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Riparano macchine e aggiustano computer. Sono oltre 12mila le imprenditrici in provincia di Varese

donna

Siamo da sempre abituati a pensare le imprenditrici impegnate in attività di servizi alla persona, assistenza, centri estetici, negozi di parrucchiera o negli store di abbigliamento. La ricerca condotta dall’Ufficio Studi e Statistica di Camera di Commercio rivela invece che c’è stata un’evoluzione significativa non solo nei numeri delle imprese gestite da donne ma anche negli ambiti in cui operano.

I NUMERI

In provincia di Varese le imprese al femminile Sono oltre 12mila, per la precisione 12.088, e incidono per il 20,7% sul totale delle aziende provinciali. Danno lavoro a oltre 36mila persone, con una media di tre dipendenti a impresa e rappresentano il 20,7% sul totale delle imprese attive a livello provinciale e questo dato è superiore a quello regionale lombardo (19,5%). La provincia di Varese potrebbe essere una caso interessante in vista del vertice Women 2027 Focus Donne e Impresa, in programma a Bruxelles il 25 e 26 febbraio, promosso dall’Europarlamento.

Dalla ricerca emergono molte caratteristiche interessanti delle imprese varesine al femminile, ovvero le aziende in cui la partecipazione delle donne è superiore al 50%. «Così – spiega il presidente Fabio Lunghi –, le giovani donne imprenditrici sono percentualmente di più rispetto ai loro colleghi al maschile».
Evidentemente, quando si parla di imprenditorialità, le quota rosa non servono.

In particolare, l’11,2% delle imprese femminili sono guidate da donne con meno di 35 anni, a fronte di una media dell’8% nel caso di aziende maschili. È invece allineata, tra i due generi, la quota di stranieri: 10% in entrambi i casi.

L’EFFETTO COVID

Esaminando le nuove iscrizioni di imprese maschili e femminili nel corso dell’anno 2020, si evidenzia come l’effetto negativo dell’emergenza Covid-19 sia stato più forte per le donne. Complessivamente, lo scorso anno le iscrizioni di imprese femminili sono diminuite del 21% rispetto ai dodici mesi precedenti (da 987 a 781). Le conseguenze del coronavirus sulla nuova imprenditoria maschile sono risultate più contenute, seppur consistenti (-15%). Questa discrepanza appare legata, oltre che al maggior carico famigliare, anche al fatto che le donne sono più presenti nei servizi e nei settori maggiormente colpiti dalla crisi sanitaria. «Un’impresa femminile su quattro, infatti – riprende Lunghi –, opera nel commercio al dettaglio. Seguono le attività di servizi per la persona (17%) e quelle immobiliari (11%). Nel manifatturiero, invece, le aziende condotte da donne rappresentano un decimo del totale».

DAI SERVIZI ALLA PERSONA ALLE OFFICINE MECCANICHE

Scendendo maggiormente nel dettaglio, le imprese femminili costituiscono la maggioranza di quelle attive nei servizi alle persone che includono lavanderie, parrucchiere e centri estetici (66,5% del totale). In questa classifica, sono stati considerati i settori che hanno almeno 50 imprese guidate da donne, tralasciando quelli con minore significatività. Presenza femminile rilevante anche nell’assistenza sociale, nei servizi d’informazione, nelle funzioni d’ufficio, nelle attività artistiche e di intrattenimento e nell’istruzione. Nei servizi turistici, le realtà femminili sono operative soprattutto nelle agenzie di viaggio e negli alloggi mentre nel manifatturiero, donne sono maggiormente presenti nel settore dell’abbigliamento, dove il 39% delle aziende sono a guida femminile.

Sono poi diverse le attività che, nel periodo 2015-20, hanno registrato una crescita, anche rilevante, del numero di imprese guidate da donne. Tra queste, gli alloggi gestiti da imprenditrici, che sono cresciuti del 26,8%. In aumento anche gli ambiti della direzione aziendale e la consulenza gestionale (+19,8%), quello delle professioni scientifiche e tecniche (+17,4%) nonché il contesto legato alle attività d’ufficio (+16,1%). Significativa la crescita anche in comparti nuovi per il mondo al femminile: è il caso del commercio e la riparazione di autoveicoli (+22,5%), dello sviluppo di software e delle attività di consulenza informatica (+ 18,2%), ma anche della riparazione di computer e beni d’uso personale (+16%).

LE IMPRENDITRICI PREFERISCONO I GRANDI CENTRI URBANI

L’analisi dell’Ufficio Studi e Statistica di Camera di Commercio ha, infine, considerato anche gli aspetti geografici: le imprese femminili si concentrano nei comuni di maggiori dimensioni, come Varese (1.467), Busto Arsizio (1.424), Gallarate (1.109), Saronno (652) e Cassano Magnago (306). Se, invece, analizziamo il tasso di imprenditorialità femminile per Comune (quota di imprese femminili sul totale), considerando solo quelli con almeno 50 aziende guidate da donne, abbiamo ai vertici le località a maggiore vocazione turistica e ad attività di servizi: Cittiglio (28,5%), Lavena Ponte Tresa (26,2%), Germignaga (25,4%), Luino (25,1%) e Viggiù (25,1%).

Pubblicato il 05 Febbraio 2021
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