La chirurgia protesica dell’anca: il professor Surace dell’Insubria fa scuola con un convegno e due live-surgery
La chirurgia protesica dell’anca effettuata con tecniche mini-invasive consente da subito ed in sicurezza un movimento completo dell’articolazione con un più rapido recupero postoperatorio e una degenza ridotta
Doppio focus sulla chirurgia mini-invasiva dell’anca grazie al Centro di ricerche interdisciplinare di Patologia e chirurgia dell’apparato locomotore (Cripcal) dell’Università dell’Insubria, diretto dal professor Michele Francesco Surace: un seminario e due live-surgery.
Il seminario di approfondimento, l’11 novembre, è stato moderato da Surace e dal professor Federico Grassi, già ordinario di Malattie dell’apparato locomotore dell’Insubria e attualmente direttore della Clinica Ortopedica dell’Università di Pavia, ha avuto per ospite Giancarlo De Marinis, che ha tenuto una lettura magistrale, e Giorgio Ippolito ed Enrico Bonacci della sua équipe dell’Icot di Latina.
In aula, circa cinquanta persone tra specialisti, medici in formazione, fisioterapisti ed infermieri professionali di sala operatoria, per un giovedì pomeriggio di studio ed aggiornamento, caratterizzato da interesse e partecipazione e conclusosi con una vivace discussione.
Il 12 novembre, il professor Surace ha eseguito due live-surgery nelle sale operatorie dell’Ospedale Causa Pia Luvini di Cittiglio, sede dell’Uoc complessa di Ortopedia di Cittiglio-Angera dell’Asst Sette Laghi di Varese, con l’aiuto del dottor Sergio Ferraro e la presenza dei graditi ospiti.
«La chirurgia protesica dell’anca – ricorda Surace –, rientra negli obiettivi regionali recepiti dalle Asst per l’abbattimento delle liste di attesa del Pngla. Le tecniche mini-invasive, sia per la nota via anteriore, sia per la via postero-laterale da me sviluppata, consentono da subito ed in sicurezza un movimento pressoché completo dell’articolazione con un più rapido recupero postoperatorio e una degenza ridotta, limitando l’uso degli ausili postoperatori e semplificando la riabilitazione. Con queste tecniche, prosegue il direttore – è stato possibile abbattere quasi completamente la lista di attesa per questa tipologia di interventi, riducendola, per i presidi del basso Verbano, a meno di un mese».
Il professor Surace, che ricopre anche il ruolo di direttore della Scuola di specializzazione in Ortopedia e traumatologia dell’Università dell’Insubria, sottolinea «l’importanza di trasmettere ai medici in formazione le competenze necessarie ad avere la padronanza di tutte le tecniche chirurgiche mini-invasive che permettano un approccio personalizzato alle specifiche necessità del paziente ed un trattamento “sartoriale” dell’anca».
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