della vita sociale. Sempre le parole di mons. Corti sono state per noi un incoraggiante stimolo non solo alla profondità della vita spirituale, ma anche alla continua formazione umana, culturale, teologica per essere oggi laici capaci, tra difficoltà e speranze, di generare una storia nuova. Certo, le parole corrono il rischio di non essere ascoltate. Ma lui le ha sempre pronunciate con la serena convinzione che la verità e l’amore, elementi fondamentali dell’annuncio, possono essere realtà crocifisse, ma non sono mai sconfitte.
Il CUORE. Spesso il vescovo Renato faceva uso di un’immagine che riteniamo particolarmente significativa: quella del cuore ferito. Così ci sembra sia stato anche il suo cuore: ferito dall’amore per Cristo e dalla passione per il Vangelo da gridare con la vita. E, di conseguenza, ferito dai disagi dei poveri, dalle attese dei giovani, dalle sofferenze di tante famiglie, dai drammi del nostro mondo.
Questo suo cuore ferito, che traspariva dagli sguardi e si rivelava attraverso le parole, è stato, giorno dopo giorno, un cuore instancabilmente e abbondantemente donato a tutta la nostra Chiesa diocesana. Ma, prima ancora, stabilmente radicato nel dialogo con Dio e nella crescente familiarità con il suo mistero.
Caro vescovo Renato, con infinita gratitudine questa volta, finalmente, osiamo darti del tu: continua, in modo nuovo, a starci vicino “cuore a cuore” e ricordaci sempre che il miracolo da chiedere ogni giorno al Signore è la santità!
Mirella Cavestri – Maria Giulia Gemelli
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