Luna tu
di Marina Mentasti
La voce metallica della hostess chiama Il volo 737 per Boston. E annuncia un forte ritardo. È la terza volta!
Marta chiude il libro esasperata, delle ultime pagine non ricorda nulla. La mente corre altrove: a casa, alla mamma. Ormai non sa se partirà quella sera. In realtà non sa se partirà, in assoluto. Il ritardo è un segno? Deve restare?
Ugo l’ha accompagnata a Malpensa a metà pomeriggio. Hanno scherzato, promesso di rivedersi per Natale, parlato di tanto e di niente: il peso che da giorni la opprime è rimasto a lei, inespresso. Poi la routine dell’aeroporto: i controlli, la dogana, il ritardo.
La luna ora è alta nel cielo. Rossa. Bellissima, in questa sera limpida d’ottobre. In altre circostanze l’avrebbe interrogata ,l’ha sempre considerata dalla sua parte, soprattutto la luna piena: le dà energia.
Ma ora? Non sa proprio cosa vuole. Non sa quasi più chi è. Ne ha parlato con le amiche e con sua zia, che ha pochi anni più di lei: è sempre stata brava a dar consigli. Tutti hanno detto la loro. Lisa: Vai, Boston ti aspetta, non capita a tutti di frequentare un Master in Elettronica al MIT. Anna: Ma chi ti credi di essere? Decidi tutto tu? A Ugo non dici nulla?
Raffaella: Vedrai che tra sette mesi torni a casa e molli lì il pupo a tua mamma.
La zia: Sei brava, intelligente, non vorrai metter radici a Vigevano?
Mary: Non pensare neanche per un attimo all’aborto! Sei pazza? il tuo è un egoismo assurdo!
In realtà il suo era stato un errore assurdo: ventitré anni, 110 e lode in Ingegneria Elettronica, grandi prospettive di carriera messe in dubbio da quell’esserino che ogni giorno cresceva dentro di lei. Aveva trascorso l’ultimo mese bloccata dall’indecisione: vado o non vado? Non poteva neppure sfogliare la classica margherita del “m’ama o non m’ama”. Non aveva senso! Ugo l’amava, su questo non c’erano dubbi. Ma lei? Lo amava abbastanza per rinunciare a tutto il resto? Lei era nella coppia quella forte. Prendeva le decisioni, sapeva sempre come agire. Non ora. Guarda la facciona della luna e le sembra che la prenda in giro. Alta nel cielo, sempre più bella. “Mi sorride? mi dice vai?”
La voce metallica della hostess annuncia per la quarta volta il volo, i passeggeri si mettono in fila per l’imbarco. Marta no: resta seduta, non ce la fa. Le viene in mente quel film, forte e inquietante, di vent’anni fa, “Sliding doors”. Certe scelte sono irrevocabili nella vita: se imbocchi una porta, sei costretto a percorrere quella strada e non saprai mai cosa che c’è dall’altra parte, dietro l’altra porta.
Chissà… La luna le strizza l’occhio: “ce la farai?”
Racconto (e foto) di Marina Mentasti
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