Ricoveri per Covid più alti dello scorso anno: “Il virus è più aggressivo. La vaccinazione ci protegge”
Il direttore sanitario dell'Ats Insubria spiega la ragione delle ospedalizzazioni più alte rispetto allo scorso anno. In reparto solo persone non vaccinate. Rallenta in provincia la circolazione del virus
Si va stabilizzando la curva dei nuovi ricoveri per Covid negli ospedali lombardi. I picchi registrati nell’estate hanno invertito l’andamento.
Il confronto dei dati dello scorso anno sulle ospedalizzazioni va letto con l’evoluzione della virulenza del virus. Mentre il 21 settembre 2020 negli ospedali lombardi c’erano 34 persone in terapia intensiva e 294 negli altri reparti, ieri la pressione era più elevata: 63 in terapia intensiva e 417 negli altri reparti.
VIRUS PIU’ AGGRESSIVO DELL’ANNO SCORSO
«Oggi circola un virus che è notevolmente più infettivo e aggressivo rispetto a quello dello scorso anno – spiega il direttore sanitario di Ats Insubria Giuseppe Catanoso – Se oggi non avessimo la copertura vaccinale così elevata, avremmo una situazione decisamente peggiore. Lo vediamo in altri paesi, come la Gran Bretagna che ha riaperto tutto con una campagna vaccinale meno veloce e che registra ogni giorno oltre 30.000 contagi e un numero di decessi superiori a 100. In Italia la situazione è nettamente migliore e va dato merito alla campagna vaccinale. Chi oggi è ricoverato non è vaccinato».
NEL VARESOTTO IL VIRUS CIRCOLA MENO
Nelle prime tre settimane di settembre, nel nostro territorio, si sono registrati 1021 contagi tra persone non vaccinate o che avevano ricevuto una sola dose ( tasso del 2,67 per mille) contro i 627 positivi vaccinati ( lo 0,56 ogni mille abitanti).
La circolazione del virus in provincia di Varese sta rallentando. Ormai, sono alcune settimane che i dati indicano una situazione sotto controllo: l’incidenza ogni 100.000 abitanti è passata da 44,59 del 15 settembre all’attuale 38,21. I nuovi positivi sono stati 341 ( erano 398 settimana scorsa) a fronte di un aumento di tamponi analizzati da 22.104 ai precedenti 21.041. Il tasso di positività rimane, invece stabile, al 3,6% alla luce degli attuali 790 positivi in provincia.
Il tasso di incidenza è più o meno uguale in tutti i distretti, ben al di sotto della soglia di guardia.
L’unico fattore di preoccupazione è legata all’età dei nuovi positivi: è in leggero aumento quella degli over 75 anni.
CAMPAGNA VACCINALE: RAGGIUNTO L’85,45% DELLA POPOLAZIONE TARGET
La raccomandazione, quindi, è quella di coinvolgere chi ancora è restio a sottoporsi al vaccino: in provincia si è raggiunta la percentuale dell’85,45% della popolazione target, con numeri superiori all’80% per tutte le fasce di età. Anche tra i 30enni e 40enni, c’è stato un aumento delle richieste permettendo di raggiungere l’80,1% tra gli over 30 (1610 prenotati dalla notizia del green pass obbligatorio), e dell’82,1% tra gli ultraquarantenni ( 1742 prenotati).
In aumento anche le fasce dei ventenni con 1216 nuove domande ( 83,1%) mentre i minorenni ( 83,7%) possono presentarsi direttamente agli hub vaccinali.
Da lunedì 20 settembre è cominciata la nuova fase: gli ospedali stanno chiamando alcuni pazienti immunodepressi ( le categorie sono indicate dal Ministero della Salute) per fare il terzo vaccino.
Ogni giorno, le due Asst vaccinano circa 100 persone per il terzo richiamo come previsto dal calendario dettato dall’Unità di crisi regionale. Le persone che rientrano nelle categorie a rischio possono anche registrarsi sul portale di Poste. Nel caso il loro codice fiscale non risultasse, possono presentarsi direttamente all’hub vaccinale.
TORNA IL CAMPER VACCINALE
Torna, intanto, a Luino il camper vaccinale di Areu, insieme ad Ats Insubria e Croce Rossa. Sosterà il prossimo 29 settembre sul lungolago, davanti all’Hotel Camin, tra le 9 e le 15.
Lo stesso camper sarà a Lavena Ponte Tresa in piazzaSan Giorgio sabato 2 ottobre dalle 9 alle 16.
« Abbiamo deciso di utilizzare il camper in queste due località – ha spiegato la dottoressa Ester Poncato, responsabile della campagna vaccinale per Ats Insubria – perché sono le aree dove c’è una minor adesione, soprattutto tra la popolazione più giovane».
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