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Luino, intitolata la sala conferenze di Palazzo Verbania al filosofo Giovanni Reale

La proposta è arrivata dal Rotary Club Laveno-Luino Alto Verbano, subito accolta dall’amministrazione comunale.  Grande è stata la partecipazione della cittadinanza all'evento

Giovanni Reale

Nella giornata di ieri 5 settembre è stata intitolata al filosofo Giovanni Reale la sala conferenze di Palazzo Verbania, una proposta arrivata dal Rotary Club Laveno-Luino Alto Verbano e subito accolta dall’amministrazione comunale.  Grande è stata la partecipazione della cittadinanza all’evento, seguito da molti anche in diretta streaming.

A tenere l’inaugurazione Alessandro Franzetti, che dopo aver ringraziato i presenti ha lasciato la parola al padrone di casa «Un grande benvenuto alla famiglia di Giovanni Reale. Ci sono delle cose che sono nell’aria e che poi per fortuna si concretizzano. Un po’ come la proposta arrivata dal Rotary Club di intitolare un luogo al professor Reale, simbolo della nostra città che ha scelto di essere luinese. Quale luogo migliore allora se non questa sala? Spazio di condivisione, espressione e dibattiti» ha detto il Sindaco Enrico Bianchi.

È seguito l’intervento di Serena Botta, assessore alla Cultura e al Turismo: «Nonostante non lo conoscessi direttamente sono per me più di tutto significative le parole dei luinesi quando me lo raccontano. Una persona piacevole, intelligente che è profondamente entrata nella sfera più intima della comunità, aldilà dei risultati raggiunti e del suo alto grado di professionalità »

Ad intervenire poi Angelo Ferloni del Rotary Club Laveno-Luino Alto Verbano, nonché amico di Reale e della famiglia, che, contento della richiesta accolta da parte dell’amministrazione, ha sottolineato come questa intitolazione non sia nient’altro che «Un continuare a dare vita a quello che il professore ha fatto, ricordandolo ogni giorno con questa targa».

Tre interventi che hanno trovato una conclusione significativa nel racconto del professor Roberto Radice, ex allievo del professor Reale subentrato a lui nella cattedra di Filosofia Antica dell’università Cattolica di Milano, e in quello di Giorgio Ferri, il cognato “a quattro ruote”.

Il professor Radice ha parlato di Giovanni Reale come una persona dalle mille sfaccettature ponendo a tutti i presenti la domanda: “Principalmente Reale è stato un filosofo?”. Uno strano silenzio ha lasciato al professore l’opportunità di proseguire avanzando tre ipotesi a riguardo: no, principalmente non è stato un filosofo, sì principalmente è stato un filosofo e sì e no insieme, cioè “è stato un filosofo a modo suo”.

Ipotesi che sono state poi declinate in un discorso che ha colpito tutti i presenti: «No, non era un filosofo perché era un professore di Storia della Filosofia Antica, materia diversa dalla filosofia che prende il nome di teoretica o etica. Ma questo non vuol dire niente. Allo stesso tempo era un filosofo anche se non voleva esserlo, ma con gli studi e il modo in cui vedeva le cose lo è diventato. La filosofia è un vettore e così anche lui diceva: “È come un fiume, che può seccarsi o continuare a scorrere”. Che questa targa sia significativa di tutto lo sforzo mentale e di vita che il professor Reale ha fatto e di come si sia quasi giocosamente avvalso della verità. Mi piacerebbe che diventasse il filosofo più targato d’Italia perché il suo pensiero è utilmente riducibile ad alcuni flash illuminanti. Se trovassimo altre sedi da dedicargli potremmo creare un percorso di riflessione, di cui tutti abbiamo molto bisogno», ha concluso il professor Radice.

Parole che hanno trovato un seguito nel discorso di Giorgio Ferri, il cognato che lo ha ricordato attraverso due aneddoti che hanno sottolineato a loro volta l’ambiziosità, la caparbietà e talvolta il coraggio di questo personaggio così profondamente stimato e amato dalla cittadina lacustre e non. A questi significativi interventi è seguito lo scoprimento della targa. Plausi e visi commossi della famiglia e dei presenti hanno incorniciato questo conclusivo momento.

Pubblicato il 06 Settembre 2021
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