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Troppe poche iscrizioni, Sesto rinuncia al dopo scuola per l’infanzia

La soglia minima non è stata raggiunta, nonostante una proroga. L'assessore: "Costi insostenibili, con "le bolle" imposte dall'emergenza sarebbe diventato un servizio ad personam". "Sesto2030: "Servizio essenziale, è tempo di fare scelte coraggiose”

Dopo scuola generico

La proroga di una settimana (dal 3 al 10 settembre) non è bastata per raggiungere la soglia di iscritti minima ad attivare il servizio di post-scuola all’infanzia di Sesto Calende. Ad aderire al servizio, che prevedeva il prolungamento delle attività didattiche dedicate ai bambini dalle 16 alle 17, sono state infatti 26 famiglie, un numero troppo basso per avviare il dopo scuola.

L’amarezza dell’assessore D’Onofrio: “Costi davvero insostenibili”

«Come assessore, mamma e donna lavoratrice sono la prima a provare amarezza- ha commentato l’assessore all’istruzione Claudia D’Onofrio – È necessario specificare che da parte dell’amministrazione non c’è stata la cattiva volontà di sospendere il servizio ma purtroppo i costi, se paragonati al numero degli iscritti al post-scuola, erano davvero insostenibili».

«A Sesto il numero complessivo di iscritti alle tre scuole d’infanzia è di 236 bambini – ha fatto chiarezza D’Onofrio -. Quando le famiglie hanno fatto la pre-iscrizione la richiesta era stata fatta da 70 famiglie e l’amministrazione comunale per venire in contro alle famiglie aveva programmato il servizio che fino all’inizio della pandemia era organizzato dalla scuola. Ma se prima del covid tutte le sezioni di ciascun plesso potevano convergere in un unico gruppo (a plesso, ndr) curato da un educatore (per un totale quindi di tre educatori), adesso a causa dell’emergenza sanitaria la suddivisione è in “bolle”, con le sezioni che da 3 sono passate a 10. Ogni educatore costa all’incirca 900 euro al mese più i costi che vengono moltiplicati per il numero delle aule da pulire e riscaldare. Per poter contenere la quota per i genitori di 50€ al mese (2,5€ l’ora) ciascun gruppo avrebbe dovuto avere almeno 6 bambini, con il comune disponibile a farsi carico di ¾ dei costi. Tuttavia questo non è bastato perché in totale gli iscritti, nonostante la proroga, sono stati solo 26 (un solo bambino si è aggiunto): in alcuni casi addirittura i gruppi sarebbero stati composti da un singolo bambino e un educatore, praticamente un servizio “ad personam” e dai costi insostenibili».

Sesto2030: “Un servizio essenziale per chi non può permettersi babysitting”

«È indubbio che qualcosa nella proposta non abbia funzionato» commenta il gruppo all’opposizione Sesto2030, che chiede all’amministrazione comunale il coraggio di fare scelte diverse per mantenere vivo un «servizio essenziale».

«Abbiamo molto apprezzato l’apertura degli uffici comunali, che allo scadere del termine e al non raggiungimento del numero minimo, hanno riattivato la possibilità di iscriversi – prosegue Sesto2030 -. Dopo le nostre richieste di aprile di garantire il servizio, pochi giorni fa abbiamo mandato una nuova lettera all’assessore (Claudia d’Onofrio, ndr) e agli uffici per avere spiegazioni sulla proposta formulata per 1 sola ora, in quanto crediamo che anche questo abbia inficiato sulle iscrizioni».

«Non vogliamo arrenderci all’idea di rinunciare ad un servizio che riteniamo essenziale per le famiglie che ne hanno necessità» ha poi sottolineato il gruppo rappresentato in consiglio comunale da Alessandra Malini e Simone Danzo, in più occasioni intervenuti con interrogazioni e mozioni sulle tematiche inerenti alla scuola e all’istruzione, come quando, proprio in consiglio, Malini aveva ipotizzato di utilizzare parte dei 21mila euro ricevuti dal ministero – classificati come “contributo centri estivi” – con questa finalità.

«Invece di essere accusati di “proporre fesserie” – rilancia il gruppo – chiediamo quindi che vengano studiate soluzioni alternative nel rispetto delle normative anti-covid. Non sarà poi il rischio di essere derisi per proposte eventualmente non attuabili e quindi migliorabili a fermare la nostra azione politica, che è volta a fare di tutto per attivare il servizio, in quanto è questo il nostro interesse primario. La società è cambiata e il 90% delle famiglie è composto da due genitori che lavorano; in molti non hanno i nonni a disposizione ed in tanti non possono permettersi il servizio di babysitting. Gli enti territoriali sono i più prossimi ed adeguati a supportare le famiglie e hanno il dovere di erogare servizi come questo, che sono irrinunciabili. Non possiamo continuare verso una strada che impone ai genitori di rinunciare ad avere altri figli per problemi economici o alle volte anche solo “organizzativi”. “Volere è potere”, lo abbiamo detto già parecchie volte e questa amministrazione lo ha dimostrato con il grande cantiere Marna appena inaugurato, per il quale è riuscita ad attirare fondi dalla Regione e da altri Enti – conclude Sesto2030 – . È la dimostrazione che quando lo si ritiene importante, i soldi vengono trovati. Sarebbe auspicabile porre la stessa attenzione alle esigenze dell’infanzia e delle famiglie».

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Pubblicato il 16 Settembre 2021
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