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L’industria varesina è un modello di sostenibilità

Le imprese della provincia sono circolari più del doppio della media italiana. Presentati da Fondirigenti i risultati del progetto “Analisi dei fabbisogni e modellizzazione formativa delle competenze manageriali per la circular economy”, svolto con Univa Servizi

economia circolare

L’industria varesina è ben più “circolare” della media italiana. È quanto emerge dal Progetto “Analisi dei fabbisogni e modellizzazione formativa delle competenze manageriali per la circular economy” di Fondirigenti, il fondo interprofessionale per la formazione continua dei dirigenti, promosso da Confindustria e Federmanager, e realizzato in collaborazione con Univa Servizi, società di servizi alle imprese dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.

I risultati dello studio sono stati presentati durante un webinar intitolato “Come integrare sostenibilità ed economica circolare nelle strategie aziendali”. A svolgerlo su un ristretto campione di imprese manifatturiere del Varesotto sono stati gli esperti di Ergo srl, spin- off della Scuola Sant’Anna di Pisa specializzato nella gestione ambientale e nel management della sostenibilità. Obiettivo dell’iniziativa di Fondirigenti e di Univa Servizi è quello di diffondere a livello nazionale una maggiore cultura manageriale per l’implementazione in azienda di strategie di economia circolare, partendo dall’esperienza del sistema industriale varesino dove, secondo gli ultimi dati Istat elaborati dall’Ufficio Studi di Univa, l’81,5% delle imprese ha negli ultimi anni svolto almeno un’azione di sostenibilità ambientale o di responsabilità sociale.

BEST PRACTICE

L’idea, infatti, è proprio quella di partire dai migliori casi e dalle best practice aziendali e territoriali per supportare le imprese nella transizione ecologica muovendo dallo sviluppo di nuove competenze, attraverso la sensibilizzazione e la formazione dei dirigenti e delle figure aziendali apicali da coinvolgere in percorsi di innovazione basati sulle logiche dell’economia circolare. Il distretto industriale varesino è sicuramente annoverabile tra queste realtà. Lo dicono i numeri. Sempre secondo altre elaborazioni delle statistiche Istat effettuate dall’Ufficio Studi di Univa negli ultimi anni il 66% delle imprese ha portato avanti almeno un’azione per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività. Di queste una su quattro già usa materie “prime seconde”, ossia scarti che recupera e reimmette nel processo produttivo.

GLI INVESTIMENTI

Nel corso del 2021 sui fronti ambientali, in provincia di Varese, gli investimenti accelereranno. Se infatti, secondo un sondaggio dell’Ufficio Studi di Univa, nel 2020 la quota di imprese del Varesotto che ha investito in sostenibilità è stata pari al 29%, quest’anno il dato salirà al 40%, con un balzo in avanti di 11 punti percentuali. In testa si colloca il settore chimico-farmaceutico (89% delle imprese), seguito dal tessile e abbigliamento (44%), dalla gomma e materie plastiche (33%), dal metalmeccanico (27%).

Ma è anche una questione di taglio aziendale. In tutti i tipi di imprese gli investimenti in sostenibilità sono destinati ad aumentare, arrivando, però, a toccare, nel corso dell’anno, diverse soglie: tra le grandi imprese farà investimenti green il 73% delle realtà del Varesotto, nelle medie il 54%, nelle piccole il 27%. Ci sono insomma margini di miglioramento. Rimane, però, il fatto che l’implementazione dell’economia circolare è un aspetto fondamentale che caratterizza il fare impresa nella provincia di Varese. Attraverso l’applicazione di un check-up tool su una stretta cerchia di imprese del territorio, infatti, gli esperti di Ergo srl, nell’ambito del progetto di Fondirigenti e Univa Servizi, hanno calcolato che su una scala di misurazione dell’economia circolare che va da 1 a 100, mentre la media dell’industria italiana si ferma ad un modesto 26%, quella delle imprese varesine arriva al 46%, 20 punti percentuali in più.

I PUNTI DI FORZA

I punti di forza della manifattura all’ombra delle Prealpi, dove le imprese raggiungono o superano il voto del 50%, sono le fasi della produzione (50%), della gestione rifiuti (58%) e del design (55%), ossia del pensare in ottica ambientale sin dalla prototipazione e ideazione di un nuovo prodotto. Le attività di ricerca e sviluppo per l’efficientamento energetico e l’ottimizzazione delle risorse, l’utilizzo di materie prime seconde e processi di alta qualità per garantire una lunga vita al prodotto, la cessione di scarti del processo produttivo come materia prima seconda o sottoprodotto per evitare che finiscano in discarica, la prevenzione nella creazione di rifiuti, i processi di recupero dell’acqua e del calore: questi sono solo alcuni dei punti di forza delle imprese varesine che emergono dall’analisi degli esponenti della Scuola Sant’Anna di Pisa e che possono fare da esempio da seguire per altri distretti industriali italiani. Sempre sopra la media nazionale, ma da migliorare in ottica di implementazione di economia circolare, sono invece le attività riguardanti l’approvvigionamento (38%), la distribuzione (34%) e l’utilizzo dei prodotti (40%). In tali fasi i punti deboli su cui lavorare sono la comunicazione al cliente sulle modalità di gestione del prodotto a fine vita; l’adozione di criteri ambientali per la selezione dei fornitori e per la gestione della logistica con un maggior ricorso, ad esempio, a soluzioni di trasporto intermodale; l’introduzione di criteri ambientali nella selezione e nell’approvvigionamento del packaging.

LE IMPRESE VARESINE SONO BEST CLASS

«Il progetto presentato con Univa ci racconta un territorio, quello varesino, dove le imprese sono best in class quanto all’adozione di buone pratiche di economia circolare – commenta il direttore generale di Fondirigenti, Costanza Patti – le aziende di Varese superano infatti di ben 20 punti percentuali la media nazionale di adeguamento all’economia sostenibile dell’industria italiana».
«E proprio il lusinghiero risultato delle imprese oggetto dello studio – continua il direttore generale di Fondirigenti – ci consente di trasferire a tutte le altre del sistema nazionale, le modalità e la spinta per compiere vistosi passi avanti utilizzando la leva formativa».

«L’importanza della transizione sostenibile – conclude Costanza Patti – è sottolineata dal PNRR che proprio adesso stanzia a questo fine circa 60 miliardi di euro. E domani, 28 aprile, uscirà un nuovo nostro avviso da 6 milioni di euro, dedicato, in gran parte, all’implementazione dell’economia circolare e al rafforzamento della figura del manager sostenibile».

«I numeri elaborati dall’Ufficio Studi di Univa e l’analisi svolta nell’ambito del progetto portato avanti insieme a Fondirigenti – chiosa il Presidente di Univa Servizi, Marco De Battista – dimostrano come l’attenzione e gli investimenti nell’economia circolare non siano una novità per le imprese del nostro territorio. Ma perché la sostenibilità possa essere colta appieno come volano di innovazione occorre proseguire con ancor più decisione su questa strada. Per riuscirci è necessario sviluppare nuovi modelli di business e accrescere nei dirigenti e nelle figure apicali delle aziende, conoscenze, capacità e competenze per realizzare modelli imprenditoriali creativi capaci di plasmare processi produttivi virtuosi. Devono essere i manager i primi attori del cambiamento e della trasformazione ecologica di cui abbiamo bisogno sia ai fini ambientali, sia di crescita competitiva».

Pubblicato il 27 Aprile 2021
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