Legami educativi e non didattica a distanza nelle scuole dell’infanzia
La pedagogista Maria Chiara Moneta invita a non "scimmiottare" la Dad all'asilo: "L'importante è coltivare il legame affettivo su cui si basa la relazione educativa"
Esattamente un anno fa, ho condiviso con la Commissione Pedagogica AVASM-FISM alcune riflessioni per tutte le scuole associate, soprattutto in merito al diffondersi di alcune pratiche di “didattica a distanza” che si stavano cominciando a adottare in seguito alla sospensione servizio delle scuole dell’infanzia per l’emergenza del COVID-19.
Il tema, ancora assolutamente di attualità, nel frattempo è stato ripreso in modo approfondito dal documento ministeriale “Orientamenti pedagogici sui Lead: legami educativi a distanza. Un mod diverso di fare nido e scuola dell’infanzia”, a firma della Commissione Infanzia Sistema integrato 0-6 del 6 maggio 2020.
Purtroppo, a distanza di un anno, le scuole dell’infanzia sono state costrette a sospendere nuovamente il servizio e credo sia interessante riprendere l’argomento. Premesso che l’ideale sarebbe che i bambini tornassero a poter frequentare le loro scuole in presenza, penso che sia necessario chiarire che all’asilo non si deve fare la DAD. Urge una riflessione educativa e pedagogica soprattutto in considerazione dell’età specifica di riferimento dei piccoli “alunni” e delle scuole dell’infanzia che sono, di fatto, in un percorso prescolare.
Questo particolare non è un dettaglio, è un’occasione speciale e privilegiata per applicare una verità pedagogica spesso trascurata: “imparare” dovrebbe essere sempre comunque un piacere, non esiste esperienza di apprendimento senza divertimento, senza motivazione, senza curiosità, senza coinvolgimento diretto …Ci ricordiamo che i bambini fin dalla nascita “imparano” tantissimo anche se “non fanno i compiti e non studiano”?
La “didattica a distanza” non è assolutamente quello di cui hanno bisogno i piccoli alunni delle nostre scuole. Molto più appropriato parlare di LEAD, cioè “Legami Educativi a Distanza”. Concetto molto più indicato per i bambini dei nidi e delle scuole dell’infanzia “perché l’aspetto educativo a questa età si innesta sul legame affettivo e motivazionale” ma che, personalmente, estenderei anche ai primi anni della scuola primaria.
Ricordandoci bene che la responsabilità educativa rimane, sempre e comunque, ambito di competenza dei genitori, come scuole abbiamo il dovere di accompagnare le famiglie nel loro compito educativo, soprattutto in questo periodo di emergenza. In particolare, creando spazi di ascolto e confronto, anche a distanza, e rimanendo una forma di sostegno chiara e vicina poiché in grado, potenzialmente, di offrire e trasferire conoscenze e saperi pedagogici e parole di sostegno.
Prima di concludere, caldeggerei una brevissima riflessione sull’uso dei dispositivi tecnologici.
Come molti studi presenti nella letteratura scientifica ci suggeriscono, dovrebbe essere noto a tutti che è opportuno limitare l’uso di tablet, pc, smartphone, e simili dispositivi da parte dei bambini della fascia d’età di nostra competenza. Inoltre, come sottolineato anche nel documento LEAD, i dispositivi non andrebbero lasciati gestire in autonomia dai nostri bambini per evitare di “normalizzare” l’eccessiva esposizione dei bambini allo sterminato mondo del web.
Con questo, non voglio demonizzare in alcun modo i supporti informatici ma mantenere vigile la soglia di attenzione su quello che stiamo proponendo ai bambini in alternativa alla frequenza scolastica in presenza. Tra scuola e famiglia, pur comprendendo le innegabili difficoltà che i genitori si trovano costretti ad affrontare, si dovrebbe costruire una rete di comunicazione capace di agire rispettando le peculiarità specifiche dell’infanzia. Perché non focalizzare le nostre attenzioni sul fatto che anche i bambini di oggi, nonostante la situazione epidemiologica che li pone in una situazione inedita e innaturale, continuano a imparare attraverso il gioco e apprendono condividendo pratiche con i pari e con gli adulti?
Senza nulla togliere alla fecondità degli scambi intersoggettivi e alle possibilità di connessione virtuale, in questo tempo di crisi e di estenuante attesa, la sfida che dobbiamo superare è pensare che le esperienze proposte in presenza nei servizi scolastici per l’infanzia non possono essere riprodotte nelle case dei bambini attraverso la mediazione degli schermi. Il tempo rubato all’infanzia non si può risarcire in alcun modo “scimmiottando” la DAD richiesta ai gradi scolastici superiori.
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