Medici a processo per un anziano morto dopo la dimissione dal Ps di Cittlglio
Sentito il dottore che eseguì un esame specialistico successivo alla dimissione e due infermiere nel corso all’udienza di martedì mattina dinanzi al giudice monocratico
È arrivato la sera, il pomeriggio successivo è stato dimesso, il giorno dopo è morto.
Per questo i parenti di un anziano hanno denunciato due medici in servizio all’ospedale di Cittiglio, uno per non aver eseguito la giusta diagnosi e non aver monitorato l’uomo per 24 ore, l’altro dottore per non aver approfondito le condizioni con un esame “tac“ della vittima poi dimessa, un uomo di 84 anni deceduto il 6 maggio del 2015 per un’emorragia cerebrale. Quanto il pubblico ministero contesta ai medici riguarda dunque il nesso di causalità fra la dimissione e il decesso, e una sorveglianza sanitaria che sarebbe stata insufficiente sul piano temporale per un paziente giunto con un trauma cranico al pronto soccorso.
All’uomo vennero fatti una serie di esami da cui risultarono mestasti per una neoplasia ma secondo le infermiere di ps ascoltate martedì 8 marzo dal giudice Andrea Crema, il paziente non solo risultava in condizioni stabili e non peggiorò durante la permanenza in pronto soccorso, ma, deambulante in maniera autonoma, insisteva per andare a casa. All’uomo venne prescritta prima della dimissione una visita specifica (scintigrafia ossea) per indagare ulteriormente l’episodio, esame cui il paziente si sottopose il mattino successivo alla dimissione, all’ospedale di Varese.
Poi il peggioramento del quadro clinico, e il decesso. Oggi è stato ascoltato lo specialista che si occupò di eseguire l’esame scintigrafico al Circolo, e le due infermiere di pronto soccorso contro interrogate dal pubblico ministero che ha voluto entrare nel dettaglio delle condizioni dell’uomo quando stava in ps a Cittiglio, in particolare per conoscere possibili epiloghi di traumi cranici che vengono misurati con la “Glasgow Coma Score“ (Gcs) una scala di valutazione neurologica utilizzata da personale medico e infermieristico per tenere traccia dell’evoluzione clinica dello stato del paziente, anche se si utilizza solo per traumi maggiori, e prevede un punteggio scalare da 3 a 15. Ma non fu necessario, nel caso in giudizio, l’impiego della “Gcs” poiché le condizioni dell’anziano erano più che vigili, tanto da non impedirgli alcuna funzione neurologica.
Il processo è giunto alle sue fasi finali e a giugno vi sarà la discussione (pm Federica Recanello, difensori Marco Lacchin e Valeria Raimondo) e la decisione.
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