Gli azzurrissimi bottoni in faïence dei Lagoni di Mercurago
L’ArcheoMuseo di Arona prosegue nei festeggiamenti per il decennale Unesco. Una “pillola” di storia locale dedicata ai “bottoni conici” rinvenuti a metà '800 da Bartolomeo Gastaldi nel sito palafitticolo poco sopra le colline piemontesi del Lago Maggiore
Continuano ad Arona i festeggiamenti per il primo decennale Unesco del Parco dei Lagoni di Mercurago, l’importante sito archeologico sulle colline piemontesi nel versante ovest del Lago Maggiore. Dopo una prima “pillola” di storia dedicata al geologo torinese Bartolomeo Gastaldi, attivo proprio nell’area dei Lagoni, questo weekend l’ArcheoMuseo ha voluto destinare un nuovo approfondimento storico-culturale a uno dei reperti più singolari e incantevoli rivenuti da Gastaldi in quella che oggi è l’importante area protetta: i bottoni in faïence.
Come spiegato dall’ArcheoMuseo sulla propria pagina Facebook, dove ogni fine settimana viene caricato un “approfondimento cartolina”, i reperti, ritenuti al momento della scoperta una collana (ne furono recuperati ben sedici), fanno parte delle collezioni del Museo di Antichità di Torino, sono stati realizzati in faïence.
«Si tratta a tutti gli effetti dell’antenato del vetro, una pasta vetrosa detta faïence, con un cuore di cristalli quarzosi cementati di colore grigio e un rivestimento superficiale di vetrina brillante e colorata – si legge nell’approfondimento -. Questo materiale è il risultato della fusione di un composto di sabbia, un materiale vetrificante (detto anche fondente, a base alcalina, che nella “ricetta” riscontrata in Europa pare fosse cenere vegetale) e un minerale colorante, il rame. Si pensa che la scoperta e la padronanza della tecnica di produzione di questa materia sia stata appannaggio degli stessi artigiani che lavoravano il bronzo, poiché le materie prime impiegate sono analoghe. Per quanto riguarda invece i “bottoni” si ritiene fossero applicati alle vesti, proprio come i nostri bottoni, anche se forse avevano più che uno scopo pratico, una funzione ornamentale».
Quella del faïence è una tipologia di materiale, le cui prime attestazioni si attestano, come spesso accade in questi casi, in Oriente anche se questi particolari “bottoni conici” si diffusero presto anche nel Nord Italia verso l’età del Bronzo Medio, tra il 1600 e il 1325 a.C.
«Anche per quanto riguarda i bottoni conici il Lagone di Mercurago registra un primato – conclude l’ArcheoMuseo, che può vantarsi di un suggestivo “record” -. Il sito archeologico è quello che ha restituito il maggior numero di esemplari, ben 16 ritrovati dal Gastaldi, cui si aggiunge un singolo esemplare al Museo di Novara, forse sempre da Mercurago. Altre località tra Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna hanno restituito singoli esemplari o al massimo quattro (come si può vedere nella cartina, ndr)».
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