Ci sono i primi indagati nell’inchiesta sulla strage della funivia Stresa-Mottarone
Si indaga da un lato sulle motivazioni che hanno portato alla rottura della fune di traino dall'altro sul sistema frenante che non è entrato in funzione. L'ipotesi di un mollettone non rimosso tra le cause del blocco
In caserma a Stresa sono stati ascoltati i primi dipendenti della funivia del Mottarone dopo l’incidente che domenica ha provocato il cedimento della cabina e la morte di quattordici persone, tra le quali cinque varesini.
I dipendenti sono stati ascoltati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla procura di Verbania e dal procuratore Olimpia Bossi e, secondo quanto fa supporre l’arrivo del’avvocato, tra di loro ci sarebbero i primi indagati.
La procuratrice Bossi aveva spiegato in mattinata di aver visionato alcuni dei video che riprendono i drammatici secondi trascorsi tra il primo sussulto della cabina e la sua caduta. “La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco, si vede che sussulta e torna indietro – ha spiegato il procuratore -. Tutte le registrazioni saranno ora passate al vaglio”.
Per come si stanno sviluppando le indagini, che hanno già avviato il confronto con le aziende che a vario titolo si sono occupate di manutenzione e controlli, l’attenzione delle valutazioni tecniche si concentra da un lato sui motivi che hanno portato alla rottura della fune di traino e dall’altro sul mancato funzionamento del sistema frenante che avrebbe dovuto bloccare la cabina nei secondi successivi alla rottura del cavo.
Così non è stato e tra le motivazioni si fa strada quella che identificherebbe il problema nella mancata rimozione del “mollettone”. Si tratterebbe di un dispositivo manuale che inibisce il funzionamento dei freni quando si fa manutenzione e che apre dunque il possibile scenario di un errore umano.
“Questo resta ancora nel campo delle ipotesi – aveva detto al procuratrice in mattina – e deve essere accertato nel reperto sul luogo dell’incidente”.
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