Area ex Q8, Insieme per Sesto replica a Buzzi: “Non si cambiano così le regole della città”
Il gruppo all’opposizione replica al primo cittadino: “È lo stesso sindaco a mostrare con l’evidenza dei fatti il conflitto di interessi. Non si cancella un errore facendolo diventare regola”
«Non si cambiano così le regole della città». Dopo la presa di posizione su VareseNews, del sindaco Giovanni Buzzi, sul progetto dell’area q8 non si è fatta attendere la risposta del gruppo all’opposizione Insieme per Sesto, che – decisamente insoddisfatto dalle parole del primo cittadino – ritorna invece a parlare di conflitto di interesse, accusando l’operato della giunta comunale di agire senza un confronto con la città.
Il futuro dell’ex Q8 scalda il dibattito politico. Il sindaco di Sesto: “Intervento atteso da anni”
«Il sindaco aveva detto in Consiglio di essere contrario alla politica degli interventi e delle deroghe su singole parti della città senza definire prima regole condivise in una visione d’insieme – scrive in una nota il gruppo rappresentato in consiglio da Giancarlo Rossi, Roberto Caielli e Floriana Tollini -. Ora Buzzi sta facendo il contrario e prova a giustificarsi, e prende una posizione ancora più grave: “E’ nostra intenzione garantire per tutti gli operatori di future iniziative in centro città di concedere le stesse condizioni che verranno applicate per la proprietà Colombo: altezze che possano confrontarsi e superare per consistenza i fabbricati esistenti degli anni Sessanta che hanno caratterizzato lo scenario urbano del centro». Una scusa che peggiora le cose: non si cancella un errore facendolo diventare regola».
«Se la frase ha un senso il sindaco sta dicendo che, senza alcun confronto con la città, senza coinvolgere il Consiglio, organo competente in materia, hanno deciso che non solo al progetto dell’impresa Colombo ma a chiunque un domani chieda di intervenire su un pezzo di città, si potrà concedere di costruire in altezza fino a superare i fabbricati esistenti deli anni ’60 (per intenderci i condomini Olmo e quello Cariplo-Intesa di piazza Garibaldi) – prosegue la nota di Insieme per Sesto – Buzzi ci sta dicendo che la Giunta, incurante dei pareri critici della Provincia e del Parco Ticino, senza aver ascoltato ancora la Soprintendenza al paesaggio, decide un indirizzo urbanistico che per legge compete al Consiglio».
“Critiche sul conflitto di interesse hanno ragione di esistere”
Lo storico gruppo di centrosinistra – al governo della città dal 1995 al 2009 – ha voluto inoltre smarcarsi delle critiche mosse da Buzzi, che aveva definito “disastrosa” l’eredità lasciata da Insieme per Sesto. «Insulti e diffamazioni» commenta il gruppo, che sul proprio sito ha dedicato una pagina all’area ex Q8, un vero e proprio “dossier” al cui interno è raccolta una lunga serie di documentazioni ufficiali, dal progetto preliminare, ai pareri degli enti, passando per le risposte all’interpellanze in consiglio.
«Questo nuovo indirizzo, usato come pezza per giustificare una variante da concedere per un singolo intervento, dimostra che le critiche di molti cittadini al più classico dei conflitti di interessi, che riguarda il capogruppo-impresario che domina la maggioranza hanno proprio ragione di essere – conclude Insieme per Sesto -. Ci ha pensato proprio Buzzi a mostrare con l’evidenza dei fatti questo conflitto, con la frase in cui afferma di voler “garantire per tutti gli operatori di future iniziative in centro città altezze che possano superare i fabbricati esistenti degli anni sessanta” detta solo oggi e non quando poteva essere utile a sbloccare una situazione ferma da 10 anni».
«Perché queste parole non sono state mai dette prima? Perché quando il curatore fallimentare predisponeva le perizie per aste che poi andavano purtroppo deserte e Buzzi era assessore all’urbanistica, non ha pensato di rendere concreta e palese questo indirizzo molto interessante per chi volesse investire? Perché non l’ha tradotta in atti conseguenti? Rendere pubbliche le nuove e più favorevoli condizioni di intervento avrebbe di certo reso il gioco più trasparente, certo più interessante e forse attirato operatori qualche anno prima».
“Stile Buzzi non degno di un sindaco”
«Perché non lo si è fatto? – s’interroga il gruppo in conclusione della propria nota -. Questa è la domanda alla quale Buzzi non sa e non può rispondere. Questa è la domanda che urta la sua serenità e lo fa passare, in mancanza di argomenti, agli insulti e alla diffamazione, con uno stile che non è degno di un Sindaco. Quanto alla pretesa di negare il conflitto, le sue dichiarazioni di indipendenza dal capogruppo Colombo, servono a poco e non sono nemmeno credibili. Anche qui parlano i fatti. Lo si è visto nella formazione della Giunta, che per legge è prerogativa del Sindaco, ma nella decisione di allontanare un assessore e spiegarne al Consiglio le motivazioni Buzzi è sostituito dal capo della maggioranza. Lo si è visto nei dibattiti in consiglio, col silenzio sulle nostre domande proprio su quest’area, mentre la voce della maggioranza era quella di Marco Colombo, incurante di essere interessato come impresa. Lo si vede in molti passaggi inesatti o non veri delle recenti dichiarazioni, tra i quali, per non dilungarci ne indichiamo solo uno, il più velenoso, riguardo la vicenda del fallimento dell’impresa Raso. Buzzi ripete falsità già smentite, carte alla mano (come documentato su https://www.insiemepersesto.it/…/q8-la-verita-ricavata…/) insinuando accuse tanto confuse quanto false. Qui davvero il Sindaco si mostra un esperto nella diffamazione, cosa assai grave se ricordando che Buzzi, assessore all’Urbanistica dal 2009, non ha promosso alcun atto favore dei proprietari danneggiati, rispetto ai quali la Giunta precedente aveva offerto concreta assistenza tecnica e legale. In definitiva, considerando tutto ciò che Buzzi non ha fatto in 10 anni, né per il ripristino degli abusi, né per la ricerca di operatori, suona molto stonata la sua affermazione “un intervento atteso da anni”. Questo lo può dire il cittadino comune, detto da chi siede da oltre 10 anni in Giunta suona di fatto come un’accusa al proprio stesso operato».
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