Morlacchi dopo le Paralimpiadi: “Grandi emozioni, non mi fermo”
Il portabandiera azzurro è tornato da Tokyo con un bronzo. A febbraio diventerà papà ma dice: "L'anno prossimo i mondiali a Funchal, poi vedremo"
Sono tante le emozioni di Federico Morlacchi al rientro dopo la Paralimpiade di Tokyo. Una manifestazione per lui indimenticabile, con il prestigioso ruolo di portabandiera, dalla quale torna a casa con una medaglia di bronzo. Un bel risultato, ma forse al di sotto della aspettative del nuotatore luinese. (foto Augusto Bizzi – Finp)
«Grandi emozioni. Ho imparato tante lezioni, alcune belle, altre molto meno – spiega Morlacchi -. Questa paralimpiade mi ha fatto capire che ho tanto da imparare; io invece che pensavo di essere ormai un “vecchietto”».
«Di sicuro – commenta l’atleta della Polha – non è andata come avrei voluto: credevo di poter fare meglio, ma l’anno in più ha cambiato le carte in tavola. Tutto sommato, però, credo che non possiamo lamentarci, sarebbe sbagliato. Anche perché la Paralimpiade è sempre una gara diversa e che porta con sé altre cose. Con il senno di poi un bronzo che fai, lo butti?».
Se prima di partire l’idea di Morlacchi era quella di vivere un’ultima paralimpiade, in Giappone qualcosa è scattato e Parigi 2024 potrebbe essere un traguardo alla portata. «Il nuovo obiettivo – ammette Morlacchi -, deciso insieme alla mia compagna, sarà viverla anno per anno. Quindi per ora guardo ai mondiali dell’anno prossimo a Funchal. Vediamo come andrà e da lì decideremo».
Riguardo alle emozioni, non sono mancati i momenti di grande gioia: «Il momento più intenso di questa manifestazione non è stata una mia vittoria, ma quella di un ragazzo che conosco da quando ha iniziato a nuotare: l’argento nei 400 stile S8 di Alberto Amodeo è stata la gara che mi ha fatto piangere. Ci sono le volte che becchi le gare della vita, lui l’ha presa in pieno. Ma non è stato un caso: Alberto si è fatto impegnato tantissimo e ha raggiunto giustamente questi risultati».
Per Morlacchi però l’attimo più rappresentativo è stata la cerimonia di apertura, nella quale è stato portabandiera dell’Italia insieme a Bebe Vio. «Sono stato un compagno molto carino con Bebe – scherza Federico -, non ho mai provato a strapparle la bandiera e tenerla tutta per me. Sembra sempre di dire un’eresia, ma la mancanza del pubblico ha fatto tanto. L’Olimpiade è condivisione, oltre a tutte gare. La sfilata è stata pensata molto bene ed è stata emozionante da fare paura, ma è ovvio che al Maracanà nel 2016 è stato diverso, nonostante la perfetta macchina giapponese che ha organizzato tutto in maniera spaziale».
Ora, a casa, Morlacchi avrà a che fare con un altro grande passo nella sua vita: «A febbraio arriverà Tommaso, mio figlio: sarà la sfida più grande della mia vita. Sono nel panico più totale. Puoi allenarti per essere un’atleta, il ruolo di genitore lo devi imparare sul campo. Senza dubbio voglio essere il miglior papà possibile».
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