Due ricercatori universitari, da Insubria e POLI.MI, per sviluppare il Piano Turistico integrato delle Valli del Verbano
Presentato il progetto di sviluppo turistico per l'alto varesotto promosso dalla Comunità Montana Valli del Verbano in sinergia con Università dell’Insubria e Politecnico di Milano
Un territorio, quello della Comunità Montana Valli del Verbano, che già al primo sguarda racconta quello che è il suo potenziale più grande: un paesaggio da vivere. Montagne che si tuffano nel blu del lago, pittoreschi paesini incastonati fra i boschi, città ricche di attività e capaci di attrarre visitatori da ogni dove. I diversi motivi storici che hanno preservato la natura delle valli e dell’entroterra fra Valcuvia e Luinese rappresentano un nuovo e possibile volano di sviluppo turistico per l’Alto Varesotto, specialmente quella parte occidentale che corrisponde al territorio della Comunità Montana Valli del Verbano.
Proprio per questo la Comunità Montana delle Valli del Verbano ha voluto impegnarsi in un progetto che potesse rendere giustizia alla bellezza di questi luoghi, elevandoli a meta turistica finalmente di appeal nazionale e internazionale. Unendoli. Perché da anni si parla di progetti di sviluppo e di rilancio, ma spesso restano solo “spot del momento”, declinati poi autonomamente dai singoli soggetti.
Lo spiega bene Gianpietro Ballardin, assessore all’Ambiente e all’Ecologia della Comunità Montana, che apre l’incontro di presentazione del Piano di Sviluppo Turistico integrato tenutosi martedì 14 dicembre presso Palazzo Verbania a Luino: “Mi preme evidenziare il fatto che si stia lavorando seriamente sul turismo; riteniamo che questo territorio abbia forti possibilità di sviluppo e questa conferenza l’abbiamo fortemente voluta per dimostrare la serietà del lavoro e la concretezza che vogliamo sviluppare. Per questo è presente anche Enrico Bianchi, sindaco di Luino. Vogliamo dare l’idea di quanto questo progetto debba essere condiviso con le realtà locali. Non è lo spot del momento: indipendentemente dalle persone deve avere una sua dimensione territoriale, dove la partecipazione degli enti interessati è condizione necessaria.”
La prima fase ha visto la cooperazione con l’Università di Trento, il percorso di analisi si è avvalso anche dei ricercatori dell’Università di Trento e della società Campomarzio, che unisce esperienze pratiche e teoriche nei campi dell’architettura, dell’urbanistica, della ricerca e della comunicazione visiva, per produrre progetti e strategie per clienti pubblici e privati. Oggi è stata presentata la seconda fase, che coinvolge altre due università: il Politecnico di Milano e l’Università degli studi dell’Insubria, rispettivamente rappresentati dai professori Paolo Bossi e Paola Biavaschi.
“Siamo in una fase regressiva e abbiamo bisogno che i giovani trovino spazio su questo territorio – ha aggiunto Ballardin -ma per farlo dobbiamo creare la condizione di insieme, aggregando e dando avvio ad un’ottica di sistema.”
Il professor Paolo Bossi del POLI.MI, ha sottolineato come questo sia un passaggio di fase. Da una più progettuale ad una più concreta: “Non è un qualcosa calato dall’alto, non sono il Politecnico o l’Insubria che propongono piani d’azione. Saranno degli assegnisti di ricerca a svolgere con gli enti locali il lavoro di studio e di progettazione”. Le risorse pubbliche sono infatti destinate all’attivazione di due posizioni (una per ognuna delle Università), per la durata di 12 mesi ciascuna. Saranno due persone, individuate con selezione pubblica e operative dal 15 marzo, che svilupperanno progetti su spinta del territorio, esperti formate che per 12 mesi lavoreranno con i soggetti che rappresentano le istanze locali e che avranno tutto l’interesse a rimettere in gioco le loro competenze.
“Non sarà un esercizio accademico, ma progetti fatti da persone in carne ed ossa che opereranno sul territorio con profili molto differenti e complementari. Saranno un architetto, o un esperto di progettazione architettonico (dal POLI.MI), e un esperto nel settore delle strategie turistiche (dall’Università dell’Insubria). Gli ambiti di azione, ricerca, progetto saranno perciò due:
- Infrastrutturale
- Di ricognizione, per avere una conoscenza approfondita del territorio nell’ottica della sua valorizzazione, partendo anche dal patrimonio insediativo e industriale dismesso, attualmente male impiegato
Per la professoressa Paola Biavaschi dell’Insubria, “E’ impensabile che nel corso dei 12 mesi del progetto si riesca ad esaurire tutta l’opera di ricognizione e studio, ma è fondamentale riconoscere il momento di opportunità che abbiamo davanti. Nell’era della post pandemia, volenti o nolenti abbiamo dovuto dimenticare il turismo internazionale, accendendo i riflettori su quello di prossimità. Pensare di attivare oggi due figure professionali di questo tipo, per la valorizzazione turistica delle Valli del Verbano, significa raccogliere dati al momento giusto per raggiungere il risultato e gli obiettivi prefissati.”
In attesa dell’apertura dei due bandi, prevista per i primi mesi del 2022, si conoscono già le prossime tappe del progetto: dal 15 di marzo le due figure professionali saranno operative a tutti gli effetti, mentre a settembre è previstoun primo bilancio. Nel mentre si cercherà il più possibile di coinvolgere tutti gli operatori del settore, pubblici e privati, per fare sì che questa volta, sull’esempio positivo di altre realtà (come quella della Province di Treno e Bolzano) si riesca a creare quella sinergia di intenti che tanto mancano a questo territorio che, da parte sua, non aspetta altro che qualcuno che ne sappia valorizzare al meglio le opportunità. Sempre in chiave di sostenibilità e fruizione rispettosa dell’ambiente, punto di forza su cui investire, tutelandolo.
IL PIANO
A seguito dei diversi incontri tecnici e istituzionali svolti in periodo pre-pandemico si sono raccolte da parte degli stakeholder le indicazioni utili che hanno permesso di elaborare le strategie del piano che, insieme ai dati raccolti costituiscono il documento di Piano: con questo primo lavoro la Comunità montana si muove per dare prospettiva al suo futuro.
Attraverso lo studio si analizza la condizione territoriale a seguito della progressiva chiusura di molte delle attività produttive sparse sul territorio ed il ridotto numero di nuove imprese oggi iscritte al registro della Camera di Commercio.
Lo studio evidenzia altresì la condizione di spopolamento determinata anche dal progressivo abbandono delle terre alte, analizza la sua importante condizione rilevando le potenzialità che possono trovare spazi di sviluppo, sia dal punto di vista lavorativo, sia per la sua qualità paesaggistica e relazionale determinata dalla condizione montana, valliva e lacuale che, ad esempio, una metropoli non può offrire. Sempre lo studio rileva come la vicinanza a Malpensa e Milano possa essere una delle condizioni che può aprire la possibilità di riconsiderare il territorio della Comunità come un luogo potenzialmente molto attrattivo che può caratterizzarsi per le sue condizioni di vivibilità e stili di vita sostenibili, in particolare, nello scenario del post-pandemia, in cui il contesto della Comunità delle valli del Verbano può offrire spazi inesplorati in cui svolgere attività all’aperto, luoghi da scoprire non troppo affollati e paesaggi da attraversare a stretto contatto con la natura, utilizzando una mobilità dolce e sostenibile.
IL PROGETTO
Il progetto che la Comunità Montana sta sviluppando nella complessità dei suoi percorsi, si muove nell’obiettivo di un lavoro condiviso con i Comuni e le categorie più rappresentative ed economicamente interessate e si pone quale obiettivo la ridefinizione di un’immagine specifica che identifichi il territorio attraverso le sue peculiarità, superando l’immaginario legato
esclusivamente alle località turistiche del Lago Maggiore e inserendo l’ambito vallivo come parte integrante di una caratteristica del territorio, nella creazione di contesti di accoglienza adatti alle fasce di utenti over 65, sia di provenienza nazionale che internazionale, nella valorizzazione di un target che sappia intercettare un afflusso turistico organizzato, di media permanenza e destagionalizzato, rendendo possibile anche la riattivazione ed il potenziamento delle strutture ricettive presenti sul territorio. Anche il contesto del lago ha tutte le potenzialità per diventare un’attrazione di primo piano in quanto il territorio, si pone a cavallo tra il Lago Maggiore e la Ciclovia Euro/Velo 5. quindi anche le aree interne della Comunità Montana, attraverso questa concreta progettazione di sistema, potrebbero trovarsi, per la prima volta, al centro e non ai margini di una nuova offerta turistica provinciale.
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