Il “facilitatore” per il mutuo diventa estorsore, in aula a Varese i sogni svaniti di due coniugi
Una gabola per accendere il prestito per la prima casa, poi l’inganno e le chiamate anonime: “Se non ci date i soldi diciamo tutto alla Finanza”
Difficile arrivare al mutuo per l’acquisto della prima casa ma ecco il conoscente buon samaritano che dice: «Tranquilli, ci penso io». Invece il sogno di un tetto di proprietà si trasforma in estorsione, fatti risalenti a qualche anno fa per i quali giovedì al Collegio di Varese presieduto da Andrea Crema, il pm Luca Petrucci ha interrogato i testi dell’accusa, carabinieri che hanno ricostruito quanto avvenuto ai due coniugi che hanno avuto il coraggio di denunciare.
«Nel 2019 marito e moglie di Germignaga volevano comprare casa. Un vicino aveva un’immobiliare in Svizzera e promise di far avere il mutuo con vecchi documenti falsificati (un permesso di lavoro “G” per frontalieri attribuito ad un’altra persona ndr) per convincere la banca ad elargire il mutuo. I coniugi accettarono e l’imputato consigliò di attivare un conto corrente con 2000 euro in banca a Luino».
Pochi giorni dopo però i coniugi, forse dopo aver capito di stare per fare qualcosa di illegale, dissero all’intermediario di non voler più accendere il debito con la banca. «Ma a quel punto il consulente disse che la documentazione presentata dai coniugi era stata rubata dal pc di un commercialista che aveva le carte false attestanti il reato commesso dai coniugi. Il mediatore disse poi di aver ricevuto da un albanese la richiesta di riscatto per riavere i documenti: altrimenti avrebbero spedito tutto l’incartamento in busta anonima alla Finanza».
Poi il numero dei coniugi venne passato ad una terza persona, un cittadino albanese (che viene giudicato in un procedimento separato) il quale comincia a chiamare ogni giorno e più volte i coniugi, chiedendo 30 mila euro: «Altrimenti mandiamo via posta tutte le carte che avete firmato e verrete denunciati per truffa».
Le chiamate si susseguono per giorni. E all’alba del 5 dicembre 2019 marito e moglie vengono svegliati alle 4 dall’ennesima richiesta di soldi e praticamente in pigiama portano 1300 euro in contanti al posto convenuto: raggiungono Mesenzana in auto vicino a un supermercato per consegnare la somma allo sconosciuto interlocutore. Dopo l’episodio però, la decisione di denunciare tutto ai carabinieri che attivarono subito le indagini condotte dal nucleo operativo radiomobile di Luino. Il 19 maggio la discussione. L’imputato, un uomo classe 1979 originario di Luino è difeso dall’avvocato Corrado Viazzo (sostituito in aula dalla collega Paola Bardelli).
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