Tragedia del Mottarone, i fermati hanno ammesso: “Il freno non è stato attivato volontariamente”
I magistrati hanno disposto tre fermi, tra cui il gestore dell’impianto, il direttore dell’esercizio e il responsabile del servizio
Hanno “ammesso” le tre persone fermate nella notte per l’incidente alla funivia del Mottarone. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su RaiTre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamatala manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio,hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
La procura della repubblica di Verbania ha disposto nella notte tre fermi per la tragedia del Mottarone dove domenica scorsa hanno perso la vita 14 persone. La svolta in nottata: i magistrati hanno disposto tre fermi, tra cui il gestore dell’impianto Luigi Nerini, proprietario della società la Ferrovie Mottarone srl, il direttore dell’esercizio e il responsabile del servizio.
La decisione è arrivata dopo una serie di interrogatori durati per tutta la notte fra martedì e mercoledì.
I provvedimenti di fermo dovranno essere convalidati dal gip.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera la procuratrice Olimpia Bossi ha spiegato che gli indagati erano «materialmente consapevoli» che la cabina viaggiava senza freni dal 26 aprile, giorno della riapertura.
Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce «un quadro fortemente indiziario». L’analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso».
Per gli inquirenti, il “forchettone“, – il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane – , non è stato rimosso, gesto «materialmente consapevole», per «evitare disservizi e blocchi della funivia», che da quando aveva ripreso servizio, presentava «anomalie», hanno detto i magistrati all’Ansa.
Sempre secondo la Procura la funivia del Mottarone «era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi», precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati «richiesti ed effettuati», uno il 3 maggio, ma «non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare». Così, «nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale», sottolinea il magistrato, che parla di «uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti».
La procuratrice Bossi aveva spiegato ieri in mattinata di aver visionato alcuni dei video che riprendono i drammatici secondi trascorsi tra il primo sussulto della cabina e la sua caduta. “La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco, si vede che sussulta e torna indietro – ha spiegato il procuratore -. Tutte le registrazioni saranno ora passate al vaglio”.
Secondo la ricostruzione ufficiale dell’incidente la cabina correva al momento dello schianto a 100 all’ora ed è stata catapultata via per 54 metri. Martedì il consiglio regionale del Piemonte è stata dedicato proprio all’incidente della funivia di Stresa.
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