È iniziata la ripresa: in provincia di Varese previste 18mila assunzioni
Sono i fabbisogni e le richieste per il trimestre estivo delle nostre 58mila imprese, secondo l'analisi dell'Ufficio studi e statistica della Camera di commercio. Nel manifatturiero il 45% delle posizioni è a tempo indeterminato ma le imprese non trovano le figure richieste
Sono diciottomila le assunzioni, inclusi gli stagionali, previste dalle 58mila imprese della provincia di Varese nell’arco dei mesi estivi, da giugno ad agosto. Solo a giugno se ne stimano almeno 7mila, tante sono le posizioni ricercate dalle aziende. È questa la fotografia dell’occupazione in provincia, frutto dell’analisi dell’Ufficio studi e statistica della Camera di Commercio di Varese alla luce dei risultati dell’ultima indagine Excelsior condotta tra le stesse imprese varesine da Unioncamere in accordo con Anpal (Agenzia nazionale Politiche Attive del Lavoro) e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
«Una maggior fiducia per la ripresa delle attività economiche a livello globale e degli scambi commerciali – spiega il presidente di Camera di Commercio Varese, Fabio Lunghi –, unita alla diminuzione dei contagi per l’uso dei vaccini, fa intravedere un cauto ottimismo sul graduale miglioramento nei programmi di assunzione, anche grazie alle riaperture estive. Il tutto sulla spinta di quella capacità innovativa che è la “cifra” caratterizzante il sistema imprenditoriale varesino».
INDUSTRIA E SERVIZI GUIDANO LA RIPRESA
Crescono insomma i nuovi posti di lavoro in provincia: le assunzioni programmate nel periodo giugno-agosto salgono a 17.870 e le imprese che hanno preannunciato assunzioni per il mese in corso raggiungono quota 12%. In particolare, l’industria prevede di inserire a giugno 2.330 nuove unità mentre i servizi 4.900. Restano le difficoltà del turismo con gli alloggi e la ristorazione: nonostante la ripresa dell’attività, con 850 ingressi stimati dalle imprese all’inizio della stagione, le assunzioni previste complessivamente nel periodo estivo rimangono al di sotto di quelle degli anni pre-pandemia.
Oggetto di approfondimento nell’indagine è stato anche il tipo di contratto proposto: nella maggioranza dei casi, si tratta di quello a termine. Così, la richiesta di personale nel settore dei servizi alle persone è all’80% per lavoratori subordinati a tempo determinato; percentuale che scende al 67% nella filiera del turismo.
NEL MANIFATTURIERO SI FATICA A TROVARE LE FIGURE RICHIESTE
È invece nel manifatturiero la quota più alta di nuovi collaboratori ricercati per attività a tempo indeterminato, con il 45% dei casi. La richiesta di personale è rivolta in particolare a candidati in possesso di qualifica o specializzazione: tra questi, i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, dove le imprese hanno programmato 670 ingressi. «Richiesta di personale che, purtroppo, in diversi casi rimane inevasa – conclude Lunghi –. Le imprese segnalano infatti una crescente difficoltà nel reperimento di figure professionali adeguate: un problema evidenziato nel 38,5% dei casi, in aumento rispetto alla precedente indagine. Una conferma della necessità di valorizzare i percorsi di formazione scolastica più vicini al mondo dell’economia, come nel caso degli Its, gli istituti tecnici superiori ad alta specializzazione che, come ha evidenziato il presidente del Consiglio Draghi, riceveranno un auspicato impulso con i fondi disponibili nel Recovery plan».
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