Cinque anni fa il rapimento di Giulio Regeni
Regeni scomparve al Cairo il 25 gennaio 2016. Di lui non si ebbero più notizie fino al 3 febbraio, quando fu ritrovato il cadavere martoriato fuori città. Mattarella: “Attendiamo risposte da parte delle autorità egiziane”
Sono passati cinque anni dal rapimento di Giulio Regeni, studente italiano di ventotto anni la cui violenta morte è ancora fonte di tensioni e imbarazzo diplomatico a livello internazionale.
Regeni era un dottorando dell’università di Cambridge che si era recato al Cairo nel settembre 2015 per lavorare alla sua tesi sui sindacalisti egiziani e la repressione governativa, un tema politico molto delicato che attirò l’attenzione dei servizi egiziani sul ricercatore in seguito anche alle segnalazioni da parte di Mohamed Abdullah, leader del sindacato dei venditori di strada e tra i soggetti della ricerca di Regeni.
Cinque anni fa, il 25 gennaio 2016, dopo aver mandato via Facebook un messaggio alla fidanzata in Ucraina, il ricercatore friuliano uscì di casa per recarsi in Piazza Tahrir: era il quinto anniversario della rivoluzione contro Mubarak. Da quel momento di lui non si ebbero più notizie fino al 3 febbraio successivo, giorno in cui il cadavere martoriato di Regeni fu ritrovato denudato sul ciglio della strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria.
Il corpo aveva denti e ossa rotte, evidenti erano pure i segni delle torture, eppure, in un primo momento le autorità egiziane e il generale Khaled Shalabi ipotizzarono che si trattasse di un incidente stradale. Ipotesi improbabile e ben presto smentita dall’autopsia nel corso del lungo e complesso periodo di indagini condotte dalla Procura di Roma, che a dicembre ha chiesto il processo di quattro agenti egiziani coinvolti nell’inchiesta per sequestro di persona e omicidio.
A distanza di anni Amnesty International continua a denunciare la violazione dei diritti umani in Egitto, da dove nel corso degli anni sono invece sopraggiunte versioni non concordanti con quelle degli investigatori italiani sulla morte di Regeni. “Verità per Giulio Regeni” è quindi l’appello della Ong, attiva anche sul caso di Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna di cui a breve ricorrerà l’anniversario dell’arresto.
A cinque anni dal sequestro, il caso non è infatti ancora chiuso ed è stato discusso anche nel Consiglio Esteri Ue di oggi, lunedì 25 gennaio, con il ministro Luigi di Maio che è intervenuto in videoconferenza: «L’Italia – ha dichiarato Di Maio – ritiene l’Egitto un interlocutore cruciale nel Mediterraneo, ritiene inoltre che il nostro compito in Europa sia quello di avviare un dialogo franco, costruttivo e trasparente con Il Cairo; ma è evidente che questo dialogo non può avvenire a scapito dei diritti umani».
Non sono tardate neanche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli. Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia».
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