Perché in questo momento alle piccole imprese servono fisici e matematici
Anche nel Varesotto il paradosso delle imprese artigiane che faticano a trovare il personale adeguato. Confartigianato: "Servono giovani con competenze digitali e tecnicnologiche"
Gira che ti rigira il problema quando si parla di mercato del lavoro in Italia è sempre lo stesso: domanda e offerta parlano due linguaggi completamente diversi. La conferma arriva anche dai dati di Confartigianato che evidenziano un marcato mismatch, termine gergale con cui si indica una mancata corrispondenza, tra coloro che potenzialmente cercano lavoro e chi il posto di lavoro lo offre.
La buona notizia è che l’ecosistema economico della provincia di Varese da tempo è consapevole di questo problema. Le istituzioni dialogano con le associazioni di categoria e Confartigianato come punto di partenza cita i dati della Camera di Commercio, secondo cui, da una parte c’è una disoccupazione giovanile che è cresciuta del 3,5% e dall’altra la difficoltà delle aziende a trovare personale adeguati che sale del 4,5 %.
Gli imprenditori cercano personale ma non trovano quello adeguato. I giovani si trovano a fare i conti con lo spettro della disoccupazione. Un bel paradosso che Davide Galli, presidente di Confartigianato, conosce perfettamente perché lo vive in prima persona come imprenditore. «Questa situazione contrasta con la logica – sottolinea Galli – perché siamo in un contesto dove l’occupazione giovanile diminuisce quando invece dovrebbe aumentare perché i giovani sono quelli che hanno più competenze sul digitale, su meccatronica e industria 4.0».
L’INCERTEZZA CONDIZIONA LE IMPRESE
Il paradosso è alimentato in parte dall’emotività. Galli parla di «incertezza delle imprese» che tendono a cristalizzare le professionalità che hanno già al loro interno e quindi a frenare gli investimenti necessari a creare nuova occupazione. Insomma, oggi ci si trova di fronte a una sorta di Giano Bifronte, il dio di origine romana che guardava al futuro e contemporaneamente al passato. «Ci sono imprese, sia del manifatturiero che dei servizi- continua Galli – che invece continuano a guardare avanti, innovano e crescono, ma poi non trovano le figure che cercano».
È un terreno molto scivoloso quello che affronta Galli perché si potrebbe ricadere nell’ennesimo appello dell’introvabile tornitore, magari esperto di macchine a controllo numerico, che pure serve. Lo studio di Confartigianato parla invece di figure che sono necessarie già nel dopo pandemia, altamente qualificate con spiccate competenze matematiche e digitali e in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. «Queste figure non si trovano facilmente – dice Galli -. Qualcosa si sta muovendo ma tutto dipende dall’impostazione del sistema formativo in modo che possa generare le figure richieste dal mercato».
I segnali di controtendenza che fanno ben sperare Galli per la fine dell’anno riguardano soprattutto il recupero del Pil. «Le imprese che stanno innovando – continua il presidente di Confartigianato – stanno marciando discretamente bene. Chi non ha innovato inizia ad avere già adesso forti criticità e avrà sempre più problemi in futuro».
LE SOLUZIONI CHE PROPONE CONFARTIGIANATO
Riqualificazione dei giovani, dialogo tra imprese e scuola e meno burocrazia nelle assunzioni. La formazione tecnica – che è un pallino di Galli – in questo quadro giocherà un ruolo fondamentale su tre livelli: la formazione base per chi andrà direttamente in produzione e che avrà bisogno di competenze significative per lavorare su macchine evolute. Una formazione intermedia declinata su industria 4.0 e sui sistemi digitali e di meccatronica, riservata ai quadri che dovranno essere formati dal sistema degli Its. A questo livello il collegamento tra imprese e la formazione assumerà un’importanza fondamentale per la spinta innovativa alle aziende. Infine, c’è il livello più alto che coinvolge ingegneri, matematici e fisici gli “unicorni” del lavoro la cui presenza dovrà essere distribuita sia nelle grandi che nelle piccole imprese.
«Un dato curioso – sottolinea Galli – è che tante di queste figure diventano a loro volta imprenditori, basandosi su un mercato aperto all’innovazione e alla nascita di nuove imprese innovative con skill molto alte. Quello che assolutamente dovrà cambiare è la burocrazia che ruota intorno alle assunzioni che necessita a sua volta di una digitalizzazione spinta».
ACCOMPAGNARE LE PMI NELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Il green e il digitale guidano la trasformazione delle imprese che, per affrontare il cambiamento, hanno bisogno di acquisire competenze adeguate alla transizione ecologica. A richiederlo sono le imprese del settore utilities, servizi avanzati a supporto delle imprese, gomma-plastica, costruzioni, fabbricazione macchinari e attrezzature, mezzi di trasporto, fino alle industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali.
«È fondamentale in questa fase – conclude Galli – non ripetere gli errori fatti con il piano industria 4.0 che è stata una buonissima operazione con risultati positivi, ma molto sbilanciato sulle grandi imprese che erano quelle che avevano meno necessità, mentre non affrontava le esigenze delle piccole imprese che avevano più necessità di limitare il gap tecnologico. Il mondo delle Pmi va accompagnato nella transizione ecologica».
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