Oltre 200 mila lavoratori della ristorazione hanno lasciato: poche sicurezze e troppi stop and go
Sottoscritto protocollo d'intesa tra Fipe-Confcommercio e Assosomm, l'associazione delle agenzie per il lavoro per favorire l'incrocio tra domanda e offerta e moltiplicare le opportunità di lavoro nei pubblici esercizi
Non si trovano camerieri capaci, baristi competenti, cuochi all’altezza della situazione. L’elenco di questo cahier de doleances potrebbe continuare a lungo. Negli ultimi mesi, da quando è iniziata la ripresa, grazie all’andamento piano vaccinale, molti datori di lavoro, soprattutto i proprietari di pubblici esercizi, hanno sottolineato l’enorme difficoltà nel trovare personale qualificato e con le necessarie competenze. Una situazione che in questa fase rischia di frustrare la crescita della domanda.
Secondo Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio, subito dopo la riapertura c’è stata un’emorragia di lavoratori. «Ben 220mila persone assunte a tempo indeterminato e dunque pilastro delle nostre imprese – spiega Cursano – a fine 2020 hanno preferito cercare altre strade, magari meno soggette al fenomeno dello stop & go con cui bar e ristoranti hanno dovuto convivere negli ultimi 18 mesi».
Da qui il bisogno degli imprenditori di intraprendere un percorso di collaborazione e partnership con le agenzie per il lavoro per la ricerca di nuove figure ad alta professionalità da impiegare nei locali. Per favorire l’incrocio tra domanda e offerta per moltiplicare le opportunità di lavoro nei pubblici esercizi, Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, e Assosomm, l’Associazione italiana delle agenzie per il Lavoro, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che dà il via a un progetto sperimentale che durerà 12 mesi e che vedrà la costruzione di un filo diretto tra le diverse agenzie per il Lavoro, sparse nella penisola, e le declinazioni territoriali di Fipe-Confcommercio, per i costituire un modello virtuoso per la somministrazione di forza lavoro sempre più qualificata e professionalizzata.
«Questa collaborazione si propone di sostenere la ripartenza del settore, di creare una forza lavoro che possa essere adeguatamente formata, in modo gratuito, attraverso i corsi del fondo Forma.Temp – aggiunge Rosario Rasizza, presidente Assosomm – Puntiamo insieme alla legalità: la firma di questo protocollo è una risposta importante e concreta a tutte quelle persone che hanno criticato le forme di assunzioni del settore. Assumere attraverso l’istituto della somministrazione significa infatti offrire le giuste garanzie e tutele per il lavoratore. Ora più che mai che il settore ho.re.ca ha bisogno di essere attrattivo agli occhi dei lavoratori e di puntare sulla talent acquisition, non si può certo prescindere da un’offerta in linea con il mercato del lavoro attuale e connaturata con l’esperienza di ogni professionista. Credo che il capitale umano vada accuratamente valorizzato, in ogni ambito e in particolare in un settore così strategico per il nostro Paese, per questo con Fipe-Confcommercio abbiamo scelto di dare forma nel corso dei prossimi mesi a campagne di reclutamento mirate, create ad hoc».
Punto di partenza, imprescindibile per ogni tipo di nuovo impiego, sarà il contratto nazionale del lavoro, sottoscritto da Fipe-Confcommercio e dai sindacati di categoria nel 2018. Le agenzie per il lavoro, infatti, per l’assunzione di lavoratori in somministrazione utilizzano proprio i contratti collettivi nazionali di riferimento: trattandosi a tutti gli effetti di lavoro dipendente ai lavoratori devono essere garantiti i medesimi livelli contributivi e di inquadramento previsti per i dipendenti assunti direttamente da un’azienda.
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