Enevia: “Ho scoperto il modo degli acquari e donato mascherine agli anziani”
Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Oggi si racconta Enevia, studentessa e lavoratrice
Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. (foto di copertina: Andrea Elli)
La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.
Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.
Attraverso Varesenews e V2Media, il network dei nostri giornali, vogliamo dare voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico potete COMPILARE QUESTO MODULO.
Divisa tra lavoro e studio, Enevia Apa ha anche trovato il modo di aiutare chi era in difficoltà durante la pandemia. Venticinquenne, residente a Leggiuno, pensa che l’emergenza sanitaria sia ancora lontana dalla fine, ma non vede l’ora di andare al mare.
Come hai vissuto, in generale, la pandemia? Qual è stato il tuo sentimento più ricorrente?
Ho provato emozioni differenti: inizialmente un po’ di meritato riposo mi allettava, del tempo per recuperare lavori domestici, studio arretrato, ma col passare del tempo sentivo sopraggiungere la reclusione, il tempo libero era diventato troppo e lo passavo davanti alla televisione, mettendo su una quantità di peso tale che ancora oggi mi fa sfiorare la depressione.
Com’è cambiata la tua percezione dell’emergenza sanitaria dall’aprile 2020 all’aprile 2021?
Inizialmente percepivo tutto con un atteggiamento ipocondriaco, soprattutto per tutelare la mia famiglia. Col tempo ho sviluppato uno stato di preoccupazione normale.
Hai rispettato le restrizioni imposte dalle autorità? Se sì, cosa pensi di chi non le ha rispettate?
Sinceramente anche a me è capitato di non rispettarle: ho continuato a vedere la mia vicina di casa per tutto il tempo. Sapevo che non era corretto, ma penso che in alcuni casi si dovesse per forza infrangere qualche regola poiché alcune erano al limite del logico. Mi mancava troppo potermi muovere liberamente.
Immagino che tu non abbia potuto vedere alcune persone care durante il lockdown. Come hai affrontato questo impedimento?
Sono un tipo solitario. Mi mancavano solo i miei genitori, per gli altri mi bastava una videochiamata per colmare la distanza.
C’è qualche hobby/passatempo che a causa del lockdown hai riscoperto? O qualcuno di nuovo che, a causa del tempo libero, hai scoperto?
Ho scoperto l’acquariofilia, ho ripreso a dipingere e a fotografare. Di questo mi ritengo molto soddisfatta.
Hai partecipato a qualche iniziativa per aiutare la tua comunità in questo periodo difficile?
Facevo donazioni nei supermercati e compravo lotti di mascherine per gli anziani quando queste erano abbastanza introvabili.
Pensi che i problemi di salute mentale causati dalla mancanza di socialità, soprattutto tra i più giovani, possano diventare un problema serio?
Sì, penso che la poca socialità possa diventare un circolo vizioso, portando la vittima a rovinare molti aspetti della sua vita. Inoltre, penso che durante la pandemia diversi individui abbiano sviluppato dei disturbi fisici, come l’obesità.
Cosa ne pensi della comunicazione dei mass media a proposito della pandemia?
Allarmante e polemica, mai completamente rassicurante e convincente.
Ti è mancato frequentare attivamente l’università? Perché?
Si, mi è mancato vedere gli amici, la pausa caffè, la sigaretta nell’intervallo, ma soprattutto perdere le lezioni in presenza è significato perdere l’80% dell’apprendimento veloce; ora capita spesso che per far altro si rimandano le lezioni online, rimanendo inevitabilmente indietro.
Come hai affrontato la Dad? Cosa ne pensi dell’efficienza delle lezioni online?
Efficienti sì, ma c’è ancora molto su cui lavorare: serve più organizzazione e più comunicazione. Sulla funzionalità non si discute.
Aderirai alla campagna vaccinale? Reputi giustificato lo scetticismo attorno ai vaccini?
Sì, andrò con uno spirito di libertà ritrovata. C’è un po’ di ansia per gli effetti collaterali, ma è necessario farlo anche come impegno sociale. Lo scetticismo nasce dall’informazione troppo poco rassicurante. Se fosse stata meno allarmante non ci troveremmo con così tanti negazionisti.
Pensi che siamo entrati nella fase finale della pandemia? Si vede, secondo te, la luce in fondo al tunnel?
Secondo me ancora siamo lontani: i dati parlano chiaro, non bisogna aver fretta di riaprire ma piuttosto accelerare con i vaccini.
Pensi che la quotidianità cambierà dopo la pandemia?
No, penso che magari aggiungeremo qualche modo di agire nuovo, ma torneremo alle nostre abitudini col passare del tempo.
Una cosa che farai appena ci sarà piena libertà?
Andare al mare.
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